Caab di Bologna: pagliuzze, travi e schiavi
di Vito Totire (*)
CAAB di BOLOGNA: VEDERE LA PAGLIUZZA NELL’OCCHIO ALTRUI E NON LA TRAVE NEL PROPRIO.
SOLIDARIETA’ AI LAVORATORI ORGANIZZATI DA SI.COBAS , SENZA SE E SENZA MA.
Ci pare che il Prefetto di Bologna e l’impreditore Valentino Di Pisa (che è presidente fra l’altro di Fedagromercati) dovrebbero implementare le loro abilità nel distinguere fra pagliuzze e travi.
Dopo anni di schiavismo incontrastato, denunciato da periodiche manifestazioni di lavoratori, dopo gravi incidenti di cui infine uno mortale, che purtroppo non fu l’unico, cioè quello di Yaya Yafa (**) – la foto qui sopra lo riprende mentre giocava a calcio – le istituzioni locali hanno inventato lo slogan «logistica etica»: frase da “lingua biforcuta” cioè contraddittoria e confusionaria perchè qualunque persona ragionevole si chiede: “occorre specificare etica nel senso che esistono comparti lavorativi nei quali l’etica si può accantonare?”. Che quello slogan fosse un bluff lo abbiamo visto subito quando al primo esordio (come hanno denunciato con un sitin i lavoratori del coordinamento migranti di Bologna) i nominati portavoce della «logistica etica» hanno proposto limitazioni al diritto di sciopero.
A proposito dello schiavismo se ne è accorto persino il quotidiano «Il resto del Carlino» con un recente reportage dal titolo «gli schiavi della notte». Persino… Infatti il «Carlino» non è propriamente una voce della cultura operaista ma ha fatto un buon servizio giornalistico da cui è emerso uno degli aspetti del “nuovo” schiavismo contemporaneo, ormai evidente da tempo.
Questi i fatti. Il sindacato SICobas è un baluardo contro lo schiavismo e pratica forme di lotta (che dallo schiavismo sono indotte) per tutelare i diritti di una coorte di lavoratori vittime di attività estremamente pericolose e nocive. Si pensi al “solo” lavoro notturno: classificato dalla IARC come 2 A vale a dire “probabilmente cancerogeno”. Ma i rischi lavorativi sono tanti altri sia per le malattie professionali che per i cosiddetti “infortuni” (***).
La lotta di Si. Cobas si è manifestata in un momento in cui Bologna ospitava un convegno sulla “inclusione” a cui hanno partecipato diversi protagonisti: parolai o pecore nere? Nipotini dell’illuminato e progressista Adriano Olivetti ma anche rappresentanti dell’1% dei datori di lavoro italiani, chissà…
Per meglio “includere” i diritti, SI COBAS va a bloccare gli ingressi, protestando contro il licenziamento di tre delegati. E il citato Di Pisa starnazza: «Chiederemo un risarcimento dei danni».
Dunque: PIENA SOLIDARIETA’ a Si. Cobas, barricata operaia e sindacale contro lo schiavismo.
Consigli o domande agli altri protagonisti della vicenda e poi una proposta.
Consiglio al signor Di Pisa: perché ispirarsi a Ponzio Pilato? nella storia ci sono altri esempi, anche contemporanei. Ci giunge notizia infatti di un committente che avrebbe solidarizzato contro la sanzione comminata a un lavoratore di una ditta di appalto per punirlo di avere rifiutato lavoro straordinario…
Giorgio Nebbia invitava a interrogarci sulla «sofferenza che c’è dietro ogni tipo di merce» e così gli imprenditori dovrebbero interrogarsi sulla sofferenza che c’è dietro ogni lavoro dato in appalto. E sulla sofferenza che c’è in particolare in occasione di ogni cambio di appalto che spesso vede tentativi – tipo “rupe Tarpea” – di eliminare i lavoratori con (cosiddette) “ridotte idoneità” cioè spremuti come limoni per essere poi espulsi dal ciclo produttivo.
Un consiglio anche al signor Attilio Visconti, Prefetto che ventila una gestione delle contraddizioni con i metodi ottocenteschi dell’ordine pubblico. Gli raccomandiamola lettura del romanzo di Camilleri appena ristampato «Il birraio di Preston» per riflettere maggiormente sulla realtà sociale e territoriale che lo circonda e anche per evitare di andare oltre la prassi del governo Zanardelli-Giolitti del primo Novecento schierandosi di fatto, come pare di voler fare, contro i lavoratori.
Comsiglio anche per il signor sindaco di Bologna, Matteo Lepore, il quale riferisce di non aver ricevuto richieste di incontro da parte dei lavoratori: e che ci vuole, sindaco ? UN INCONTRO SI PUO’ FARE, PER DISCUTERE DI PREVENZIONE E NON DI REPRESSIONE.
Infine: non stiamo intervenendo in questa situazione conflittuale con finalità sindacali o politiche. Ci limitiamo a esprimere il nostro punto di vista in rapporto alla necessità di tutelare LA SALUTE PSICOFISICA DEI LAVORATORI: se essa viene difesa, come dovrebbe, IL CONFLITTO SI SCIOGLIE COME NEVE AL SOLE SENZA CARICHE DELLA POLIZIA.
Più ergonomia sociale per tutti.
(*) Vito Totire, medico del lavoro, è portavoce della «Rete nazionale lavoro sicuro»
(**) Della morte di Yaya Yafa proprio Vito Totire ha scritto qui: Crimini di pace: a Bologna come…
(***) Come precisa Totire «infortunio» è un termine che bisogna evitare (perchè pericolosamente ambiguo): una richiesta pubblicamente espressa dal 26 maggio 2022, data del convegno fondativo della «Rete nazionale lavoro sicuro».