Bologna/amianto: assessori “nuovi” ma quale autonomia da gruvi-Hera?
di Vito Totire (*)
In attesa della soluzione (pacifica?) dei conflitti interni al Pd a Bologna chi si occupa dell’amianto? Il “prossimo” assessore quali livelli di autonomia di pensiero avrà nei confronti di Hera? Cioè GruviHera visti i suoi buchi…
E’ ovvio che la Aea – Associazione Esposti Amianto – in quanto associazione di volontariato è super partes e nulla ha “contro” i partiti (nel senso del “contro a priori”). Aea tuttavia non coltiva alcuna forma di collateralismo ed è, per definizione, “associazione non governativa”; da qui la piena autonomia di giudizio e di azione.
Veniamo al punto.
Con le dimissioni di un assessore chi si occupa di amianto in area cittadina e metropolitana? Chi se ne occuperà in futuro? Ma soprattutto: con quale programma di azione?
La gestione dell’assessore che si è dimesso è assolutamente negativa;
l’amministrazione comunale ha rifiutato una proposta che noi avanziamo dai tempi di Cofferati e che allora aveva raccolto la condivisione da parte della commissione consigliare competente, alla unanimità. Quella proposta fu poi adottata dal sindaco del Comune di San Lazzaro con buoni risultati ma Bologna ha rifiutato invece di avviare il censimento con obbligo di autonotifica e l’assessorato si è lanciato in un irragionevole censimento “fai da te” con spreco di risorse e con effetti evanescenti. Spreco di risorse perché la metà di quelle poche decine di soggetti che furono destinatari di richieste di informazioni non rispose! Una parte dell’altra metà rispose che il fibrocemento avvistato (e all’origine della missiva con richiesta di informazioni) era fibrocemento senza amianto!
Esito grottesco in quanto il censimento con obbligo di autonotifica (che noi proponiamo attivamente da diversi lustri) avrebbe tagliato alla radice questo tipo di equivoci.
Nel frattempo caso per caso abbiamo, assieme a Legambiente, portato avanti segnalazioni e sollecitazioni ad effettuare interventi di bonifica che quando ci sono stati (vedi quello appena concluso di via Bignardi) sono stati comunque molto tardivi.
Tema del tutto inaffrontato dal defunto assessorato è quello dell’amianto nella acqua che Hera, Ausl e Arpa si ostinano a definire potabile.
Fra i possibili candidati al ruolo di assessore si è fatto il nome di un funzionario Pd che è stato proposto per il consiglio di amministrazione di Hera: abbiamo pensato che ancora una volta stesse circolando una ipotesi per “chiudere il cerchio”.
Aggiorniamo il quadro con notizie dal “pianeta amianto/Bologna”:
- via Bignardi: finalmente l’intervento di bonifica è stato effettuato (23-25 ottobre) ma le condizioni di necessità ed urgenza c’erano da ormai molti anni; le fibre disperse nel frattempo erano tutte evitabili; abbiamo comunque proposto alla Ausl un sopralluogo ispettivo di monitoraggio anche per via di smaltimenti abusivi (di ignota provenienza) nel piccolo piazzale davanti al capannone. La vicenda di via Bignardi (sito che noi assieme a Legambiente segnalammo al Comune) conferma la necessità del censimento capillare fondato sull’obbligo della autonotifica al fine di non individuare i siti con eccessivo ritardo.
- siamo in attesa di capire cosa intenda fare il comune di Bologna (e quindi il nuovo assessore) con altri siti: caserma via Carlo Marx, Staveco; ce la prendiamo super-comoda come per la orrida megatettoia del prati di Caprara bonificata una decina di anni da quando … i tempi erano maturi per farlo?
- per il sito di via Val dei fiori a San Lazzaro: la questione va avanti “benino”. La nostra segnalazione è stata efficace; la prima piccola tettoia all’entrata dell’impianto è già smontata e impacchettata quantomeno dal 20 ottobre (essendo ancora lì nel pomeriggio del 25 speriamo non venga lasciata a “stagionare”). Sulla tettoia più grande è stato concesso un anno per la bonifica; secondo noi ci sono le condizioni per prescrivere tempi più brevi. Torneremo sulla questione anche perché dà l’occasione per discutere sulla necessaria modifica della linea-guida regionale sulla bonifica delle coperture ma vale intanto la pena di “anticipare” qualcosa: se secondo le linee-guida (in certe condizioni) viene concesso un anno di tempo per la bonifica, occorre chiedersi: la tettoia di via Val de’Fiori da quando era in quelle condizioni? Ovviamente questo interrogativo non è l’unico che riguardi le linee-guida regionali;
- a San Lazzaro poi, se si vuole andare avanti sul programma Macciantelli-Archetti, occorre occuparsi anche dell’amianto underground… cioè delle tubazioni dell’acqua potabile che hanno subìto diverse rotture delle quali è nota la mappa.
- soprattutto vorremmo cercare di prevedere quale autonomia di pensiero e di opinione il prossimo assessore potrebbe avere nei confronti di gruviHera: 500 rotture su cemento-amianto nel territorio di Bologna città nel 2016 (17 rotture in via Petroni) e in crescita nel 2017. Sono circondate di tubazioni in cemento-amianto strutture come il carcere della Dozza, FICO, ospedale maggiore, ospedale sant’Orsola-Malpighi…
- GruviHera gestisce un acquedotto colabrodo anche in provincia di Bologna; e l’assessore ha competenze in ambito metropolitano, perciò dovrà dire qualcosa anche su questo (a maggior ragione se i sindaci interessati tacciono come stanno facendo a tutt’oggi).
Qualcosa avremmo da dire sul toto-nomi. Tuttavia, per essere coerenti con la nostra identità non governativa e per evitare di parlare bene di un candidato ben sapendo che questo si ritorcerebbe contro di lui … non ci pronunciamo.
Il problema resta quello: un nome o un programma? L’amianto (come tante altre contraddizioni) non può attendere.
Bologna, 26.10.2017
(*) Vito Totire è presidente AEA, l’associazione esposti amianto e rischi per la salute