Bernardino Verro, ucciso da nessuno

di Giovanni Carbone

Il 4 gennaio 1894, il capo del governo, l’ascaro Francesco Crispi, già eroe dei Mille, decretò lo stato d’assedio – a seguito del grande movimento dei Fasci Siciliani – in aperta violazione dello Statuto Albertino (non ci sono testimonianze che i Savoia si siano stracciate le vesti) che lo prevedeva solo in caso di invasore straniero, e diede pieni poteri al generale Morra di Lavriano per far sacco della Sicilia. Centinaia di persone furono trucidate dal fuoco incrociato di mafia e forze dell’ordine, migliaia incarcerate e decine di migliaia fuggirono all’estero.

Scrive Antonio Labriola (Roma, 10 aprile 1894): «Fino ad ora la parola di un italiano non poteva essere che modesta, anzi modestissima, nei rapporti del socialismo internazionale. Tutto al più avea valore di convincimento personale, o di promessa e di speranza da parte di pochi precursori liberamente o spontaneamente associati. Mancava il fermento della massa proletaria, che risultasse dal sentimento si una determinata situazione economica. Ora ciò è cambiato. Coi tristi casi di Sicilia il proletariato è venuto su la scena. Questa è la prima volta in Italia che il proletariato, con la sua coscienza di classe oppressa e la sua tendenza al socialismo, s’è trovato di fronte alla borghesia. Alla prima mossa è succeduta rapida la repressione. Ma ciò non rimarrà senza effetto. Gli stessi errori commessi serviranno di ammaestramento. La stessa borghesia, che per difendersi ha bisogno di reprimere, fa da maestra.
D’ora innanzi non ci sarà che progresso. Il socialismo, come forza impulsiva, investirà la massa proletaria.
Cinquant’anni fa C. Marx ha detto (- ripeto il senso non le parole -) che non importa guardare a quello che il singolo proletario pensa o dice, né a quello che tutti i proletari pensano o dicono, ma a quello a cui sono necessariamente portati dalla loro stessa situazione. L’Italia di ora lo conferma».

Di quel movimento siciliano faceva parte Bernardino Verro che partecipò alla fondazione dei Fasci del suo paese, Corleone, e ne divenne presidente. «Il nostro fascio conta circa seimila soci tra maschi e femmine, ma ormai si può dire che, meno i signori, ne fa parte tutto il paese, tant’è vero che non facciamo più distinzione fra soci e non soci. Le nostre donne hanno capito così bene i vantaggi dell’unione tra i poveri, che oramai insegnano il socialismo ai loro bambini».

La sua attività non si limitò al paese, girava in lungo e in largo per i paesi vicini, a dare spinta perché altri facessero allo stesso modo.

Già allora, come risulta da verbali degli inquirenti, si fece acerrimo nemico delle cosche e il 16 gennaio 1894 fu arrestato in virtù delle “illuminate” deliberazioni di Francesco Crispi. Pure un tribunale militare, a scanso d’equivoco, lo condannò a sedici anni e ammenda di 500 lire. Rilasciato dopo due anni per grazia ricevuta, fondò una federazione di agricoltori che il buon prefetto ritenne fatto assai disdicevole, ch’egli pareva volesse rifondare i fasci. La condanna fu a sei mesi, l’ammenda un po’ più alta della prima, 100.000 lire, per associazione illegale.

Si fece latitante negli Stati Uniti, a far cantore di socialismo oltre oceano per un paio d’anni, poi rientrò e si scontò la pena. Che tale non gli dovette apparire se perseverò a fondare cose di contadini, che ebbero, a disgrazia sua, gran successo a Corleone. L’idea di Bernardino Verro parve buona, che voleva soppiantare la titolarità di terre (proprietà d’uno ch’era gabellotto, spesso boss di mafia) con gabellotto collettivo che se lo facevano i contadini stessi.

