Aykol, De Angelis, De Giovanni, Fusco, Guelbenzu, Sternbergh e Aa.Vv.
recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio (*)
Augusto De Angelis
«Il canotto insanguinato»
Sellerio
366 pagine, 14 euro
Milano. Giugno fascista. Al commissario di ps Carlo De Vincenzi chiedono di arrestare e interrogare il russo Ivan Andrejevich Kiergine, dubitasi abbia ucciso a San Remo la scomparsa amante Paulette Garat. Questo è l’incipit del quinto romanzo giallo dello scrittore e giornalista Augusto De Angelis (nato a Roma nel 1888, pestato e ucciso da un repubblichino a Bellagio nel 1944). La magnifica serie De Vincenzi iniziata nel 1935 non era di regime e proseguì per quasi 20 titoli fino alla morte dell’autore. La riscoprì Oreste Del Buono per Feltrinelli nel 1963, le diede una celebre immagine televisiva Paolo Stoppa negli anni settanta. Ora continua la meritoria operazione Sellerio di ripubblicazione.
Toscana, provincia di Valdenza. L’autunno scorso. Il severo disincantato commissario Casabona, di origini napoletane, ha molto mestiere alle spalle, un matrimonio stanco (con Francesca, professoressa di storia) e due figli. La bella elegante Chiara è una psicologa 25enne aspirante criminologa, dottoranda a Barcellona, Alessandro vive in una comunità di recupero dopo 5 anni di tossicodipendenza e una recente overdose. Appare un killer seriale, una, due, tre, quattro: uccide donne senza atti sessuali, allestisce scene del crimine, semina firme e richiami alla lettera W, non lascia tracce utili, ha di mira qualcuno. Alla squadra mobile sono tutti allertati, il buon vice siciliano 35enne Lucchese si sente responsabilizzato. La zona sarebbe poco criminale, la pedofilia alligna sempre. Arriva un aiuto da Roma, sono costretti a spostarsi per la regione e in Catalogna, fino alla Sagrada Familia. Un poco acerbo ma niente male l’esordio del vicequestore 50enne Antonio Fusco («Ogni giorno ha il suo male», Giunti 2014, pagg. 252 euro 12,90), in terza fissa fino alla penultima scena. Tecniche molto competenti. Panini o ristoranti panoramici, Doors ed Ella.
Furbizie ed equivoci estivi. Carlo Monterossi sta per partire, ha tutto: meta, biglietti, passaporto. Scrive scemenze televisive, scopre che il promotore che doveva fargli fruttare la recente ricchezza è scappato lui, coi soldi (anche di altri). Si fa aiutare dal solito Oscar, dal sovrintendente Ghezzi e dalla sua agente Katia, riesce a organizzare una mini stangata. Robecchi firma un grazioso racconto su certa criminalità milanese nella tradizionale raccolta («Vacanze in giallo», Sellerio 2014, pagg. 296 euro 14) in terza varia. Insieme a lui Alicia Giménez-Bartlett (Petra con i tre figli piccoli di Marcos credono di aver scoperto un mafioso russo, Garzon arriva in incognito), Malvaldi (Massimo e la commissaria Alice risolvono un misterioso delitto in Val Gardena, ove si trovano tre dei quattro vecchietti), Manzini (Rocco Schiavone in aereo per Marsiglia s’imbatte in un sottosegretario bugiardo e profittatore), Recami (Consonni e nipote trovano dietro un cespuglio due omosessuali morti, nell’amplesso), Savatteri (l’appena licenziato addetto stampa dell’ennesimo sottosegretario stronzo torna a Palermo e affronta un delitto d’antimafia).
