Arrivederci Jayne
Una poesia di Jayne Cortez e un breve ricordo di Maria G. Di Rienzo
E se non lottiamo
se non resistiamo
se non ci organizziamo ed uniamo e
prendiamo il potere di controllare le nostre stesse vite
allora indosseremo
l’aspetto esagerato della cattività
l’aspetto stilizzato della sottomissione
l’aspetto bizzarro del suicidio
l’aspetto disumanizzato della paura
e l’aspetto decomposto della repressione
nei secoli dei secoli e per sempre
E questo è quanto
(«There It Is» di Jayne Cortez, traduzione di Maria G. Di Rienzo)
Jayne Cortez è mancata il 4 gennaio, all’età di 78 anni. Nata come Sallie Jayne Richardson, la poeta assunse il cognome da nubile della nonna materna, Cortez. Era stata sposata con il sassofonista Ornette Coleman, da cui divorziò nel 1964. Nel 1975 si risposò con lo scultore Melvin Edwards.
Sin dal suo coinvolgimento nel movimento per i diritti civili, durante gli anni ’60, Jayne ha lottato contro l’ingiustizia a 360° gradi: per cause sociali e ambientaliste, per l’eguaglianza di genere, contro il razzismo.
La sua poesia è inseparabile dalla musica: la sua band Firespitters (che comprende il figlio avuto con Coleman, il batterista Denardo) ha fornito la trama jazz-funk-blues in cui Jayne ha intessuto le sue parole.
Così spiegava Jayne nel 2011: «L’arte può farci vedere e sentire la realtà e può aiutarci a cambiare quella realtà. L’arte è rivelazione. L’arte è duro lavoro. L’arte è parte della protesta».
CONSUETA NOTA
Gli articoli di Maria G. Di Rienzo sono ripresi, come le sue traduzioni, dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/. Il suo ultimo libro (non smetto di consigliarlo) è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”: una mia recensione è qui alla data 2 luglio 2011. (db)