Bologna: l’acqua a gestione gruviHera
di Vito Totire (*)
Via Massarenti: la rottura su cemento-amianto; la gestione dell’acqua a Bologna è ormai gruviHera. MA IL SINDACO VUOLE FINANZIARE CON 40 MILIONI LA RISTUTTURAZIONE DEL CAMPO DI CALCIO…
Continua il dialogo (a senso unico) tra Aea – l’Associazione Esposti Amianto – e Ausl. Per un paio di anni la Ausl ha risposto alla nostra istanza tesa a conoscere gli interventi su tubazioni acquedottistiche in cemento-amianto; da una certa data in poi il DSP Ausl ha risposto che i dati non sono desumibili dagli archivi!
Con questa “risposta” la Ausl gettava una ombra retroattiva sui dati precedentemente concessi: non erano attendibili ?
L’inconsistenza delle motivazioni Ausl (non si riesce cioè a distinguere fra interventi su cemento amianto e quelli su altri materiali) viene confermato dal fatto che a due richieste ad hoc per due rotture la Ausl risponde affermativamente. L’ultima istanza riguarda l’evento del 17 luglio in via Massarenti; evento-rottura reso noto dal quotidiano «Il Resto del Carlino», causa la sua portata alquanto problematica.
La Ausl – su richiesta inviata il 21 luglio – risponde che il 18 luglio risulta un intervento su cemento-amianto. I dati dunque, come era ovvio, si possono recuperare per la semplice ragione che un intervento su cemento amianto deve essere notificato e comunque ha una procedura diversa da interventi su altri materiali (pvc, ghisa ecc).
Allora riproponiamo alcune questioni:
- Hera è in attivo e possiede le risorse che consentirebbero di adottare un piano capillare di bonifica integrale del cemento amianto; non lo adotta anche perché i sindaci (nonostante il loro ruolo di autorità sanitaria locale) non hanno ritenuto di porre il problema e preferiscono piuttosto incassare i profitti e devolverli altrimenti; il sindaco di Bologna ad esempio ventila un contributo di 40 milioni di euro per la ristrutturazione del campo dov gioca il Bologna calcio; teniamo conto che la bonifica dell’amianto richiederebbe, secondo stime di alcuni anni fa, 250 milioni di euro
- i dati sui campionamenti di amianto (abbiamo chiesto un aggiornamento al primo semestre 2020) oscillano spesso attorno al 25% di positivi
- non ci risulta che siano stati fatti campionamenti in occasione delle rotture; d’altra parte il campionamento massimamente significativo sarebbe quello che si fa mentre il tubo si sta rompendo, evento difficile da prevedere e monitorare
- La natura del materiale rotto deve essere comunicata ai cittadini anche perché nei giorni immediatamente successivi al ripristino potrebbero verificarsi rilasci anomali di fibre; è ovvio che gli operai seguano una procedura tesa a minimizzare il rischio ma intervengono in condizioni difficili e faticosissime, anche di notte; sono situazioni difficili da gestire e quasi mai monitorate a sorpresa dagli organi di vigilanza per verificare il rispetto delle procedure che certamente richiederebbe maggiore personale e riduzione dei carichi di lavoro
- alla luce delle evidenze scientifiche dobbiamo rilanciare l’appello alla cittadinanza e ai medici di segnalarci i casi diagnosticati di tumori delle vie biliari extraepatiche e di tutti gli altri tumori potenzialmente asbesto correlabili in modo da consentire un incrocio fra questi dati e l’uso di acque inquinate
- La rilevanza, frequenza e gravità delle rotture è stata messa in luce da un recente articolo di Valerio Varesi sul quotidiano “La Repubblica”; si progetta di ricorrere a nuove tecnologie per la prevenzione: ma la partita non riguarda “solo” il problema, oggi estremamente rilevante, degli sprechi, RIGUARDA ANCHE IL PROBLEMA DI UN IMPATTO SANITARIO EVITABILE.
Bologna, 20.7.2020
(*) Vito Totire è portavoce AEA