Carlotto, Doa e Manotti
di Valerio Calzolaio
Aprile 2007 o 2012 (fate voi, forse meglio ora). Parigi. Ci sono le presidenziali. Si fronteggiano il probabile vincente Guérin, sulla cinquantina, abbronzato atletico irascibile ed Eugène Schneider, lo sfidante principale. La campagna dietro le quinte è cinica e interessante, soprattutto per due complotti: un’eclatante eco turbativa mediatica e una sporca trattativa di svendita a macro-privati. Tre ragazzi si intrufolano nel computer di un poliziotto distaccato alla Cea (Commissariato energia atomica) filmando il suo accidentale assassinio da parte di poliziotti ladri con funzioni non pubbliche alla ricerca di notizie trafugate. I finanziatori di Guérin hanno concordato proprio norme e assetti della privatizzazione della Cea. Giallo viene tradotto poliziesco e la polizia è almeno doppia (come lo Stato) nel bel nuovo romanzo a quattro mani (era una fiction tv poi “sprogrammata”) della grande Dominique Manotti e dello pseudonimo “Dead on Arrival” cioè Doa: «L’onorata società» (Tropea 2012, pagg 312 euro 16,90; originale 2011, traduzione di Silvia Fornasiero e Giusi Barbiani) in terza su ogni intreccio e sfaccettatura, anche personale. Ostriche.
Marsiglia, proprio all’incrocio di Leeds, San Pietroburgo, Alang, Ciudad del Este, Milano e altro ancora. Novembre 2011, prima e dopo. Qualche anno fa quattro rampolli di famiglie o società criminali si trovano in un college inglese, si scoprono affini, decidono di fondare la Dromos Gang, dal greco “corsa” e dal pub che frequentano. Le regole sono più o meno: non entrare nel mondo del crimine se non sei laureato, sai almeno 3 lingue, hai girato il mondo; non esercitare pratiche criminali in territori poco conosciuti; nessuna violenza inutile, rituale, gergale; rapida fuga da ogni affare non più conveniente. Sono il russo Zosim Kataev, bello cortese elegante, poco più che 20enne, l’italiano spaccone simpatico godurioso Giuseppe Cruciani, Sunil Banerjee di Mumbay, alto magro delicato occhialuto 29enne, e la fulminea competente bella 27enne Inez Theiler di Zurigo, che ha fatto innamorare tutti i tre maschi ma vive un intenso nascosto rapporto d’amore solo con Zosim. Amici per la pelle, comunque. I primi due hanno “tradito” consegnando un po’ di mafia e camorra ai servizi, salvando denaro e ruolo propri, con l’intuito (traffico d’organi e di rifiuti illegali) dell’indiano e gli agganci bancario-finanziari della svizzera provano a contattare la cricca affaristica (area socialista) del confuso arzigogolato porto francese, crocevia tra l’Europa e l’Africa. Intercettano la guerra dei territori e vari narcotraffici, oltre alla brutta lesbica poliziotta cattiva (personaggio dolente) Bernadette Bourdet, le cose si complicano, sopravvivono a stento. Esperimento coraggioso e di transizione per il grande Massimo Carlotto («Respiro corto» Einaudi 2012, pag. 206 euro 17), in terza varia (novità) e aggiornati crimini globali, sempre senza cortesia. I luoghi pulsano solo sangue, purtroppo. Canzoni multietniche e Johnny Halliday.
UNA BREVE NOTA
Appuntamento con le recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio che in prima battuta escono su «Il salvagente». (db)