Camilleri, Couto, de Wenden, Khadra, un doppio Mankell e Zeldin

7 recensioni (non solo giallo-noir) di Valerio Calzolaio (*)

 

HenningMankell

Yasmina Khadra

«L’ultima notte del Rais»

traduzione Marina Di Leo

Sellerio

166 pagine, 15 euro

Libia. 19 e 20 ottobre 2011. Yasmina Khadra è lo pseudonimo dell’ex ufficiale algerino Mohammed Moulessehoul, nato nel Sahara 60 anni fa. Quando decise di divenire scrittore (quasi 20 anni fa) fu indotto ad adottarlo dalla patria censura, usò il nome della moglie, significa “gelsomino verde”. Militare in congedo, trasferitosi in Francia, l’anno scorso si è presentato alle presidenziali algerine e continua a pubblicare romanzi interessanti. In questo «L’ultima notte del Rais» (il contemporaneo originale in francese ha “Kadhafi” nel titolo) racconta in prima persona (con un glossario finale) le ultime ore trascorse da Muammar Gheddafi a Sirte, abbandonato da (quasi) tutti, intensa biografia di chi, crudele e fragile, seppe imporsi alla Libia e al mondo fino al linciaggio finale, quando è troppo tardi.

 

Theodore Zeldin

«Ventotto domande per affrontare il futuro»

traduzione di Roberto Serrai

Sellerio

468 pagine, 16 euro

L’esimio 82enne professore inglese Theodore Zeldin, genitori russo-ebrea, innumerevoli multidisciplinari titoli accademici con curiosa intelligenza propone ora «Ventotto domande per affrontare il futuro. Un nuovo modo per ricordare il passato e immaginare l’avvenire». Non è un saggio, non è un manuale, non è un romanzo. Ogni capitolo si apre con la voce di una persona che proviene da epoca e civiltà diverse dalla sua, cui seguono riflessioni stimolanti sulle ricerche trascurate (dal denaro al suicidio), sulle abitudini collettive (dalla religione all’umorismo), sulle ralazioni uomini-donne, su noia e modi di lavorare (dall’arte alla politica), sullo scorrere del tempo (dagli incontri alle generazioni), uno zibaldone di spunti impossibile da riassumere, piacevoli per pensare in compagnia.

 

Henning Mankell

«Scarpe italiane»

traduzione di Giorgio Puleo

Marsilio

Una minuscola isola a sudest di Stoccolma. Inverno 2002. Barba lunga, occhi infossati e capelli spettinati, dal 1991 il sessantaseienne Fredrik Welin si è ritirato da eremita ateo con vecchi cane e gatto. Prima faceva l’elegante chirurgo ortopedico, fino a un catastrofico errore che sta segnando la sua vita. I genitori sono morti da tempo, il padre devastato dalle metastasi, la madre dopo un lungo ospizio (visitata una sola volta). In dodici anni ha ricevuto una lettera (il Comune gli aveva riservato una tomba). Scrive un diario sui piccoli eventi del clima e della contingenza. A sorpresa, il 3 gennaio arriva la donna, commessa in un negozio di scarpe, che aveva abbandonato nella primavera del 1966, partendo per gli USA senza salutarla e non cercandola al ritorno. Si chiama Herriet Hornfeldt, ha 69 anni, gira con un deambulatore, soffre per un cancro incurabile, gli chiede di rispettare la promessa di farle vedere uno splendido laghetto senza nome nel Norrland. Prima vuole che visitino la figlia Louise (nata all’inizio del 1967) che vive molto a nord, a Hudiksvall, dove scrive lettere vicino a un calzolaio italiano. Partono. E tornano. La vita è pluralista nelle svolte. Henning Mankell (1948-2015) è stato forse il più grande giallista svedese, scrittore intenso e prolifico che per decenni è vissuto come un individuo di specie migratoria, per buona parte dell’anno in Mozambico, regista e fondatore direttore del teatro Avenida di Maputo. Sposato con Eva Bergman (figlia di Ingmar) ha scritto oltre quaranta libri (il primo nel 1972) di tutti i generi, molti con ingredienti e riferimenti al nostro Paese. Questo del 2008 (originale del 2006) è un sapiente romanzo dell’amore, quello degno di essere vissuto, narrato in prima, poco romantico, con tanta Italia, non solo ai piedi. In copertina la nevosa illustrazione mostra il deambulatore (ma non le scarpe, nel testo associate alla grande bellezza di Roma). Segnalo l’inquinamento luminoso a pagina 128. Si mangia arrosto di lepre, spezzatino di alce, zuppe fumanti. Figlia e padre parlano di Caravaggio. Musica classica e anni cinquanta, decisiva nel processo creativo e nella relazione affettiva: Fred e Herriet ballarono spesso insieme a Stoccolma “Non ho l’età” di Gigliola Cinquetti.

