Aspettando il XVIII dicembre

Un po’ di notizie sparite o sparate sul nodo migrazioni, razzismi, intercultura e società meticcia.

I – Conta che ti passa

L’uso ostentato in questa rubrica dei numeri romani è uno sghignazzo verso chi (nel delirio dell’Occidente onni-sapiente e perfettissimo) ci vorrebbe liberare di ogni multiculturalità e interculturalità, dunque anche dei numeri arabi. Insomma tenersi Hitler ma buttare l’algebra.

 

II – Per prima cosa…

uno sguardo al futuro prossimo ovvero alla «Giornata di azione globale contro il razzismo e per i diritti di migranti, rifugiati e sfollati» promossa per il XVIII dicembre. Questo il testo (quasi integrale, dove ho lasciato i numeri arabi) che la convoca. «In diverse occasioni, durante le riunioni nei vari Forum Mondiale e in altri eventi internazionali, il movimento dei migranti ha potuto constatare il bisogno di realizzare una azione comune a livello mondiale, perché mondiale è il nemico con il quale ci scontriamo quotidianamente. Dal Forum sociale mondiale delle Migrazioni di Quito dell’ottobre 2010 e dal Forum sociale mondiale svoltosi a Dakar nel febbraio scorso ci arriva la proposta per la realizzazione di una giornata di azione globale per i diritti dei migranti, rifugiati e sfollati, il 18 dicembre 2011, giorno in cui le Nazioni Unite adottarono la Convenzione per i diritti dei lavoratori migranti e le loro famiglie. Si tratta di riappropriarsi di questa data e di riempirla di significato: quello delle migliaia di lotte che quotidianamente il movimento dei migranti, rifugiati e sfollati realizza nel mondo. In Italia vogliamo raccogliere e rilanciare la proposta affinché sia concretizzata e riempita di contenuti e pratiche anche in questo Paese; e vi proponiamo di farlo anche voi, diventando protagonisti dell’ideazione, della promozione e della realizzazione della giornata. Sappiamo che è una proposta ambiziosa, ma crediamo sia anche necessaria e possa rappresentare un’opportunità e una responsabilità.

Un’opportunità: perché la data del 18 dicembre 2011 può rappresentare un appuntamento unificante delle varie reti e movimenti dei migranti e degli antirazzisti che in ogni angolo del pianeta si battono per il diritto umano, sociale e politico di ogni cittadino del pianeta di decidere in piena libertà dove costruire il proprio futuro. Un’opportunità per diffondere in Italia la Carta Mondiale dei diritti dei migranti, firmata a Gorè il 4 febbraio 2011.

Una responsabilità: perché aderire a questa giornata e farla vivere in Italia significa rilanciare e proseguire l’impegno di mobilitazione che in questi anni ha avuto espressioni particolarmente significative in questo Paese: dalle esperienze di lotta e di solidarietà che si sono moltiplicate per il diritto al permesso di soggiorno e per l’affermazione di diritti uguali per tutti fino alla preparazione della prossima Primo Marzo 2012 “Una giornata senza di noi”.

In ultimo, non per importanza, fare la nostra parte per la realizzazione della Giornata d’Azione Globale del 18 dicembre è un modo per contribuire, apportando le nostre esperienze ed energie, alla tessitura di una rete che si sta infittendo nel mondo: coi fili che collegano associazioni e movimenti di diverse nazioni e lungo le traiettorie che percorrono le popolazioni migranti: non più sentieri interrotti di disperazione, ma cammini di speranza, di progresso condiviso, di incontro e di pace.

Una giornata di azione globale per i diritti di migranti, rifugiati e sfollati è possibile: il prossimo 18 dicembre 2011». (Per aderire e avere informazioni scrivere a: info@globalmigrantsaction.org)

 

III – Cambierà la politica…

. razzista, mobbista (da mobbing) e stupida dell’Italia verso i migranti ora che la Lega non è più al governo? Speriamo. E’ uno di quei punti in cui non c’è da sottostare a un preciso diktat dei “mercati” e già solo adeguarsi alle regole europee (per tacere della nostra Costituzione) sarebbe un passo avanti. Si vedrà presto.

 

IV – Made (ma quando?) in Italy

Su «Repubblica» del XX ottobre Fabio Tonacci (con un commento di Carlo Petrini) racconta «la battaglia del Kebab»; con l’occhiello riassume: «I ristoranti etnici fuori dai centri storici. Prima era una crociata dei leghisti, ora anche delle giunte progressiste. Che si difendono: favoriamo il made in Italy». Il delirio. E poi da quanto «made»? Bastano 150 anni o ce ne vogliono 1500? C’è in giro qualche studioso di tradizioni gastronomiche pronto a giurare che la pasta al pomodoro è un tipico piatto dell’impero romano? C’era la Coca Cola a Teano quando non ricordo più quale chef disse a Garibaldi «da adesso cucino io»?

