Caro Erri ti scrivo…
… io non sto con te ma neanche contro di te
di Angelo Maddalena (*)
«Per me scalare – scrive Erri De Luca – ha il valore aggiunto di servire a niente. Nella grande officina quotidiana degli sforzi dedicati a un vantaggio, a un tornaconto, scalare è finalmente affrancato dal dovere di essere utile. Disobbedisce alla legge di mercato che prevede contropartite all’investimento, al rischio». Volevo riportare queste parole di Erri De Luca che qualche giorno fa ha avuto un malore mentre scalava una montagna, augurandogli una pronta guarigione.
Però volevo esprimere anche riflessioni su certi rischi di eccesso di zelo nei confronti di chi come Erri De Luca gode di una fama e di un credito che spesso possono portare ad atteggiamenti acritici e supini. Così ecco una mia lettera a lui.
Come affermi in «La parola contraria», il tuo ultimo libro: «il diritto di colpirne uno isolato non sta funzionando. Intorno alla mia incriminazione si è mossa una solidarietà di massa e di base, spontanea e spuntata nei piccoli e grandi centri, anche all’estero. La lotta della Val di Susa ha allargato il suo diritto di ascolto presso molti che ne sapevano poco».
Caro Erri De Luca, probabilmente è vero che la Val di Susa ha allargato il suo diritto di ascolto presso molti che ne sapevano poco, anche grazie alle tue parole che ti hanno procurato un processo per associazione a delinquere, però è anche vero che Jovanotti con la canzone «Cancella il debito», a Sanremo del 2000, ha allargato il diritto di ascolto di certi argomenti conosciuti da pochi, così come accadde per la canzone «Il mio nome è mai più» cantata con Liga e Pelù nel 1999. Ma forse è anche vero che i testi di quelle canzoni, come un certo stile di porgerli, abbiano relegato a una dimensione superficiale e momentanea la trattazione di certi argomenti e magari portato più giovamento a chi le ha cantate (in materia di incassi, e di nomea di artista impegnato, superficialmente ovviamente e forse anche opportunisticamente) che alla trattazione profonda e seria di certi argomenti. Su questo mi diresti che sei d’accordo e mi pare che più di una volta lo hai sottolineato: per te i libri commerciali sono importanti perché comunque inducono le persone a leggere. Che è come dire «mangiate anche merda, purché mangiate». Scusa la crudezza, ma i libri commerciali, o se vogliamo dirlo meglio la letteratura spazzatura (così come il cinema, il teatro e la tv spazzatura) sono uno dei mali del nostro tempo, perché allontanano e fanno evadere dalla realtà anziché avvicinare alle questioni cruciali da affrontare. Per questo rimando all’esperienza dei Cantacronache, che negli anni ’50 per contrastare il “sanremismo” dilagante già allora produssero quella meravigliosa esperienza; un progetto politico musicale, con Italo Calvino, Michele Straniero, Fausto Amodei ecc. e altri. Per non parlare di Luciano Bianciardi in tema di letteratura…ma non voglio dilungarmi in sfoghi o in lezioni di storia della canzone e della letteratura della realtà (non mi piace usare il termine “impegnato”).
Veniamo a noi due, che ci siamo incontrati un po’ involontariamente. Volevo appunto raccontarti questo aneddoto (fisicamente ci siamo visti di striscio circa un anno fa a Napoli). A giugno dell’anno scorso ero in Umbria e sul treno ho incontrato una signora che ha visto il mio libro, «Diari dalla Val di Susa» e subito mi ha detto che era curiosa, non ne sapeva niente ma «siccome io sto con Erri, mi interessa la Val di Susa». Mi comprò il libro e me lo pagò anche parecchio meno del prezzo di copertina ma ero contento di “allargare” i suoi orizzonti. Dopo le prime pagine mi disse che le piaceva ed era scorrevole. Quando arrivò a leggere le parole: «la delibera del CIPE (2011) ha autorizzato l’utilizzo dei soldi previsti per le scuole, per la sanità, per il trasporto sostenibile e per le carceri, per la TAV in Val di Susa» allora la signora, anziché indignarsi e dire “questa è una cosa orrenda e dobbiamo insorgere”, sai che ha detto, con un tono quasi contrariato nei miei confronti? «Ma io so che la TAV si deve fare perché l’Unione Europea ha stanziato i soldi e quindi non possiamo perdere questo contributo dell’UE» (farlocca anche questa notizia comunque), della serie: “sto con De Luca ma della TAV, se si fa o non si fa – anzi meglio se si fa coi Fondi Europei – a me non me ne pò fregà de meno!”.
Un bacio politico. AngeloDiavolo
Credo che il problema stia nel dilagare, da tempo, di una sorta di analfabetismo di ritorno, che non riguarda solo l’italiano, ma la logica stessa.