 

Mia Couto

«L’altro lato del mondo»

traduzione di Vincenzo Barca

Sellerio

288 pagine,16 euro

Un decennio a Jerusalém, Africa profonda. Muore sua moglie Dordalma e Silvestre Vitalício si ritira con i due figli Ntunzi e Mwanito, l’amico domestico Zacaria Kalash e la giumenta Jezibela nel cuore di un parco safari abbandonato, dicendo addio a tutto e tutti, lo zio Aproximado al portone d’ingresso della riserva, una lontananza di ore e di belve feroci. È Mwanito a raccontarlo, totalmente isolato, il fratello gli ha segretamente insegnato a leggere e scrivere. A 11 anni al piccolo appare lì Marta, portoghese bianca alta, vestita come un uomo, sarà una svolta. Nuova grande prova del 60enne mozambicano Mia Couto, «L’altro lato del mondo», biologo poeta scrittore (e mite intellettuale che conobbi nel 1995, “osservando” per l’ONU le prime elezioni dopo la guerra civile).

 

Catherine Wihtol de Wenden

«Il diritto di migrare»

traduzione di Elena Leoparco

Ediesse

78 pagine, 8 euro

Pianeta Terra. Da qualche centinaio d’anni e, formalmente, dal 1948. La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo riconosce a ciascuno un diritto di muoversi e migrare interno e un diritto di emigrare all’estero, sottoponendosi alle regole di chi accoglie l’immigrato, ed eventualmente di tornare nel proprio Paese. L’esperta politologa francese Catherine Wihtol de Wenden da quasi 30 anni studia, scrive, discute in merito alle dinamiche istituzionali dei flussi migratori e consegna oggi un agile utile volumetto su «Il diritto di migrare». Anche lei segnala come ormai i migranti ambientali siano più dei profughi politici. Forse sarebbe da valutare l’idea di distinguere un “diritto di restare” (violato per i palestinesi e i perseguitati in cerca d’asilo) e la libertà di migrare (il diritto chiama in causa una capacità migratoria difficile da garantire nel tempo e nello spazio).

 

Andrea Camilleri

«Le vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta»

Sellerio

312 pagine, 14 euro

Vigàta (Montelusa). Prima metà del Novecento. In copertina c’è il particolare (raccolta delle arance) di un disegno colorato trovato a Paternò su un motofurgone Ape e fotografato da Enzo Sellerio nel 1963. Il libro contiene 8 nuove delicate storie di Andrea Camilleri, 8 racconti magici nei suoi luoghi con lo pseudonimo: «Le vichinghe volanti e altre storie d’amore a Vigàta», ambientati un secolo fa o poco meno. Quello del titolo descrive il trionfo democristiano delle prime elezioni amministrative del dopoguerra ed è dedicato alle quattro equilibriste svedesi che si presentano alla festa di fine agosto, biondissime e bellissime, a cavallo di quattro motociclette multicolori, Liv Annie Kaj Ingrid, gettando nello scompiglio lascivo l’intero paese.

 

Henning Mankell

«Sabbie mobili. L’arte di sopravvivere»

traduzione di Laura Cangemi

Marsilio

320 pagine, 18 euro

Il mondo di Henning Mankell. 1948-2015. Se potete, leggetelo! Il grande scrittore svedese è morto il 5 ottobre. Il cancro nel polmone sinistro (in stato avanzato, già con metastasi sul collo) gli fu diagnosticato nel gennaio 2014, a 65 anni. Per dieci giorni ne fu sconvolto, il tempo si era fermato, la testa piena di paure, si sentiva sprofondare in una voragine carnivora, ne uscì e in sei mesi scrisse il suo ultimo bellissimo libro «Sabbie mobili. L’arte di sopravvivere». È il racconto della sua vita, dedicato alla moglie Eva Bergman e alla coppia di fornai di Pompei (79 d. C.), una vita “militante” in modo intenso e colto, il giorno forse più bello il 4 ottobre 1992, ultima replica di Lisistrata al teatro Avenida, mentre a Roma avevano appena firmato il trattato di pace in Mozambico. Mai lasciarsi privare della gioia!

(*) Nell’illustrazione Henning Mankell. Le recensioni di Valerio Calzolaio negli ultimi 15 anni sono state pubblicate su «Il salvagente», che ha dovuto sospendere l’uscita in edicola; ma Valerio continua a inviarle, in attesa di… nuove riviste o nuove formule.

 

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