«Audrie e Daisy», documentario shock Netflix sul cyberstalking
di Monica Macchi (*)
Alternando interviste e filmati d’archivio, «Audrie e Daisy» racconta le terribili storie di adolescenti americane violentate e poi umiliate in rete dopo festini a base di sesso e alcool.
Audrie Pott aveva solo 15 anni quando si è suicidata nel 2012: una settimana prima era andata a una festa, si era ubriacata e alcuni compagni di scuola l’avevano portata in una camera, spogliata e ripresa mentre le scarabocchiavano insulti sul corpo. Non ricordava niente della serata ricostruita tramite le foto, i post e gli insulti su Facebook.
Anche Daisy Coleman si è suicidata nel 2012 a 14 anni dopo essere stata ripresa con lo smartphone mentre veniva violentata dai compagni di scuola e scaricata poi in coma etilico nel giardino di casa: i ragazzi furono arrestati, interrogati e poi rilasciati dallo sceriffo della contea che arrivò a rimproverare le ragazze perché «devono fare più attenzione». Ma per Daisy il calvario continuò: insultata per mesi su Facebook, è stata persino espulsa dalla squadra di cheerleader per «cattiva condotta» mentre uno dei suoi assalitori Matthew Barnett (nipote di Rex Barnett ex governatore del Missouri) è diventato il capitano della squadra.
Oltre alla violenza sessuale emerge un fenomeno nuovo chiamato cyberstalking: mentre la stampa locale dedica solo qualche trafiletto, sui social network la vittima viene accusata, messa alla gogna e insultata sia dai compagni che da perfetti estranei… Nel caso di Daisy si sono mobilitati persino gli hacker di Anonymous lanciando l’hashtag OpMaryville per far riaprire le indagini ma inutilmente.
(*) ripreso da «Per I Diritti Umani»