Vedo spesso come messaggi anche chiari vengano rielaborati in maniera delirante, perché una strategia di rincoglionimento di massa ha tolto ai più anche i rudimenti del ragionamento sensato. Per ricostruirli ci vuole tempo e fatica.
Comunque, ho assistito poco tempo fa alla presentazione di “La parola contraria” a Bologna. Circa 120 persone in piedi dentro una galleria del centro (non ci si stava dentro Feltrinelli), sono rimaste lì a lungo, nonostante il freddo e l’acustica terribile. Gente di tutti i tipi, vecchi e nuovi militant ma anche ‘zdore (mamme di famiglia) e “gente normale”. Una delle cose più belle del dibattito, più degli interventi precisi dei compagni, penso siano state le tante domande ingenue. E’ da lì che bisogna partire.
Forse la signora che hai incontrato in treno, se non fosse stata coinvolta dalla solidarietà ad Erri De Luca, non avrebbe mai preso in mano il tuo libro. Magari ora l’ha letto con più attenzione, ed ha capito qualcosa in più.
grazie Alexik per la tua risposta, fai bene a parlare di rincoglionimento, mi piacerebbe analizzare le origini di questo rincoglionimento e ci sto provando, le 120 persone nella galleria per De Luca fanno il paio con i teatri pieni anche quando nevica per vedere Celestini, De Luca e Celestini riempiono un vuoto storico politico e antropologico, come fa il Papa (mia madre compra ogni tanto la rivista Il mio papa, è tra il delirante e l’allucinante la papolatria strisciante in quella rivista) tempo fa sul settimanale Diario di enrico Deaglio c’era un articolo che ho citato da qualche parte, in cui si parlava di mancanza o carenza di pensiero obliquo nel nostro mondo, nella nostra società, forse già Debord ne La società dello spettacolo aveva spiegato tante cose che noi oggi vorremmo o dovremmo rileggere o rielaborare, l’articolo in questione diceva che c’è questa tendenza da parte di certi artisti a cavalcare l’onda “manichea”; cioè “o bianco o nero”, non ci sono sfumature, non c’è un pensiero obliquo, tutto il discorso dell’antimafia in cui è diventato “maestro” Saviano (ricordiamo che Ingroia citando Sciascia parlò di professionisti dell’antimafia qualche anno fa riferendosi a certe derive diviste di Saviano) o il discorso dell'”antirazzismo” (in cui si inseriscono bene Celestini e altri come lui), così come il discorso della legalità di cui don Ciotti è “padre” (e padrone?, scherzo ma non troppo)…ti potrei parlare del discorso delle Comunità per tossicodipendenti di don Gelmini, per fare un discorso ad ampio raggio, cioè è tutto capovolto: non facendo più analisi, chi vince è chi è più superficiale, semplicistico e “manicheo”, quindi per tornare a De Luca, stiamo attenti a dire che la signora non avrebbe comprato il mio libro, perché sì, forse è vero, ma ci sono altre possibilità: intanto gliel’ho venduto a un prezzo iper scontato e magari l’avrei venduto a un’altra persona che lo valorizzava meglio (dimenticavo di dirti che la signora ha avuto l’ardire di osservare che 10 euro le sembrava troppo come prezzo, un libro di 130 pagine, certo formato A6, ma comunque sono sempre 130 pagine e comunque autoprodotto e tutto il resto), intanto io ho i miei dubbi che quella signora abbia continuato a leggere il libro, e poi se non conosceva De Luca non potrebbe essere che lo comprava senza “denigrarlo” (almeno nel prezzo, mentre a De Luca e alla Feltrinelli gli dà 10 euro per libri di 30 pagine che poi “allungati” arrivano a 80 o 90)? oppure che semplicemente, tornando all’origine, non lo comprava e lo vendevo a 10 euro a qualcun altro…comunque grazie del tuo commento a presto
Sulla retorica antimafia di Saviano e di Libera sfondi una porta aperta. E’ una retorica che volutamente glissa su alcune domande: chi ha creato le mafie ? Chi le ha usate, inizialmente in funzione anticomunista, e poi come forma di controllo sociale ? Chi se ne avvale in un rapporto simbiotico tra potere legale ed illegale ?
E ancora, sulla legalità: Chi fa le leggi e a favore di chi ? Perché le fasce più disperate della popolazione sono costrette a violarle ?
E’ l’ambiguità che esprime Libera, quando si scaglia contro le lotte dei facchini perché condotte con metodi “illegali” (http://www.cgilbo.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/565), e non contro lo sfruttamento del loro lavoro, contro la “legalissima” violenza della polizia nei loro confronti, o contro le cooperative della logistica gestite dalla ‘ndrangheta (http://www.linkiesta.it/lavoro-logistica-criminalita).
Su Don Gelmini, per favore, non dirmi nulla … qua ho già San Patrignano e la Comunità di Don Benzi … non sopporterei altre nefandezze !