Carlo Verdone come terapeuta
Di Mauro Antonio Miglieruolo (che, per ragioni proprie, confessabilissime ragioni proprie, che NON confesserà, dedica il pezzo a Davide Ghezzo)
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Riporto senza commentare, sarebbe superfluo e comunque inadeguato, un brano dell’intervista rilasciata da Carlo Verdone al Fatto Quotidiano di Domenica 2 marzo 2014.
Una volta al mese mi chiamano in case che non conosco per portare conforto a un caso disperato, a un malato terminale, a qualcuno che sta soffrendo intensamente. Il dolore è democratico. Frequento proletari e nobili, ceto medio. “Mi faceva piacere conoscerla, volevo ringraziarla per tutta l’allegria che mi ha dato” mi dicono. Io mi siedo, ascolto le loro storie e anche se esco con il cuore a pezzi, so di essere utile a qualcosa. So’ una specie di antidepressivo in carne e ossa. Forse il più bel premio della mia carriera.
Una postilla è d’obbligo. Tra le tante disutilità di personaggi famosi che affollano i media ecco finalmente comparire una in grado di offrire una buona immagine di sé e del suo essere al mondo. Singolare che questa immagine condensi nella figura di un teatrante cinematografaro, un po’ guitto e un po’ comico, che si è immesso nel cinema avvalendosi di orme altrui (Alberto Sordi) ma tracciando un sentiero proprio.
Singolare ma non troppo. Non è l’arte, tutta l’arte, una sorta di terapia dell’anima capace di estendere i propri effetti anche sul corpo? Un’altra realtà che, nata dalla presente realtà, con forte effetto di ritorno, contribuisce a determinarla?
Grazie del post, non sono un fan di Verdone ma complimenti a lui per la disponibilità umana. E sono d’accordissimo sul senso dell’arte come terapia dell’anima dunque del corpo. Per questo non ho mai pensato a chiedere l’aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta, nemmeno nei momenti più difficili. Mi sono sempre bastate letteratura e musica, romanzi e canzoni, capaci non di cancellare il dolore, ma di sublimarlo, di rigenerarti dentro, di ridarti l’energia e lo sguardo giusto sul mondo.
“arte come terapia dell’anima dunque del corpo. Per questo non ho mai pensato a chiedere l’aiuto di uno psicologo o psicoterapeuta, nemmeno nei momenti più difficili. Mi sono sempre bastate letteratura e musica, romanzi e canzoni, capaci non di cancellare il dolore, ma di sublimarlo, di rigenerarti dentro, di ridarti l’energia e lo sguardo giusto sul mondo.”
parole sante, è quello che penso al 100%, ma non l’avevo mai visto scritto così bene.
grazie a Verdone e a Ghezzo 🙂