Bolivia: presidenziali il 3 maggio
Per il Mas saranno candidati l’ex ministro dell’Economia Luis Arce e l’ex cancelliere David Choquehuanca. La destra golpista per il momento sembra essere frammentata.
di David Lifodi (*)
Il 3 maggio, in Bolivia, si terranno le prime elezioni presidenziali a seguito del colpo di stato del 10 novembre scorso. A candidarsi, per la destra golpista, sarà la presidenta de facto Jeanine Añez che, però, non sembra esser stata condivisa dai suoi sodali Carlos Mesa e Jorge Quiroga. Si parla, inoltre, di un possibile rischio di frode poiché siederebbe al Tribunale Supremo Elettorale, se non rinuncia all’incarico, Salvador Romero, nominato proprio da Añez.
Sono questi i motivi che hanno spinto, il 2 febbraio, leader e candidati di destra ad una frettolosa riunione a Santa Cruz per evitare di disperdere il voto in vista delle presidenziali. A parteciparvi sono intervenuti gli esponenti storici del golpismo boliviano, tutti coloro che hanno cercato di far cadere Evo Morales fin dal suo primo mandato presidenziale, dall’ex prefetto del Pando Leopoldo Fernández, tra i sostenitori del separatismo dell’Oriente boliviano, all’ex sindaco di Cochabamba Manfred Reyes Villa, fino a Jeanine Añez e Luis Fernando Camacho, l’evangelico fondamentalista animatore dei gruppi paramilitari di Santa Cruz.
Nel frattempo, più o meno nelle stesse ore, si consumava l’arresto di due ex ministri appartenenti al Mas – Movimiento al Socialismo, Cèsar Navarro e Pedro Damián Dorado, in procinto di volare verso il Messico, ma detenuti dalle forze speciali boliviane con la complicità di un giornalista di OK Diario, organo della destra spagnola.
Nonostante la persecuzione contro gli esponenti del Mas prosegua, l’opposizione golpista sembra essere molto frammentata, come ha sottolineato il politologo boliviano Fernando Mayorga. Ad esempio, Jeanine Añez appartiene partito Bolivia Dice No, che però non gode più del 5% dei consensi. Potrebbero creare grattacapi al Mas sia Carlos Mesa, l’ex vicepresidente di Sánchez de Losada e attualmente esponente di Comunidad Ciudadana sia Jorge Quiroga, la cui provenienza originaria è il partito Acción Democrática Nacionalista del dittatore Hugo Banzer. Inoltre, potrebbe decidere di sfidare il Mas anche l’imprenditore Samuel Doria Medina, sconfitto già due volte da Evo Morales nel 2005 e nel 2009.
Pur esiliato in Argentina, Evo non ha mai smesso di fare politica ed ha già annunciato la coppia presidenziale che cercherà di riconquistare Palacio Quemado. Si tratta dell’ex ministro dell’Economia Luis Arce e dell’ex cancelliere David Choquehuanca, presentati ufficialmente il 16 gennaio scorso nell’ambito del cosiddetto Pacto de Unidad. La scelta, tuttavia, ha lasciato delle perplessità soprattutto nelle basi contadine e indigene del Mas, nonostante Evo abbia definito Arce-Choquehanca come il binomio perfetto tra “la città e le campagne, tra la scienza e la saggezza ancestrale”.
Ad esempio, la Central Obrera Boliviana avrebbe preferito come coppia presidenziale David Choquehuanca e Orlando Gutiérrez (dirigente sindacale), mentre gran parte dei movimenti sociali boliviani (Confederación Sindical de Comunidades Interculturales Originarias de Bolivia, Confederación de Pueblos Indígenas de Bolivia, Confederación Nacional de Mujeres Campesinas Indígenas de Bolivia Bartolina Sisa ed altri) puntava su Choquehuanca e sul giovane Andrónico Rodríguez, quest’ultimo impossibilitato a recarsi a Buenos Aires, dove si trova Morales, a seguito del divieto di abbandonare il paese impostogli dai golpisti. In definitiva, in molti avrebbero gradito maggiormente una coppia presidenziale più movimentista, riferendosi non tanto a David Choquehuanca, sindacalista aymara, per 11 anni ministro degli Esteri e molto legato alle comunità rurali boliviane, quanto al ben più istituzionale Luis Arce, per due volte ministro dell’Economia durante le presidenze di Morales, docente universitario, economista e soprattutto tra i fautori del cosiddetto “miracolo economico” che ha permesso ad oltre 3 milioni di boliviani di uscire dalla povertà estrema.
Alla fine, tutti hanno convenuto che una divisione avrebbe finito per favorire la destra. Attualmente, il candidato del Mas, indipendentemente dal nome, è accreditato di circa il 40% dei consensi. Il Pacto de Unidad dovrà, inevitabilmente, cercare di guadagnare voti anche al centro soprattutto per far fronte al gioco sporco delle destre, già iniziato con la messa in stato d’accusa dello stesso Luis Arce per corruzione.
Coordinare una campagna elettorale da un altro stato, come sarà costretto a fare Morales, non sembra essere impresa facile, soprattutto se risultano confermate anche le voci che vorrebbero la presenza di Usaid a sovrintendere sulle elezioni del prossimo 3 maggio.
(*) Fonte: Peacelink