Athos Lisa: «Memorie»
di Gian Marco Martignoni – Libri da recuperare: undicesima puntata (*)
Le memorie di Athos Lisa non erano state scritte per essere pubblicate. Morto nel 1965, la moglie scoprì i fogli manoscritti in nitida calligrafia tra le pagine di una vecchia enciclopedia. Il marito non gliene aveva mai parlato, come se dovessero rimanere un fatto segreto, ma la moglie decide di consegnare il manoscritto nelle mani di Umberto Terracini, che – da grande dirigente del Partito Comunista Italiano – operò per la pubblicazione, a testimonianza della storia travagliata di quel partito durante gli anni duri della repressione fascista, ma soprattutto «per l’affetto, la gratitudine, il plauso universale» che Lisa certamente ha meritato per la sua abnegazione fuori dal comune. Sono pagine commoventi e da brivido quelle che Lisa ci ha lasciato, a ricordo di una militanza da «rivoluzionario di professione», sballottato di carcere in carcere lungo la nostra penisola, nonché per i rapporti drammatici ma intensi con la sua famiglia.
Lisa aveva mosso i primi passi in politica a Livorno, dopo aver iniziato a lavorare a dodici anni. Fu licenziato per aver diretto l’occupazione della Società Metallurgica Italiana, che occupava ben tremila dipendenti. Per le sue doti di inflessibile agitatore politico diventò segretario della Camera del lavoro. Proprio per la sua carica fu oggetto di una pesante aggressione da parte delle squadracce fasciste, che lo costrinsero tre mesi a letto per le percosse subite. In quanto sottoposto a stretta vigilanza il partito operò perché Lisa riparasse in Francia. Infatti, con il fratello e le rispettive famiglie raggiunsero la località di Beziers nell’Herault, per poi immediatamente familiarizzare con la vita sindacale e politica francese. Ma nel 1925 Athos Lisa rientrò in Italia, richiamato da Umberto Terracini per riorganizzare il movimento sindacale a Livorno. Lisa ne approfittò per elogiare il comportamento della moglie, che pur non volendo saperne della politica, mai gli fece pesare il suo impegno politico a tutto campo. Sennonchè la morte a Bari del compagno Cassano fu la causa per cui venne chiamato a occuparsi del livello interregionale delle Puglie, tanto da conoscere il compagno Ruggero Greco nella prima conferenza dei contadini comunisti, svoltasi nell’ottobre 1926.
Fuggito da Bari a Napoli in quanto ricercato dall’Ovra, Lisa viene arrestato per via della soffiata di un infiltrato che si era spacciato (con Amedeo Bordiga) come il compagno Montanari, addirittura segretario nazionale della federazione giovanile. Traferito nel carcere di Pianosa, Lisa fa conoscenza delle storie tragiche di molti ergastolani, sperimentando la durezza della condizione carceraria e l’insalubrità di quel luogo. Ed è proprio il peggioramento delle condizioni della sua salute a determinare l’ennesimo trasferimento nel carcere di Turi a Bari, ove a partire dal capitolo quarto viene raccontato il suo incontro «cordiale ed affettuoso» con Antonio Gramsci. Siamo arrivati al vertice del libro, poiché Gramsci aveva dato vita a un ciclo di lezioni sul tema degli intellettuali e il partito, del problema militare e la Costituente. Così ne scrive Lisa: «fra le altre grandi qualità Gramsci aveva quella di leggere in tre ore un libro di trecento pagine seguendo un sistema tutto suo e dopo questa lettura nessuno di noi, che nella medesima lettura avevamo impiegato il triplo del tempo, era in grado di parlare del contenuto altrettanto come lui». Tanto che il compagno Ribolzi lo chiamava la “biblioteca ambulante” mentre Sandro Pertini dopo aver seguito alcune conversazioni esclamò «Prima di conoscere Gramsci credevo che Treves e Turati fossero delle aquile, oggi devo constatare che, di fronte a Gramsci, costoro erano appena dei passerotti». Successivamente, avendo Gramsci manifestato una sua profonda critica alla linea del Partito – essendo per lui impossibile in quelle condizioni la rivoluzione – si determinò una frattura nel rapporto con i compagni, in particolare con Tosin e Lisa. Al punto che Gramsci decise inspiegabilmente di interrompere la discussione con i compagni. Nel frattempo le condizioni di salute di Athos Lisa erano notevolmente peggiorate, cosicchè fu trasferito nel carcere di Soriano del Cimino nel Lazio, poiché era necessario un radicale cambio del clima. Ripresosi sul piano fisico, al rientro a Turi si riconciliò con Gramsci, come testimoniano queste parole: «la linea politica che hai esposto era giusta».
Athos Lisa
«Memorie»
Feltrinelli 1973 (pagine 117 per lire 2000)
(*) L’idea di questa rubrica è di Giuliano Spagnul: «… una serie di recensioni per spingere alla ristampa (o verso una nuova casa editrice) di libri fuori catalogo, preziosi, da recuperare». Siamo partiti il 2 aprile (con Giuliano ovviamente) a raccontare Gunther Anders: «Essere o non essere». Poi L’epica latina: Daniel Chavarrìa (14 aprile) di Pierluigi Pedretti, «Poema pedagogico» di Anton Makarenko (30 aprile) di Raffele Mantegazza, «Il signore della fattoria» di Tristan Egolf (12 maggio) di Francesco Masala, «Chiese e rivoluzione in America latina» (26 maggio) di David Lifodi, «Teatro come differenza» di Antonio Attisani (9 giugno) ancora di Giuliano Spagnul, «Dizionario della paura» di Marcello Venturoli e Ruggero Zangrandi (23 giugno) di Giorgio Ferrari, «Arrivano i nostri» di Dario Paccino (il 7 luglio) di Giorgio Stern, «Un debole per quasi tutto» di Aldo Buzzi (21 luglio) di Pierluigi Pedretti e «Protesta e integrazione nella Roma antica» di Clara Gallini (il 4 agosto) ancora di Spagnul. Ci siamo dati una scadenza quattordicinale, all’incirca. Se qualcuna/o vuole inserirsi troverà le porte aperte. [db per la “bottega”]