Caro Dio ti scrivo
di Adel Alhimi («Dear God», Yemen, 24.7.2012, per http://www.mideastyouth.com). Traduzione di Maria G. Di Rienzo.
Caro Dio,
ti ho scritto una lettera due anni fa e non hai ancora risposto, perciò o sei indaffarato con altra gente e altri universi, oppure hai giudicato la mia lettera un immaturo tentativo di attirare la tua attenzione da parte di una delle tue insignificanti creature – o forse non c’era niente di sbagliato nella lettera in sé, è solo che a te non te ne frega un c…o.
In effetti, la vera ragione che potrebbe spiegare la tua indifferenza al mio tentativo di attirare la tua attenzione è che tu non esisti davvero, e che per tutti questi anni io ho perso tempo parlando con la mia stessa ombra.
Oggi ho pranzato con tre decenti amici cristiani in Sudafrica. Sebbene sappiano che io vengo da un Paese arabo e musulmano mi hanno invitato a unirmi alla loro sessione di preghiera dopo il pasto. Ci siamo messi in cerchio tenendoci per mano e abbiamo pregato ad alta voce, uno dopo l’altro. Mentre ascoltavo le loro preghiere mi chiedevo se c’era qualcuno ad ascoltarle oltre a noi. Ho sorriso e ho mormorato a me stesso: «Che perdita di tempo, che falsa speranza, che delusione».
Nella mia mente si è formata l’immagine di milioni di musulmani, hindu, ebrei e di tutti gli altri tipi di fedeli che pregano e pensano ci sia qualcuno ad ascoltare ciò che sussurrano, ognuno credendo di essere in qualche modo speciale, e che il suo gruppo sia stato scelto per essere l’élite. Quella notte, a letto, ho riflettuto su religioni, fedi e dei: sebbene a me appaiano come bugie costruite dagli uomini, mi dicevo, pure hanno i loro vantaggi e i loro lati positivi. Di colpo mi si sono presentate le immagini di parti di corpi umani smembrate sulla strada, nel mio Paese, lo Yemen, e la faccia dell’attentatore suicida responsabile di ciò.
L’immagine successiva era me da bambino che cantavo una canzone antisemitica, piena di odio e disprezzo per gli ebrei. Fra l’altro, sono nato in un vecchio quartiere ebraico a Sanaa e ho sempre ammirato l’architettura ebraica. E persino da bambino mi facevo questa domanda: perché dovrei odiare qualcuno a priori, per non dire un’intera nazione? Credo che a creare questa immagine abbia contribuito la visita che ho fatto il mese scorso a una famiglia ebrea e, non occorre dirlo, non avevano ne’ corna ne’ code come mi è stato detto quando ero piccolo.
Ricordo ancora la storia che mi narrò mia madre sugli ebrei e la figlia del Profeta Maometto: ella offrì loro cibo, ma gli ebrei erano talmente ingrati che defecarono sui piatti e Dio li trasformò in scimmie. All’epoca mi pareva una bella fiaba e sembrava anche spiegare da dove venivano le scimmie. E andava e veniva nella mia mente mentre il mio anfitrione ebreo e sua figlia erano indaffarati a parlarmi e a darmi il benvenuto in casa loro. Allora mi sono chiesto chi ha piantato odio e sfiducia fra le persone.
Tu sai di cosa sto parlando. Sei tu, Dio, la ragione della nostra vita miserabile su questa Terra. Perciò, o non esisti (il che per me ha perfettamente senso) o esisti, ma se esisti sei uno degli esseri più infami che ci siano. Chiedo scusa per l’uso di questo termine inappropriato nel rivolgermi a Te. Tuttavia esso per me descrive accuratamente chiunque abbia reso questo mondo ciò che è, ogni divino potere che ha permesso e consentito questo gioco deprimente, doloroso e senza senso chiamato vita. Oh, e visto che ci siamo: buon Ramadan.
«Caro Dio, forse Caino e Abele non si sarebbero uccisi così tanto se avessero avuto ognuno la propria stanza. Con me e mio fratello funziona». Larry
BREVE NOTA
Le traduzioni di Maria G. Di Rienzo sono riprese – come i suoi articoli – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/. Il suo ultimo libro è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”: una mia recensione – Voci dalla rete – è qui alla data 2 luglio 2011. (db)