Bologna: la demolizione del mercato S.Donato/Sonato

di Riccardo Fiore per Diogene*

“Ma il Comune dice che però la città è moderna, non ci devi far caso se il cemento ti chiude anche il naso…” Così cantava nei primi anni ’70 Adriano Celentano iniziando già in quegli anni a denunciare le prime demolizioni e a criticare le nuove costruzioni.

Era già un fenomeno sociale ancor prima che architettonico e a distanza di cinquant’anni le demolizioni non finiscono, anzi aumentano e al posto di conservare, preservare e salvaguardare ecco la nuova demolizione in città.

A Bologna infatti, tra via Tartini e la fine del ponte San Donato, esiste, ancora per poche settimane, un bellissimo ex mercato rionale convertito, dopo la chiusura di tutte le piccole attività commerciali arrese ormai alla grande distribuzione che ormai dilaga nelle città, in centro culturale.

Il gioco di parole all’epoca cascò a pennello. Da mercato San Donato a Mercato Sonato e così lo spazio fu assegnato nel 2015 dal Comune all’Associazione e Orchestra Senzaspine. Un vero centro culturale a pochissimi metri dal centro cittadino.

Più di 20 concerti al mese: i giorni dedicati alla musica classica, il giovedì il tango, fine settimana tra rock, funky e folk. Mercatini dell’artigianato e attività per bambini e famiglie, oltre 8.000 socie e soci, più di 400 bambine e bambini nella scuola di musica e centinaia di musicisti.

Ora però il Comune ha presentato il progetto di abbattimento. Si proprio così! A luglio infatti è già pronto l’ennesimo nuovo cantiere per trasformare la struttura in un “moderno spazio polifunzionale”. Il Mercato Sonato, quindi tra pochi mesi, non ci sarà più e all’Orchestra Senzaspine che dal 2015 gestisce gli spazi si spera verrà trovata una nuova sistemazione, almeno così dicono in Comune.

Stando al progetto presentato dal Comune, sembra che per il mercato non ci fosse ipotesi conservativa dell’immobile ma subito si è passati alla fase 2: demolizione! E allora continuiamo così.

Continuiamo ad abbattere nelle nostre città edifici che hanno una memoria, una storia e un’ importanza. Buttiamo giù, smantelliamo e distruggiamo i vecchi e cari spazi cittadini per fare spazio a nuove strutture fuori contesto e che poi rimango lì. Nuove, energetiche, sicuramente più efficienti ma senza anima, senza cuore e senza fermento culturale.

L’intervento, per quello che si può capire adesso, costerà più di 4 milioni di euro e prevede la realizzazione di una nuova futuristica struttura costruita su tre livelli. I rendering preconfezionati esterni e interni sono già pronti e naturalmente si preannunciano le solite parole bene studiate in ogni fase di una nuova costruzione pubblica: area bar e ristoro, sale polivalenti, gradinata musicale, terrazza panoramica e poi ancora, per non farci mancare nulla, laboratori e coworking.

Ora il punto è questo: perché sempre abbattere e ricostruire e mai restaurare o provare almeno a parlare ogni tanto di progetto conservativo? Inoltre ai i più attenti lettori di cronaca locale è parso di capire che nessuna associazione o gruppo informale di cittadini del quartiere San Donato fosse stato informato della non piccola notizia di abbattimento.

Non era giusto e doveroso incontrare prima i cittadini e le cittadine per informare i tanti frequentatori del Mercato sulla demolizione e non più sul progetto di restauro? La cosa triste è anche questa, si fanno i conti in Palazzo e la cittadinanza ne resta fuori. Alle associazioni che erano presenti al Mercato Sonato e che ne curavano la vita culturale verrà trovata veramente una giusta ricollocazione?

Tommaso Ussardi, direttore d’orchestra e presidente del Centro Culturale di via Tartini alla stampa ha commentato così: «È un epilogo triste, ma siamo fiduciosi». Lui è fiducioso ma la speranza nella fiducia abbiamo capito che, sopratutto quando si parla di nuovi spazi da assegnare, spesso fa una brutta fine. L’Orchestra Senzaspine vorrebbe giustamente rimanere in quartiere perché ha fondato con solide basi una bellissima scuola di musica ma questo ancora non è dato sapersi.

Bisogna chiedersi non solo cosa verrà realizzato ma soprattutto che fine farà il bagaglio culturale che si è creato dal 2015 in quell’ex mercato. Sappiamo come vanno a finire queste cose. Sappiamo molto bene che quando si parla di nuovi cantieri in città si parla ormai da anni con fini progettuali economici e turistici che avranno sempre il sopravvento sulla cultura, l’arte, la musica e soprattutto sul cuore.

*diogeneonline.info  

 

ciuoti

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