Assante, Besana (+ 65), Camilleri, Couto, Gravel, Serao e…
… e il duo Pievani-Varotto
7 recensioni di Valerio Calzolaio
Andrea Camilleri
«La Pensione Eva»
con la relativa intervista all’autore di Antonio D’Orrico (12 gennaio 2006)
Sellerio (1a edizione Mondadori 2006)
216 pagine, 14 euro
Vigàta. 1937-1943. All’inizio Nené ha undici anni, alla fine diventa maggiorenne e fuma la sua prima sigaretta, in mezzo ha una varia iniziazione sessuale (invaghito della cugina Angela, più grande di due anni; prima volta in crociera, con una vedova; poi dal 1942 frequentatore della mitica agognata casa di piacere, ancora operativa nella prima parte dell’occupazione e della guerra). Il romanzo “La Pensione Eva” è una magnifica perla: si tratta come spiega l’immenso scrittore Andrea Calogero Camilleri (Porto Empedocle, Agrigento, 6 settembre 1925 – Roma, 17 luglio 2019) di “una vacanza narrativa che mi sono voluto pigliare nell’imminenza degli ottanta anni… il racconto non è autobiografico, anche se ho prestato al mio protagonista il diminutivo col quale mi chiamavano i miei famigliari e i miei amici. È autentico il contesto. E la Pensione Eva è veramente esistita, mentre sono del tutto inventati i nomi dei frequentatori e i fatti che vi sarebbero accaduti”. Leggere per credere.
Matilde Serao
«Da un balcone»
cura e postfazione di Roberto Cadonici
Compagnia dei Santi Bevitori editore
(1a edizione 1885 su “La Riforma Illustrata”)
44 pagine, 9 euro
Napoli, vicolo della Pignasecca. Fine Ottocento. La grande scrittrice e giornalista Matilde Serao (Patrasso, 7 marzo 1856 – Napoli, 25 luglio 1927) ha una vastissima produzione editoriale, sterminata quella di articoli, rubriche, fondi; molto ampia e articolata pure quella di romanzi, racconti, saggi. Studiosi e critici hanno individuato almeno due probabili punti fermi: la particolare efficacia stilistica raggiunta nella dimensione del racconto; la densa fertilità letteraria della scrittura sulla napoletanità durante il periodo 1882-1886 e il soggiorno romano. Il breve racconto “Da un balcone” (un piccolo orizzonte su vicoli e piazza di quartiere) è stato recuperato dopo centocinquant’anni di oblio, mai più pubblicato successivamente all’uscita su un periodico nel 1885. Larga parte dell’agile interessante volume è dedicata a ricostruire la ricca personalità dell’autrice, con un saggio e molteplici utili note critiche e bibliografiche dell’italianista Roberto Cadonici.
Telmo Pievani e Mauro Varotto
«Viaggio nell’Italia dell’Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro»
Aboca editore
190 pagine, 22 euro
Italia. 2786 d.C. Proiettiamoci in un ipotetico, fantascientifico e distopico futuro, tra oltre 750 anni, comunque esattamente mille anni dopo l’inizio del primo viaggio in Italia di Johann Wolfgang von Goethe (1749 – 1832), durato quasi due anni prima del ritorno a Weimar nel giugno 1788 (poi rielaborato in due volumi pubblicati tra il 1816 e il 1817). Lo scenario sarà certo irrealistico, sono troppe le variabili in campo (per il pianeta, le terreferme e i mari, le specie, i sapiens, gli italiani, per noi stessi o i nostri eventuali eredi), serve tuttavia a riflettere meglio sul fatto che l’assetto ereditato del nostro territorio nazionale non è affatto scontato, e che oggi è nostra la vivente responsabilità di orientarlo in una direzione o nell’altra. Si potrebbe partire da una mappa dell’Italia fisica, più o meno in quell’anno futuro, redatta secondo le accorte previsioni esistenti di studiosi e scienziati, quando si sarà ormai completata la fusione delle calotte glaciali continentali e, conseguentemente, sarà avvenuta un’ampia ingressione marina, fino ad almeno 65 metri di quota sul livello di costa attuale. Meglio vederla davanti agli occhi dal vivo o con cartoinfografica che descriverla connettendo scrittura e cervello: Treviso, Venezia, Padova, Mantova, Cremona, Modena, Ferrara, Ravenna sommerse; splendidi fondali subacquei di archeologia metropolitana; innumerevoli nuove isole sull’Adriatico (come il Salento) e sul Tirreno (come Napoli); un clima enormemente diverso e mediamente molto più caldo ovunque; paesaggi locali degli ecosistemi e delicati equilibri della biodiversità descrivibili oggi solo con molta meditata scienza e curiosa giocosità picaresca. Ingrandiamo una decina di istantanee di quella mappa; osserviamo da vicino picchi e insenature, laghi e fiumi, spiagge e fiordi; ragioniamo su alcune possibili innovazioni tecnologiche e sociali; proviamo a narrare gli umani parlanti con pensiero simbolico astratto come saranno allora. E iniziamo a viaggiare, dai!
