Brasile: il genocidio yanomami
La catastrofe umanitaria è stata provocata dalle politiche anti-indigene dell’ex presidente Bolsonaro.
di Carlo Miglietta (*)
Il mondo si sta finalmente accorgendo del genocidio del Popolo Indigeno Yanomami che la Chiesa cattolica e varie ONG, tra cui la nostra, il CO. RO. (Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile), stanno da tempo denunciando. Quello Yanomami è il territorio indigeno più esteso del Brasile, con una superficie di circa 9 milioni di ettari, abitato da circa 28.000 nativi, che parlano 6 lingue diverse e si dividono in più di 300 comunità e gruppi indigeni isolati.
Ma la sciagurata politica antindigena e predatoria del precedente Presidente del Brasile, Jair Bolsonaro, intesa a sfruttare in ogni modo le Terre Indigene, anche quelle dichiarate dalla Costituzione come interdette ai bianchi, ha provocato un vero massacro della popolazione. I Vescovi brasiliani da anni denunciano lo sfruttamento minerario illegale, con la presenza di circa 20.000 “garimpeiros”, i cercatori d’oro abusivi, assoldati da organizzazioni criminali, coinvolte nel traffico di droga, armi e riciclaggio di denaro. La presenza dei garimpeiros è aumentata del 3.350 per cento rispetto al 2016. L’irruzione dei cercatori d’oro ha moltiplicato per sette i casi di malaria: si stima che il 70% degli indigeni siano ora affetti da tale malattia. In seguito all’avvelenamento dei fiumi con il mercurio, impiegato per l’estrazione dell’oro, buona parte dei pesci sono morti, e molti indigeni si sono ammalati. Inoltre è venuta a mancare la cacciagione, in parte uccisa dagli stessi garimpeiros per la loro sopravvivenza, in parte fuggita, terrorizzata dal rumore degli enormi macchinari impiegati per l’attività estrattiva.
Il risultato è stata una catastrofe umanitaria già ben nota in Brasile, anche se le cifre esatte siano arrivate solo ora. Negli ultimi quattro anni, ogni sessanta ore, un bambino Yanomami sotto i cinque anni è stato ucciso dalla fame, dalla dissenteria acuta o dalla malaria, per un totale di 570 morti. Ormai circolano sul web e sui giornali le immagini di bambini Yanomami denutriti, scheletrici, con la pancia gonfia e gli occhioni sbarrati.
Secondo le organizzazioni indigene, buona parte del popolo Yanomami “è spiritualmente morto a causa della distruzione della foresta, degli omicidi e degli attacchi di ogni genere che subisce, delle umiliazioni, degli stupri, del furto di bambini, dei suicidi” e, tutto ciò è il risultato dello sfruttamento minerario: “Il cercatore d’oro è bagnato di sangue”.
La Corta Suprema brasiliana, nel 2021, e la Corte interamericana per i diritti umani, nel 2022, avevano intimato allo Stato, allora guidato da Bolsonaro, di espellere i garimpeiros: ma nessuna di queste sentenze è stata rispettata. In compenso, progressivamente, i fondi per la salute dei nativi del Roraima sono stati tagliati. I medicinali hanno iniziato a scomparire dai dispensari: diecimila bambini non hanno più potuto essere curati. Nel 2022, appena il 30 per cento delle scorte previste è stato effettivamente consegnato. Dove sia finito il resto è oggetto di un’inchiesta su una rete di corruzione all’interno del sistema di salute.
Il nuovo Presidente del Brasile Luiz Inácio Lula da Silva, e Sônia Guaguajara, ministra dei Popoli Indigeni, sono subito volati di persona a Boa Vista, capitale del Roraima, per cercare di fermare il genocidio. Sono rimasti sconvolti dallo scenario che si è loro presentato. Il ministero della Salute ha dichiarato l’emergenza sanitaria per gli Yanomami, inviando squadre di Medici e materiale sanitario, e instaurando un ponte aereo per portare a un apposito ospedale da campo allestito a Boa Vista i casi più gravi, più di mille in pochi giorni. Intanto la Ministra dell’Ambiente, Marina Silva, ha annunciato una maxi-operazione per espellere i “garimpeiros”, mobilitando l’Esercito, l’Aviazione e le Forze Navali. Il ministro della Giustizia, Flavio Dino, ha ordinato l’apertura di un’indagine su presunti reati di genocidio e crimini ambientali.
Anche dom Leonardo Steiner, il Cardinale dell’Amazzonia, è arrivato a Boa Vista, accompagnato dal nostro caro amico, Missionario della Consolata, padre Corrado Dalmonego, per manifestare, a nome di Papa Francesco e della Presidenza della Conferenza Episcopale Nazionale del Brasile (CNBB), la sua solidarietà agli Yanomami. I leader indigeni hanno ringraziato il cardinale Steiner per la sua presenza nella regione in un momento così difficile per le popolazioni indigene. “Guarda i piccoli curuminzinhos (i bambini indigeni)”, invita uno Yanomami in un video che ci è giunto: “Tutti con la malaria, tutti gialli di malaria. Ce ne sono a decine, altri non riescono ad alzarsi. Stanno morendo e noi con loro”.
Purtroppo l’Associazione dei popoli indigeni brasiliani (Apib) ha annunciato che tante altre popolazioni native del Brasile sono in analoga sofferenza per l’atteggiamento genocida del precedente Governo Bolsonaro.
(*) CO. RO. ONLUS (Comitato Roraima di solidarietà con i Popoli Indigeni del Brasile)