Attrazione finale
di Maria G. Di Rienzo
Mie care lettrici, qualcuna di voi conoscerà già questa immagine. L’abitino è dell’anno scorso.
Si tratta del prodotto di un disegnatore di moda molto raffinato e creativo, che assicura di essersi ispirato a Mondrian e simili e non ha capito le reazioni delle donne alla sua pensata.
Lo straccio è tuttora in vendita online ma solo per le taglie 38-40-42, quindi se il vostro desiderio è assomigliare a un urinale per uomini, e d’altronde come non potreste desiderare una cosa del genere essendo donne, cominciate a digiunare ora.
E cominciate anche a risparmiare, perché per indossare questa porcata dovrete spendere 2.026 euro.
Come ha detto Helen Killer: «Aspettate un momento. Questa cifra per farmi sembrare un gabinetto? Pensavo che mi avreste pagata voi per metterlo. Cielo, le cose sono proprio cambiate da quando andavo al liceo».
Perché ve ne parlo ora? Perché di recente stanno spuntando come funghi (avvelenati) un sacco di esperti ed esperte sulla violenza contro le donne che sono diventati/e tali solo fiutando l’aria odorosa di cadaveri (il femminicidio italiano ammonta già a circa settanta vittime quest’anno, se non sbaglio). Ehi, i giornali ne parlano! Oh, fanno gli speciali in tv! Cavolo, aspetta che scrivo un manuale e ci guadagno un franco… Una di questi beoti ha avuto il coraggio di dire ieri in un’intervista che i media si starebbero davvero impegnando per mettere fine alla violenza di genere.
Certo, basta guardare qualsiasi programma televisivo farcito di veline, escort e serve mute, o la pagina precedente e quella seguente di qualsiasi servizio giornalistico sulla violenza di genere: sono talmente piene di signorine semi-famose perché semi-svestite, di pubblicità infami e di stronzate galattiche sulle donne da confortare immediatamente chi volesse credere che a qualcuno importi qualcosa di quelle che muoiono.
E a proposito di pubblicità infami: quello che segue è un parto geniale recentissimo, “l’attrazione finale”.
Non dovrei avere bisogno di dirlo ancora, ma:
1) l’oggettificazione sessuale è disumanizzante;
2) la disumanizzazione è il primo passo necessario alla legittimazione della violenza;
3) l’oggettificazione sessuale e la disumanizzazione sono interiorizzate dalle vittime e si esprimono come depressione, ossessione per l’aspetto, disfunzioni nell’alimentazione, crollo dell’autostima, eccetera;
4) l’esposizione continua a immagini di donne oggettificate sessualmente crea tolleranza per le molestie sessuali e perpetua i miti relativi allo stupro; inoltre, fa sì che le donne ricevano più difficilmente simpatia e sostegno qualora siano vittime di violenza;
5) tutta questa immondizia vende agli esseri umani di sesso femminile, qualsiasi sia la loro età, una disgustosa bugia: che il loro valore risiede in quanto appetibili sono sessualmente, che la loro sessualità appartiene ad altri, che gli uomini sono intitolati a desiderare e le donne solo a essere desiderate, che la donna “perfettamente sexy” è perfettamente subordinata.
Per fortuna ci sono sempre mie simili che mi tirano su di morale. La scritta appiccicata all’ultima immagine che vi propongo si riferisce a un prodotto dietetico:
«Senti un po’, Signora Special-K. So che pensi che io dovrei mettermi a dieta per essere sottile come te. Ma il fatto è che penso di essere davvero favolosa proprio come sono. Inoltre, lo Special-K sa di cartone. Per cui, va’ al diavolo».
BREVI NOTE
Forse vi state chiedendo se il Mondrian all’inizio dell’articolo non sia piuttosto Duchamp: probabilmente sì ma nel caso l’ignoranza non è di Maria o mia.
Gli articoli di Maria G. Di Rienzo sono ripresi – come le sue traduzioni – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/
Il suo ultimo libro è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”: una recensione è qui Voci dalla rete alla data 2 luglio 2011. (db)