“Viaggio nell’Italia dell’Antropocene. La geografia visionaria del nostro futuro” è la splendida narrazione scientifica dei coetanei ottimi illustri docenti Telmo Pievani (Gazzaniga, Bergamo, 1970) e Mauro Varotto (Padova, 1970). Lo spunto è patavino: nella sala dedicata al Clima del Museo di Geografia dell’Università di Padova (primo museo geografico universitario, inaugurato nel 2019) viene esposta una mappa realizzata nel 1940 dal grande geografo lombardo Bruno Castiglioni (1898-1945) per i tipi del TCI. Rappresenta (a 1:12.000.000) questa nostra stessa Italia in due epoche molto diverse, entrambe antiche e distanti da oggi (come ci viviamo noi): da una parte un’esile silhouette peninsulare “appenninica” durante il Pliocene (circa 2,5 milioni di anni fa), per rendere l’idea un golfo al posto della pianura padana; dall’altra un tozzo scarpone “alpino” durante il Periodo Glaciale (intorno a 20.000 anni fa), per rendere l’idea una linea di costa adriatica fra Ancona e Spalato invece che fra Venezia e Trieste. La geografia è mobile (abbastanza, seppur non quanto la storia e la sapiens, verrebbe da dire): nel corso del tempo mari e terreferme non “rimangono” sempre nello stesso “luogo”, talora si spostano ciclicamente, talora quasi “migrano” (il concetto è fertile perché indica che lasciano qualcosa e qualcos’altro si sposta con loro). Le ragioni sono tettoniche, morfogenetiche, climatiche e, sempre più, antropiche, in particolare ora che ci troviamo a valutare una nuova era, l’Antropocene, in cui la nostra specie sta modificando sensibilmente gli equilibri ereditati, con un’accelerazione inedita verso una nuova fase calda planetaria. Il volume è chiaro e compatto, distinto appunto in dieci capitoli relativi alle varie aree geografiche, da nord a sud, da est a ovest; per ognuna prima le interessanti cartografie (a cura di Francesco Ferrarese, come pure i dati statistici); poi il racconto a puntate (di Pievani), in terza fissa sul giovane Milordo, turista mitteleuropeo di buona famiglia, notevole conoscitore di storia istituzionale e artistica, durante le tappe del viaggio in comitiva con i mezzi del futuro; infine gli approfondimenti interdisciplinari (di Varotto) sulle varie motivazioni dell’ipotesi di mappa futura, tramite le ricerche contemporanee, dall’IPCC al CMCC, dalla glaciologia all’enogastronomia.
Elise Gravel
«Cos’è un rifugiato»
traduzione di Ambrogio Arienti
HarperCollins
36 pagine, 13 euro (cartonato)
Mondo umano. Da sempre. Non è mai troppo presto per spiegare a un bimbo o a una bimba che ci sono loro coetanei costretti a lasciare le proprie case, residenze e famiglie, in fuga da gravi pericoli, in viaggio senza meta e con tanta paura, in cerca di asilo o accoglienza da qualche altra lontana parte. Loro malgrado. Del resto, “un rifugiato è una persona, proprio come te e me”. Appena nati capita inevitabilmente di sentire adulti che ne parlano, voci, notizie. Tanto vale spiegare con semplicità di che e di chi si tratta, con esempi e paragoni, senza preconcetti e banalità, rimettendosi alla straordinaria capacità infantile di intuire e immedesimarsi, bimbi e bimbe sapiens. C’è la piccola Ayla, partita dalla Siria per colpa della guerra che spiega: “amo disegnare con mia sorella. Facciamo dei fumetti divertenti”. Ci sono i coetanei Majid dal Sudan, Roseline da Haiti, Musa dall’Afghanistan, Nala dalla Somalia, Sebastian da Cuba. E, poi, alcuni rifugiati celebri come Rita Levi Montalcini (1909-2012), Bob Marley (1945-1981), Malafa Yousafzai (12 luglio 1997), attivista e blogger pakistana, la più giovane vincitrice del Premio Nobel per la pace, Albert Einstein (1879-1955), Anne Frank (1929-1945), Maria Montessori (1870-1952), Freddie Mercury (1946-1991). L’importante è rispettarli dal principio come eguali a noi, comunque e dovunque si presentino, interessanti per la loro storia personale e per quanto possono mostrare al mondo.