 

V – Lavorare XVI ore al dì

Ancora «Repubblica» ma del XXV ottobre riassume un sondaggio (su seicento famiglie). Titolone: «Stakanoviste e pagate in nero, così le famiglie italiane sognano la badante perfetta». C’è qualche imprecisione linguistica (plurale prima e singolare poi) ma non è questo che ci interessa. Il passaggio horror – o se preferite schiavistico – è nell’occhiello che urla «Il sondaggio: la colf ideale lavora 16 ore al giorno».

 

VI – Scuola

Non sapendo la (ex) ministra Gelmini neanche dove ha messo la testa o la permanente, la Fondazione Ismu fotografa la situazione della scuola italiana sotto l’aspetto della immigrazione (parola ingannevole visto che dei cosiddetti «stranieri» è nato in Italia uno su due). Il rapporto sarà disponibile a fine novembre ma le anticipazioni – a fine ottobre – segnalano molti dati, tendenze interessanti e interrogativi. A esempio: se i bocciati “stranieri” risultano il doppio degli italiani sarà razzismo, fatalità oppure una scuola senza risorse e non adeguata ai tempi?

 

VII – Factory etnica

Alcuni giornali del XXVI ottobre riprendono la denuncia di alcune persone: la discoteca padovana «Factory Club» ritiene che albanesi e romeni non si possano tesserare (e dunque entrare). Il buttafuori ha una lista precisa di “etnie” sgradite ma il titolare (vietnamita) rettifica ai giornalisti: noooooo, è solo questione di abiti trasandati.

 

VIII – Radar e isole

Tralicci per bloccare gli immigrati: «il manifesto» del XXV ottobre racconta che un radar di produzione israeliana era stato installato segretamente in Sicilia ma che dopo le proteste (di medici e ambientalisti) è stato rimosso. Due giorni dopo «Il fatto» documenta che in Sardegna quei radar sono 15, perlopiù in zone protette. Il pacifista Antonello Repetto supera pubblicamente una delle recinzioni e viene denunciato. Intorno un silenzio del tipo assordante.

 

IX– Bambine mai nate

Nelle comunità migranti cinesi e indiane c’è, anche in Italia, una mancanza sospetta di bimbe femmine. Si sospetta una sorta di aborto selettivo (meglio un maschio a qualunque costo) come purtroppo accade in molti. Paesi Il «Corriere della sera» del VI novembre dedica un lungo articolo al libro «Mai nate» di Anna Meldolesi che fotografa questa drammatica realtà.

 

X – Tortura

La sigla Nirast è sconosciuta ai più: sta per Network Italiano per i Richiedenti Asilo Sopravvissuti alla Tortura, una rete pubblica promossa dall’ospedale San Giovanni di Roma e attiva da quasi X anni. L’occasione (mediatica) per parlarne sarebbe stato il periodo IX-XI novembre visto che Nirast organizzava un importante corso di formazione. Alcuni media (a esempio «L’unità») se ne sono accorti, altri erano distratti.

 

XI – Saidou

C’è un bravo giornalista a «Repubblica», Paolo Berizzi. L’VIII novembre racconta in prima pagina «come hanno lasciato morireSaidou Gadiaga in cella» a Brescia. Il senegalese è arrestato perché “clandestino” (da XX anni in Italia, aveva da poco pertso il lavoro): soffre d’asma ma nessuno lo soccorre. La morte risale al XII dicembre di un anno e un magistrato sta indagando ma Berizzi entra in possesso di un video (ora sul sito delle inchieste di Repubblica-L’Espresso) e racconta questa tragedia e le bugie dette dai carabinieri subito dopo.

 

XII – Diritti o precetti?

Bisogna rispettare le regole religiosi o ci sono norme universali (i diritti umani) che hanno maggior valore? Non si parla del «burqa» o simili ma della linea (pubblica) «numero B110» di New York che è frequentato soprattutto dagli ebrei hassidici. Su quel bus solo gli uomini possono sedere nei posti davanti ma una donna si è ribellata. Il sindaco ha detto che essendo un mezzo pubblico ha ragione lei; fosse accaduto su un bus privato nulla, a suo avviso, si sarebbe potuto eccepire.

 

XIII – Veli e tribunali

Se la faccenda (qui sopra) di New York divide credenti e laici, non appare di semplice soluzione neppure il caso di Torino che finisce sui giornali del XV novembre ma che si riferisce al mese precedente. In sostanza un giudice chiede all’interprete araba di togliersi il velo (un semplice foulard che le lasciava scoperto il viso) ma lei rifiuta. La prima domanda è: chi ha ragione? La seconda: leggi e buon senso vanno sempre d’accordo?