Così, taluno che non l’ebbe in particolare simpatia, provò ad ammazzarlo nel 1910, ed egli stesso spiegò al giudice la cosa: «Codesti antichi gabelloti maffiosi, finché erano stati soli a pretendere in affitto gli ex feudi, avevano potuto imporre ai proprietari ed ai contadini le condizioni più favorevoli ai loro interessi. Invece, col sorgere della cooperativa agricola e coi relativi scioperi dei contadini, erano venuti a trovarsi di fronte ad una concorrenza formidabile, in quanto ché la cooperativa offriva ai proprietari delle terre estagli più elevati di quelli imposti dai gabelloti maffiosi… Da qui l’odio profondo di costoro, che venivano lesi nei loro interessi… ed il bisogno di farne vendetta.»

Insomma scappa perché l’arrestano, l’arrestano e organizza ugualmente fratellanze e federazioni: le cose tra Bernardino e mafiosi e proprietari terrieri non pare siano troppo a idillio, ch’egli non si fa scrupolo d’organizzare financo scioperi. Fallito il primo tentativo d’omicidio che fece vittima Panepinto suo compagno di lotte, fu accusato a luogo d’altro di cose bancarie false, e rinchiuso per dieci mesi. A cantar vittoria ci pensarono i mafiosi ch’ebbero, coi loro sodali del latifondo, brutta sorpresa poco dopo chè la condanna non fermò Verro. Anzi, lo ringalluzzì: a introduzione, nel 1914, del suffragio universale, si candida a sindaco di Corleone e ce la fa con plebiscito, i socialisti beccarono 24 seggi su 30. A taluno – si ripete – certe cose piacere non fanno e, nel pomeriggio del 3 novembre 1915, Bernardino si fa bersaglio facile di sicari per undici ben assestati colpi di pistola. Lascia la moglie Maria Rosa Angelastri e la figlioletta d’un anno. Il pubblico ministero, tal commendatore Wancolle, chiese d’assolvere tutti gli imputati per non aver commesso il fatto, e il tribunale accolse di buon grado la supplica inquirente. Bernardino Verro fu, quindi, ucciso nel novembre 1915, ma per legge regia da nessuno.

MA COSA SONO LE «SCOR-DATE»? NOTA PER CHI CAPITASSE QUI SOLTANTO ADESSO.

Per «scor-data» qui in “bottega” si intende il rimando a una persona o a un evento che il pensiero dominante e l’ignoranza che l’accompagna deformano, rammentano “a rovescio” o cancellano; a volte i temi possono essere più leggeri ché ogni tanto sorridere non fa male, anzi. Ovviamente assai diversi gli stili e le scelte per raccontare; a volte post brevi e magari solo un titolo, una citazione, una foto, un disegno. Comunque un gran lavoro. E si può fare meglio, specie se il nostro “collettivo di lavoro” si allargherà. Vi sentite chiamate/i “in causa”? Proprio così, questo è un bando di arruolamento nel nostro disarmato esercituccio. Grazie in anticipo a chi collaborerà, commenterà, linkerà, correggerà i nostri errori sempre possibili, segnalerà qualcun/qualcosa … o anche solo ci leggerà.

La redazione – abbastanza ballerina – della bottega

 

Redazione
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4 commenti

  • angelo maddalena

    molto bello, commovente e mi fa essere fiero del centro Sicilia dove sono nato e fiero ancor più del romanzo Agitatevi con calma che ho scritto e pubblicato due anni fa in cui Verro è citato come “martire socialista”, grazie a Carbone

  • Domenico Stimolo

    C’ e’ , un ” sottile” filo della memoria e del riscatto del popolo siculo ( in specie contadino/ bracciantile/ operaio, delle miniere del zolfo./ Antimafioso……..coalizzato, a partire dall’ azione operativa dei Fasci del Lavoratori) sfruttato che ha ha lottato sempre, ieri e oggi, che lega in maniera indissolubile Bernardino Verro, Placido Rizzotto, Peppino Impastato, e i mille e piu’ – ….piu’….. – uccisi nell’ isola dalla protervia latifondista – fascista -mafiosa- sfruttatrice, dai tempi di Bernardino Verro e dei Fasci dei Lavoratori ( gloria eterna per Loro, civile e democratica).

  • Il tuo è un primo significativo approccio alla epopea dei fasci siciliani già definiti il primo grande movimento di lavoratori in Italia e primo grande movimento di lavoratori in Europa esclusa la comune di Parigi. Sono le pagine più belle della nostra storia. Complimenti. Dobbiamo completare questo recupero importantissimo di memoria.

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