La bravissima illustratrice canadese Elise Gravel (1977) affermata in patria e all’estero, pluripremiata, ha realizzato un altro libro cortese per bambine e bambini, oltre che per gli adulti che amano trascorrere tempo con loro, insegnare e imparare. Poco testo, l’essenziale, breve e profondo; grandi disegni colorati di tutti i colori; volti che dicono tanto in contesti diversi di persone e cose. Bella anche l’introduzione di Carlotta Sami, portavoce dell’Unhcr (The United Nations Refugee Agency) per l’Italia; con ogni copia venduta un euro sarà devoluto proprio alle attività di questa importante organizzazione. Si tratta davvero di un libro ben illustrato che ci aiuta a parlare chiaramente di vicende complesse, anche a molto piccoli, utile per una biblioteca comunale, per una maestra o maestro scolastico, per un genitore o un nonno accorti. Ai rifugiati è stato negato il diritto di restare, di continuare a vivere dove risiedevano, il diritto di fare le cose “normali” che facciamo noi; sono stati obbligati a una migrazione forzata per non rinunciare a dire, pensare o essere quello che si è; qualche volta anche a causa dei cambiamenti climatici antropici globali e di disastri naturali. Intorno a loro ci sono troppa indifferenza e diffusa ignoranza. Facciamo insieme qualcosa per dissiparle.
Roberto Besana (con altri sessantacinque autori).
«Il paesaggio. Dialoghi tra Fotografia e Parola» – Tributo a Pietro Greco
Töpffer editore
164 per euro 24,50 (grande formato, illustrata da foto artistiche)
Da milioni di anni fa a dopodomani. Ecosistema terrestre vivente umano. A giugno 2020 è uscito L’albero, un originale bel volume di grande formato, opera di Roberto Besana, manager editoriale e fotografo, e di Pietro Greco, chimico e divulgatore scientifico, dedicato appunto agli alberi. Dopo alcuni brevi scritti introduttivi, incontravamo 65 godibili chiari testi a sinistra, mentre a destra luminose ramificate foto in bianco e nero completavano la comprensione e la percezione dell’argomento. I due artisti scientifici avevano in programma un successivo comune libro sui paesaggi, ma Greco è scomparso in corso d’opera, a 65 anni, prematuramente, improvvisamente, e Roberto ha chiesto a 65 amici, colleghi studiosi letterati scienziati, di rendersi disponibili alla stesura di inediti commenti destinati ad altre 65 nuove foto, ciascuno un proprio testo di circa 2.500 battute, tutti insieme un tributo a Pietro. Ecco Il paesaggio, un’altra meraviglia! Dopo l’introduzione di Besana e l’interessante introduzione della brava giornalista Melina Scalise, seguono le 65 bellissime foto e i relativi acuti commenti (con appropriati titoli), raggruppati in quattro distinte parti: Forme e geometrie, Inseguendo la luce guardo, Sconfinamenti, Tracce e linguaggi. I coautori sono: Aiello, Amistadi, Piero Angela, Armaroli, Armiero, Ascolini, Silvia Baglioni, Barone, Silvia Bencivelli, Bianco, Bianucci, Bischi, Francesca Boccaletto, Bologna, Francesca Buoninconti, Buticchi, Lilly Cacace, Calzolaio, Carra, Ciardi, Ciccarese, Liliana Curcio, Dei, De Rossi, Ereditato, Fina, Valentina Fortichiari, Fratoddi, Margherita Fronte, Roberta Fulci, Fuso, Giacomelli, Guerraggio, Guidoni, Iovine, Lenci, Leone, Longo, Lucchetti, Simona Maggiorelli, Mecconi, Monti, Marta Morazzoni, Motta, Mulè, Nappi, Odifreddi, Daniela Palma, Rossella Panarese, Pantaloni, Paoloni, Pievani, Polizzi, Cristina Pulcinelli, Rossi, Salomone, Rosso, Serra, Raffaella Simili, Melina Scalise, Termini, Fratus, Tunesi, Chiara Valerio, Zuffi.
