Cagliari: «aeroporto Antonio Gramsci»… Possibile?

di Francesco Masala

Il meglio del blog-bottega /248…. andando a ritroso nel tempo (*)

Nel libro “Sardignolo” Alberto Mario Delogu ricorda che l’aeroporto di Cagliari-Elmas è intitolato a Mario Mameli, un pilota d’aereo morto nell’adempimento del dovere. Il dovere era bombardare (e ammazzare) gli abissini, a casa loro, in una guerra infame.

Per ricordare i fatti pare giusto citare la motivazione con cui gli verrà concessa la medaglia d’argento al valor militare “sul campo”, alla memoria: «Pilota d’apparecchio da bombardamento, partecipava con slancio, entusiasmo e valore a numerose incursioni offensive. Negli attacchi aerei della valle di Maj Mescic, della valle del Samre; di Amba Aradam, del Tembien, piana di Andino contribuiva ad infliggere al nemico gravissime perdite mediante attacchi a bassa quota dai quali il velivolo rientrava spesso colpito. Il 1° marzo 1936, durante il bombardamento e mitragliamento condotto con brillante aggressività a volo radente, per meglio assolvere il proprio compito, sfidava arditamente l’offesa nemica svolgendo azione valorosa che culminava con il sacrificio della propria esistenza. Cielo di Monte Andino 1° marzo 1936…» (da qui)

Aeroporto di Cagliari-Elmas “Antonio Gramsci” suona proprio bene!

PS: chissà se fra quei migranti che arrivano (o non arrivano) in Italia c’è qualche pronipote di chi veniva bombardato da Mario Mameli per portare la civiltà.

NOTA DELLA “BOTTEGA” – 7 ANNI DOPO

L’idea di Francesco Masala che fosse ora di cambiare nome all’aeroporto di Cagliari non ha sortito risultati. Se oggi (cioè agosto 2020) andate su www.sogaer.it trovate ancora questa nota vergognosa intitolata «Chi è Mario Mameli? Scopri la figura dell’uomo a cui è intitolato il nostro aeroporto». Noterete anche la finezza con cui il dittatore Benito Mussolini viene definito «capo del governo». Italia, quasi sempre bocciata in storia ma sempre promossa in ipocrisia.

L’aeroporto di Cagliari dall’aprile del 1937 è intitolato al s.tenente pilota Mario Mameli, caduto da eroe, nel cielo d’Abissinia durante la battaglia del Tembien, il 1° marzo 1936 mentre svolgeva una missione di guerra a bordo d’un “Caproni 101”. Mameli era considerato, in quegli anni pionieristici dell’aeronautica militare italiana, uno degli “eroi” dell’arma azzurra, simbolo ed esempio di grandi qualità aviatorie e d’ardimento. Dedicargli l’aeroporto della sua città natale (allora il più importante idroscalo del Mediterraneo), era parso alle nostre autorità di governo, un atto giusto ed un riconoscimento doveroso.
Mario Mameli era nato a Cagliari nel 1910, da una famiglia di commercianti,  fin da giovanissimo si era entusiasmato per le imprese aviatorie di Francesco De Pinedo (che ebbero a Cagliari il loro più importante scenario), tanto da volersi arruolare, non appena completati gli studi (a Prato nel celebre collegio “Cicognini” e diploma di perito industriale a Cagliari), nell’Aeronautica militare, come allievo ufficiale di complemento nella scuola di Capua. Nel settembre del 1931, ad Aviano, conseguirà il brevetto di pilota, seguito dalle  specializzazioni nella Scuola di guerra aerea.
Allo scoppio della guerra d’Etiopia,  nell’ottobre del 1935, chiedeva ed otteneva di arruolarsi come volontario fra gli equipaggi destinati alle operazioni belliche. Verrà destinato alla squadriglia “La Disperata” posta sotto il comando del genero di Mussolini Galeazzo Ciano (con lui erano anche i due giovani figli del Capo del governo, Vittorio e Bruno).
Nei primi cinque mesi di campagna, il ten. Mameli si distinse per le sue grandi qualità di pilota e, soprattutto, per il suo ardimento, meritandosi diverse citazioni nei bollettini militari e l’inserimento, in servizio effettivo, nei ruoli della Regia Aeronautica. A giudizio dei suoi commilitoni era ritenuto uno dei migliori piloti militari.  Per queste sue qualità veniva impiegato nelle missioni più difficili.
Come capitò quel 1° marzo del 1936, il giorno della sua eroica morte. Per ricordare i fatti pare giusto citare la motivazione con cui gli verrà concessa la medaglia d’argento al valor militare “sul campo”, alla memoria: «Pilota d’apparecchio da bombardamento, partecipava con slancio, entusiasmo e valore a numerose incursioni offensive. Negli attacchi aerei della valle di Maj Mescic, della valle del Samre, di Amba Aradam, del Tembien, piana di Andino contribuiva ad infliggere al nemico gravissime perdite mediante attacchi a bassa quota dai quali il velivolo rientrava spesso colpito. Il 1° marzo 1936, durante il bombardamento e mitragliamento condotto con brillante aggressività a volo radente, per meglio assolvere il proprio compito, sfidava arditamente l’offesa nemica svolgendo azione valorosa che culminava con il sacrificio della propria esistenza. Cielo di Monte Andino 1° marzo 1936».
Le sue spoglie, raccolte dai fanti della divisione “Sabaudia”, avrebbero riposato in Africa, ad Asmara, fino al 1993, allorquando verranno trasportate a Cagliari e ora riposano nel Sacrario militare del Cimitero cagliaritano di San Michele.

(*) Anche quest’anno la “bottega” ha recuperato alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché oltre 17mila e 700 articoli (avete letto bene: 17 mila e 700) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque; recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – lo speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. [db]

 

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

5 commenti

  • Ottimo articolo

  • Francesco Masala

    qualcuno dirà che i nomi degli aeroporti non si possono cambiare, bugia, visto che quello di Palermo si chiama “Falcone e Borsellino”.
    gli ignoranti e i politici di ogni colore diranno che Antonio Gramsci non è adatto per intitolare un aeroporto, mi sembra già di sentire i loro ragionamenti vigliacchi.
    intanto ho pronta una proposta che nessuno potrà criticare.
    che ne dite, quando sarà, di Aeroporto di Elmas-Cagliari “Gigi Riva”?

  • Chelidonio Giorgio

    Gli abissini, cristiani copti, disinfestati come pidocchi con il “flit” fascista: questo il messaggio disumano diffuso da quel losco individuo che molti cattolici non si vergognavano di definire “uomo della Provvidenza ” !!!

  • Nome da cambiare subito. Io propongo aeroporto Grazia Deledda. Una donna.

  • Gramsci è morto per mano dei fascisti, da eroe, riconosciuto e studiato nel mondo come un grande intellettuale. Dedicare a lui l’aeroporto è giusto. Viva Gramsci!

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