Basic Galattico: direttamente da «Guerre Stellari»…
… la chiave per l’armonia e la pace nell’universo?
di Fabrizio (Astrofilosofo) Melodia
Non ci sarà solo il seguito della trilogia di «Ritorno al futuro» (di Robert Zemeckis) sui viaggi nel tempo a bordo di una mitica DeLorean – di cui il 21 ottobre 2015 ricorre l’ipotetica data di ambientazione del secondo capitolo – in arrivo c’è anche un altro «Guerre stellari» (me lo perdonino i fan di oggigiorno) che avrà così un sequel e non una trilogia di prequel dei quali molti “della prima ora” non sentivano affatto il bisogno.
A tale proposito, nell’attuale babele – ma anche ricchezza – di linguaggi rappresentata dal crescere di società multiculturali, così simile all’universo multialieno visto in un certo bar di «Star Wars», come ci si pone nei riguardi della lingua-ponte? In quel vortice linguistico a imporsi sarà il «Basic galattico», cioè la lingua in assoluto più diffusa nell’universo della Nuova Repubblica, certamente quella più parlata e compresa.
Basato su una mistura di antichi linguaggi umani, Durese e Bothese, il «Basic» nacque come un dialetto parlato soprattutto dai mercanti e dai viaggiatori. A causa della loro popolarità venne accettato gradualmente come lingua franca. Molti alieni – o per meglio dire: molti senzienti non di origine umana – intenti appunto ad attività commerciali usavano quel «Basic» come una lingua ausiliaria, per aiutarsi appunto nelle transazioni, anche se molti di loro, per loro stessa fisiologia, non avevano organi adatti ad elaborare quel tipo di linguaggio. Alcuni esempi sono gli abitanti di Polis Massa, i Wookiee (con l’eccezione di uno che Ian Solo incontrò, ma non era Chewbacca), i Selkath e un certo numero di razze “insettoidi”.
Nonostante tutto, la sua diffusione costrinse queste creature a doverlo imparare o perlomeno a usare per farsi comprendere, verificandosi in tal modo il caso più unico che raro di una lingua comune. Il «Basic Galattico» usa i caratteri Aurebesh, dalle prime due lettere dell’alfabeto primordiale Aurek e Besh, ovvero Alpha e Beta della lingua greca. L’aurebesh usava consonanti, vocali, digrafi e punteggiatura. Le parole erano separate da spazi. L’aurebesh si scriveva solitamente da sinistra a destra o dall’alto al basso, tuttavia si potevano notare scritti anche “a specchio”. Il simbolo per il credito era il “resh” (la “R” di “Repubblica”).
Le origini dell’alfabeto e il momento della sua implementazione non sono conosciuti: esisteva probabilmente molto prima della “Guerra Civile Jedi” e veniva usato comunemente anche dopo la caduta dell’Impero.
La lingua artificiale è una necessità quasi intrinseca per il bisogno (più o meno nascosto) di arrivare tutti a parlare la stessa lingua, con lo stesso bagaglio d’immagini comuni e di relativi significati, per sentirsi uniti e pensanti pur con tutte le differenze: unità nella libertà delle diversità che è poi la massima espressione della convivenza pacifica.
Molti provano a farlo e alcuni si sono riuniti nella comunità dei ConLangers, persone dedite alla costruzione di lingue artificiali per facilitare meglio la comprensione reciproca fra gli umani. Devono spesso difendersi dalle ire dei linguisti, che ravvisano una violazione del naturale principio di nascita ed evoluzione della lingua. In sostanza nessuna lingua dovrebbe essere imposta o creata artificialmente ma deve lentamente nascere ed evolversi, esattamente come accadde per il greco antico durante il fiorente periodo dell’Ellenismo, o del latino (la lingua più parlata nel mondo) ai tempi del tardo Impero Romano. Le lingue moderne rappresentano la natura della frammentazione di tale mondo, un crollo di valori e sistemi di vita universalmente riconosciuti ma che sostanzialmente non appartenevano alla maggior parte dei popoli di cui era costituito l’Impero. Similmente, l’universo di «Guerre Stellari» contribuisce al dibattito sulla necessità di una lingua ausiliaria “universale” che permetta la maggior comprensione possibile fra entità assai diverse persino fisiologicamente, senza nessuna ipotesi di sopraffazione o rapacità.
I Conlangers – che nel loro manifesto affermano «la creazione di una lingua può essere la chiave per l’armonia e la pace nel mondo, perché non dovremmo darle un po’ più di credito?» – possono dunque essere felici di come la fantascienza, ancora una volta, faccia da rompighiaccio e da pioniere per una via che si prospetta proficua e densa di soddisfazioni.
UNA NOTA-AUSPICIO
Ma il discorso ovviamente non finisce qui. In una prossima puntata Fabrizio si avventurerà nella fantascienza scritta… che di linguaggi universali o alieni è da sempre ricca. Domanda aggiuntiva: ma il saggissimo Noam Chomsky è appassionato di fantascienza? (db)
Noam Chomskij? Dopo chiedo… e accetto la sfida 😀