 

 

XIV – La pantera e l’omertà

A metà novembre arrivano dalla Germania notizie sul gruppo neo-nazista e sui «delitti del kebab» cioè gli 8 turchi e un greco uccisi da un gruppo che su definiva Clandestinità Nazionalsocialista ma che tanto introvabile non doveva essere, visto che aveva un sito: eppure la polizia in XI anni non lo ha mai intercettato e si è arrivati a loro solo per caso. Nei giorni successivi molto si parla di un agghiacciante video dove quei neonazisti utilizzano la musica del film «La pantera rosa» per propagandare i loro delitti ma assai meno si discute della richiesta di sciogliere i partiti neonazisti o almeno di far partire indagini serie sulla protezione di cui godono in ambienti della polizia.

 

XV – Le buone notizie….

. ci sono sempre. In molte città per il II novembre vi sono state manifestazioni e/o deposizioni di fiori (di solito organizzate dai locali comitati Primo Marzo) per ricordare i migranti morti in mare. Nel museo del mare a Genova il XVII novembre si è inaugurato il padiglione «Memoria e migrazioni»: al suo interno sono esposti due barconi approdati a Lampedusa. Eccellente notizia è che (da settembre) a Roma funzionano due sportelli, con XVII avvocati, di un «Soccorso legale» gestito dall’associazione «A buon diritto», per offrire assistenza a richiedenti asilo e rifugiati.

 

XVI – Le cattive notizie…

. pure non mancano. Continua la pratica dei «respingimenti» collettivi, senza cioè accertare se vi siano minori o profughi, e dell’asilo negato a chi lo chiede e spesso ne ha un documentato diritto. Il sindaco Alemanno continua a sgomberare, di solito la notte, i campi rom senza altro progetto che la cattiveria. I tifosi della Lazio continuano a ostentare striscioni razzisti. Il XXXI ottobre una donna che a Roma vuol donare il sangue si sente dire di no perché è lesbica. A novembre alluvioni devastano l’Elba come il Piemonte ma Davide Cavallotto, deputato della Lega, esulta perché la piena della Stura ha spazzato via il campo abusivo dei rom.

 

XVII – Cinque libri

Quasi a supplire all’informazione (perlopiù monca e ignorante, a dir poco) di giornali e tv, intorno a quel groviglio di questioni che riguardano migrazioni, razzismi, diritti, inter-cultura, società meticcia, continuano a uscire molti buoni libri. Ecco cinque titoli (su un paio torneremo presto): ai molti libri su leghismo e dintorni si aggiunge ora «L’idiota in politica: antropologia della Lega Nord» (Feltrinelli) di Lynda Demmateo; «La normale eccezione», a cura di Felice Mometti e Maurizio Riccardi, pubblicato da Alegre, racconta le lotte migranti in Italia cioè «la gru di Brescia, lo sciopero del primo marzo, la tendopoli di Manduria»; «Razzisti a parole (per tacer dei fatti)» di Federico Faloppa esce da Laterza per ragionare sulla coerenza tra ciò che si dice e quel che si fa; «Vite in cantiere» (Il Mulino) di Domenico Perrotta racconta «migrazione e lavoro dei rumeni in Italia»; infine l’Almanacco Guanda, giunto al settimo anno, e curato da Ranieri Polese sotto il titolo «Con quella faccia. L’Italia è razzista?» chiama giornalisti, insegnanti, storici, scrittori, sociologi a interrogarsi su quel che sta accadendo.

 

XVIII – Più altri due

Nel suddetto groviglio di questioni c’è un “nodo” in più, molto particolare, la questione dei rom. Sono usciti due libri molto interessanti. Il primo è «La mia vita con gli zingari» (Datanews) di Paul Polansky, con una bella prefazione di Pietro Marcenaro: racconta «origini e memoria degli zingari d’Europa». Il secondo è «La vergogna e la fortuna» (Marsilio) di Bianca Stancanelli, una raccolta di storie per interrogarci sull’oggi dell’Italia e dell’Europa.

 

10 – Finchè c’è lei…

la Costituzione, qualche speranza c’è – anche in questi brutti tempi – ma bisogna difenderla e applicarla. A partire dall’articolo 10 (numeri arabi sì). Abbiamo una buona e concreta Costituzione e forse è una migliore garanzia che l’essere noi in (un vago e mitizzato) Occidente.

SOLITA NOTA

Notizie sparite, notizie sparate. Certezze, mezze verità, bufale, voci. Questa rubrica (che esce anche sulla rivista “Come solidarietà”) prova a recuperare e/o commentare quel che i media tacciono e/o invece pompano (o rendono incomprensibile, con il semplice e antico trucco di de-contestualizzarlo) su migranti, razzismi e dintorni. Ci sarebbe molto altro da raccontare – per esempio le mascalzonate di una trasmissione di Radiouno Rai che si intititola “Il comuni-cattivo” – e naturalmente questo spazio è sempre aperto a chi vuole aiutarmi. Ricordo che esiste una utile newsletter intitolata “Cronache di ordinario razzismo“. (db)

Redazione
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