Napoli (e Ischia). Luglio 1932. Domenica 16 nel quartiere Pendino ci sarà la grande festa della Madonna bruna e delle grazie (chieste e ricevute), delle danze in piazza e dell’incendio del Campanile: la Madonna del Carmine è una figura centrale nella tradizione di tutta la città. Il possidente commissario di pubblica sicurezza Luigi Alfredo Ricciardi sta indagando sull’omicidio di un famoso potente ginecologo, buttato giù dalla finestra dello studio ospedaliero universitario: è stato il fidanzato canterino dell’amante, la giovane prostituta Sisinella? o il figlio del bravo collega Francesco che lui aveva fregato, mentre ora sta impedendo a Guido di abilitarsi? o il nuovo boss della locale delinquenza Peppino il Lupo, cui non ha salvato l’amata Rosinella al momento del parto? c’entra la moglie tradita, qualcun altro, altri precedenti intrecci? Ricciardi è distratto da tre donne, dal collega e dal Fatto. La sua tata Rosa sta proprio male, va in coma. Enrica se ne è partita per lavorare a Ischia, visto che lui non si dichiara. La spasimante Livia vuole organizzare una serata in maschera, nella quale cantargli in anteprima “Passione” (non ancora nella magnifica versione di Canio Loguercio). Il brigadiere Maione, 1,90 per 110 chili, sempre in divisa, va nel pallone quando dalla reticenza della moglie deduce infedeltà. Il Fatto continua a ripetere le ultime parole disperate o folli di chi stava per morire, solo i Ricciardi possono sentirle. Il napoletano 56enne Maurizio de Giovanni («In fondo al tuo cuore», Einaudi 2014, pagg. 452 euro 19,50) ha cominciato solo 9 anni fa, è ormai un protagonista assoluto e seguitissimo della scena noir europea, con piena e ottima padronanza di trama e stile, per esporre fatti e sentimenti dei suoi vari protagonisti di serie e caso. Cucina di Cilento e pizza.7
New York. Futuro prossimo, apocalittico. Il 33enne “Spademan”, figlio di netturbino, ex spazzino lui stesso (per un decennio), ormai senza genitori e vedovo di “Stella” (morta in un attentato nella metropolitana) ora uccide per mestiere, non i minorenni. Gli commissionano la morte della 18enne Grace Chastity, dai riccioli biondi. Verificandone la maggiore età scopre che è incinta: non si può fare. Lei è figlia del ricco bastardo predicatore T. K. Harrow, alto e stagionato, magro e angelico. Siamo al tempo della grande fuga da Manhattan per paura e povertà, ormai c’è la “limnosfera”: ci si può far addormentare, sognare e andare fuori-corpo, in quel vuoto virtuale il computer elabora quasi quel che vuoi; sembra vero e concreto, ci si resta anche per sempre. Chi controlla accessi, eventi nel non-luogo e (eventuali) ritorni ha gran potere, religiosi e criminali compresi. Si farà presto un film con l’esordio letterario del giornalista Adam Sternbergh («In buona fede», Piemme 2014, pagg. 278 euro 15,50; originale 2014 “Shovel ready”, traduzione di Stefano Bortolussi), perlopiù in prima, dialoghi senza virgolette. Non è un granché. Piatti per un dollaro.
Esmahan Aykol
«Tango a Istanbul»
Sellerio
300 pagine, 14 euro
traduzione di Emanuela Cervini
Istanbul, fra ponte di Galata e piazza Taksim. Primavera 2013. Katharina Kati Hirschel non ha più la coda di cavallo, ora porta i capelli corti e biondi. Gestisce una libreria di soli gialli, ove lavorano la studentessa laureanda Pelin e il grande amico spagnolo Fofo, con il quale convive ora che si è lasciato con il compagno. Nil, amica di Pelin, va in coma; da Smirne il fratello si precipita in ospedale e chiede di capire se è accaduto qualcosa di strano. La brava 44enne Esmahan Aykol ci offre la solita simpatica indagine, «Tango a Istanbul», utile a chi frequenta quella bella città. Ottimo pesce e grande Bordeaux CPB del 2005.
Crociera sul Nilo da Luxor. Marzo 2003. L’attraente formosa 45enne giudice istruttore Mariana de Marco, divorziata, sta per lasciare la piccola città spagnola di G. nelle Asturie per un tribunale di Madrid. Sceglie vacanze gratis di lusso in buona compagnia: la snella amica architetta Julia (invitata da un comitato d’affari) e i romanzi dell’Ottocento. Buona parte dei ricchi passeggeri fa riferimento alla famiglia Montesquinza, guidata dalla bella 60enne Carmen, elegante riccona di Bilbao: viso affilato e altero, minuta ed energica. Mariana e Carmen si studiano e si incuriosiscono reciprocamente. Una sera c’è la scandalosa esibizione di Dolores, giovane americana: Carmen se ne va impettita, scompare e giorni dopo viene ritrovata annegata. Alla stessa Dolores capita identica fine. Mariana si trova fuori giurisdizione e rischia, lentamente capisce cosa e perché è successo. Sesto romanzo della graziosa serie (il primo tradotto) per lo scrittore madrileno 70enne José Maria Guelbenzu («Morte in prima classe», edizioni e/o 2014, originale 2012, traduzione di Raul Schenardi), in terza quasi fissa, stile godibile e datato. Sassofono jazz alla Don Byas.
(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio escono in prima battuta sul settimnale «Il salvagente».