Biot: la spia che venne dal caldo?
di Gianluca Cicinelli
Spionaggio in favore della Russia, rivelazione di segreto di Stato e corruzione. E’ iniziato lunedì scorso il processo presso il Tribunale militare di Roma al capitano di fregata della Marina militare italiana Walter Biot, arrestato un anno fa. Un caso che presenta ancora molti elementi da approfondire, a cominciare dal problema, per i difensori dell’ufficiale, di ottenere accesso alle prove dell’accusa, sequestrate dalla Procura di Roma e non condivise con la difesa, in nome della segretezza legata alla sicurezza nazionale dei materiali. E’ uno dei primi casi di questo tipo in Italia e sarà interessante seguire l’andamento del processo, che si svolge nel pieno dell’attacco russo all’Ucraina, la peggiore situazione possibile per l’imputato.
Walter Biot fu arrestato da un nucleo del Ros dei carabinieri, in seguito a un’indagini condotta dall’Aisi, il 30 marzo 2021 insieme a un ufficiale accreditato presso l’ambasciata della Federazione russa a Roma, Dmitry Ostroukhov, mentre passava documenti riservati in un parcheggio di Spinaceto, in cambio di 5 mila euro. Si tratta di non meglio specificati documenti che erano all’attenzione dello Stato Maggiore. Venne definito l’incidente più grave tra la Russia e l’Italia, dalla fine della Guerra Fredda. L’Italia convocò l’ambasciatore russo a Roma, Sergey Razov, ed espulse due funzionari della Federazione ritenuti coinvolti nella vicenda. Il Cremlino dal canto suo minimizzò l’episodio, ritenendo che questo non influisse sui rapporti con l’italia.
Walter Biot, in servizio all’ufficio Politica Militare, si occupava di decretare la sicurezza dei documenti dello Stato maggiore della Difesa e, tra i materiali riservati oggetto dello scambio interrotto dall’intervento del Ros ci sarebbero stati anche file riguardanti la Nato. All’epoca fonti militari affermarono che potevano esserci anche carte sulla pianificazione delle missioni internazionali, compresi gli interventi in Iraq e Afghanistan, ma i documenti sono stati secretati dalla Procura e non condivisi con la difesa, come ricordato poco sopra. Nella carriera di Biot figura anche un passaggio intorno al 2014 nel Gabinetto del ministro della Difesa come addetto al cerimoniale, alla comunicazione e alle relazioni esterne.
L’ufficio in cui lavorava Biot si occupava in particolare di trasformare in direttive tecniche e militari le direttive politiche su sicurezza e difesa, oltre a gestire le relazioni internazionali riconducibili al capo di Stato maggiore della Difesa. Il Tribunale militare ha accettato la costituzione come parti civili della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero della Difesa. Tra due settimane inizierà invece il processo in Corte d’Assise e gli avvocati di Biot, Roberto De Vita e Antonio Laudisa, hanno sollevato un conflitto d’interesse tra i due procedimenti che spetterà alla Cassazione dirimere.
Il Tribunale militare ha accolto la richiesta dei difensori di acquisire i verbali di sequestro, affermando che tutto ciò che viene utilizzato per le contestazioni dell’accusa deve essere a disposizione delle parti, non essendo stato posto su quei documenti il Segreto di Stato. Al momento dell’arresto a Biot vennero sequestrati una scheda Micro-SD contenente i documenti, lo smartphone e altri dispostivi digitali. Al procedimento sono allegati anche i video che secondo l’accusa ritraggono Biot nel suo ufficio mentre fotografa documenti, filmati contestati dalla difesa in quanto privi dei metadati necessari a collocarli nel tempo.
Secondo fonti del ministero della Difesa, Walter Biot tra i documenti venduti ai russi nel corso della sua carriera da spia ne avrebbe inseriti alcuni relativi alla valutazione dei nostri servizi sulla cyber-war di Mosca contro Ucraina e Georgia, e il rafforzamento della Nato a Est. Sarà interessante sapere il prossimo 28 marzo, giorno per il quale è stata convocata la prossima udienza e i difensori avranno accesso al materiale, se questi documenti sono passati realmente per le mani di Biot e venduti al Cremlino. Al proicesso sono stati ammessi tutti i testi indicati dalla difesa tra cui gli agenti diplomatici russi Dimitry Ostroukhov, Victor Vorobey, Sergey Razov, Andrey Kharchenko, Aleksey Nemudrov e Sergey Chukrov.