Il chimico, scrittore e divulgatore scientifico Pietro Greco (Barano d’Ischia, 1955 – Ischia 18 dicembre 2020) è stato una grande personalità della cultura scientifica e artistica europea degli ultimi decenni, a lungo giornalista de L’Unità, da ultimo caporedattore della splendida rivista online dell’Università di Padova, Il Bo Live. Per capirci: ad autunno 2020 si potevano trovare in ogni libreria una decina di novità appena uscite in quello stesso anno, di cui Greco era autore (da aprile Trotula. La prima donna medico d’Europa, L’Asino d’oro; dal 10 settembre Quanti, Carocci; dal 29 settembre Homo. Arte e scienza, Di Renzo Editore Roma; da fine ottobre ETI, Intelligenze extraterrestri, Doppiavoce), o coautore (da giugno, appunto con Roberto Besana, L’albero, Töpffer; ancora da giugno con Gianni Battimelli e Giovanni Ciccotti, Il computer incontra la fisica teorica, Carocci), oppure curatore (da novembre Mezzogiorno di scienza, Dedalo). Per varie ragioni, connesse al suo intero percorso biografico intellettuale ed emotivo, il saggio su “Arte e scienza” storicizza le umane conoscenze e riassume il personale approccio scientifico e comunicativo. All’alba del 18 dicembre 2020, per un cortocircuito elettrico che ha bloccato il battito del cuore, facendolo poi svenire e svanire nel sonno, l’improvvisa avara morte ha interrotto la sua vita, palpitante e generosa, ha privato la moglie Emilia Di Pace, i figli Francesco e Gaia, tanti altri cari affetti, migliaia di allievi dei suoi corsi, decine di migliaia di italiani e italiane che lo avevano frequentato (o ascoltato su Radio3 scienza) più o meno episodicamente di continuare a godere delle sue qualità, espresse sempre con cortesia e competenza. Con Il paesaggio Roberto Besana (Monza, 1954) e i coautori, ognuno a suo modo, rendono un personale omaggio al grande Pietro π Greco. E aiutano a percepire e comprendere meglio i paesaggi della mente umana e dell’evoluzione terrena.
Mia Couto
«L’universo in un granello di sabbia»
traduzione di Vincenzo Barca
Sellerio
222 pagine, 16 euro
Mozambico, Africa, pianeta. Ultimo decennio. Il grande António Emílio Leite Mia Couto (Beira, 1955), biologo poeta scrittore (e mite intellettuale che conobbi nel 1995, “osservando” per l’ONU le prime elezioni in Mozambico dopo la guerra civile), con “L’universo in un granello di sabbia” raccoglie brevi saggi, articoli, conferenze e interventi pubblici, oltre venticinque ottimi testi (la cui stesura va dal 2010 al 2019, scritti o pronunciati in diverse città del mondo) su svariati argomenti politici e sociali, di letteratura e sociologia, di cultura e antropologia, di scienza e ambientalismo. Mantiene le straordinarie “fantastiche” doti narrative e prende spunto da musei o cicloni, da Samora Michel o Nelson Mandela, oppure anche da piccole storie di umani e animali, di giustizia e ingiustizia, con la consapevolezza che “non c’è oggi un muro che separa chi ha paura da chi non ha paura” e l’esplicito obiettivo di “ripensare il pensiero ridisegnando frontiere” (a Porto Alegre nel 2012).
Franca Assante
«La regina delle galere. Storia e storie del Carcere di Procida»
Giannini editore
184 pagine, 15 euro
Procida, Terra Murata, Palazzo d’Avalos. 1831-1988. La dismissione del carcere sull’isola ha avuto luogo oltre trenta anni fa e nel 2022 il comune ha ottenuto il titolo di capitale italiana della cultura. Sarà bene prepararsi studiando meglio le vicende dei Campi Flegrei. Procida è una piccola deliziosa isola di 3,7 km², 370 ettari; 16 chilometri di frastagliato perimetro, a soli 3,4 chilometri dalla terraferma campana; ha più di diecimila abitanti, con tre piccoli porticcioli; è parte di un Parco Regionale e di un’Area Marina Protetta nazionale; non supera cento metri sopra il livello del mare, anche nel punto collinare più alto, proprio dove fu costruito un borgo medievale fortificato, poi destinato a carcere. Il bel volume “La regina delle galere” della bravissima nota storica Franca Assante (Procida, 1935), a lungo docente all’Università di Napoli Federico II, racconta le vicende del borgo, del palazzo e della Casa di pena con rigore e competenza, bibliografia e illustrazioni.