Norvegia-Brasile: cartellino rosso per…
… per Eletrobrás e Vale: il Norges Bank ritirerà i suoi investimenti dalle due multinazionali brasiliane responsabili di crimini ambientali
di David Lifodi
Norges Bank ha deciso che ritirerà i suoi investimenti da Vale ed Eletrobrás, due tra le più importanti multinazionale a capitale brasiliano coinvolte in crimini ambientali, dai casi di Brumadinho e Mariana alla costruzione della centrale idroelettrica di Belo Monte.
Tra le imprese che hanno visto, loro malgrado, le azioni sospese dal Fondo pensioni del governo norvegese, figurano anche le canadesi Canadian Natural Resources, Cenovus Energy, Imperial Oil e Suncor Energy e l’egiziana ElSewedy Electric, secondo quanto stabilito dal Consiglio etico di Norges Bank. Justiça nos Trilhos ha sottolineato che la presa di posizione del Fondo contro Vale ed Eletrobrás, i colossi dell’energia e dell’estrazione mineraria, rappresenta un atto di giustizia per i popoli indigeni, che hanno pagato in prima persona gli abusi, gli scempi ambientali e gli sgomberi ordinati dalle due imprese. La tragedia di Brumadinho (stato del Minas Gerais) avvenne il 25 gennaio 2019, quando il crollo della diga provocò almeno 272 morti accertati. Cittadina di circa 40.000 abitanti, Brumadinho fu invasa dai detriti fuoriusciti dalla diga 1 della miniera di ferro di Córrego do Feijão, di proprietà della Vale. Il 5 novembre 2015 un episodio simile era avvenuto nel villaggio di Bento Rodrigues, sempre nel Minas Gerais: anche in quel caso il cedimento del bacino che ospitava i fanghi derivanti dall’estrazione degli ossidi di ferro, aveva provocato centinaia di sfollati, 13 morti e, prima di quello del Brumadinho era stato considerato il più grave disastro ambientale nella storia del Brasile.
Entrambe colpevoli di violare i diritti umani e ambientali, Vale ed Eletrobrás hanno responsabilità talmente evidenti che per gli azionisti sarà difficile sostenere che non sono a conoscenza dei loro crimini. “Gli investitori sono i veri padroni delle imprese e sono corresponsabili del loro modo di agire”, ha ricordato il Cimi – Conselho Indigenista Missionário.
A far propendere definitivamente il Fondo norvegese per il ritiro del capitale dalle due multinazionali, nel caso di Eletrobrás è stato lo sfollamento imposto a circa ventimila persone, in gran parte comunità indigene, che avrebbero rischiato di essere sommerse dal progetto della diga di Belo Monte, nei pressi della città di Altamira, stato del Pará. Le strutture sociali delle comunità hanno finito per essere disintegrate, come ha ricordato anche il Movimento do Atingidos por Barragens. Inaugurata nel 2016, la diga di Belo Monte sul fiume Xingu costò circa 40 bilioni di reais e divenne tra le più grandi al mondo.
Quanto a Vale, l’Articulação Internacional dos Atingidos e Atingidas pela Vale (AIAAV) ha dimostrato che le decisioni dell’impresa mineraria hanno finito per impattare fortemente sulle vite delle persone. L’estrazione mineraria spesso si è resa responsabile di aver disarticolato il tessuto sociale dei luoghi dove si è installata l’impresa. Oltre all’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua le comunità locali sono state stravolte dall’arrivo di una manodopera che ha trasformato piccole cittadine in maquiladoras a cielo aperto dove prosperano violazioni di diritti umani, assenza di tutele e la crescita di episodi di violenza soprattutto contro le donne.
Lo stesso Sinodo dell’Amazzonia e la Red Iglesia y Minería hanno associato l’estrattivismo minerario alla devastazione del territorio, lanciando la Campanha de Desinvestimento em Mineração che invita gli azionisti ad investimenti più responsabili, dove sia certo che non vengono violati i diritti umani.
La presa di posizione di Norges Bank, fondo della Banca centrale norvegese, arriva dopo che, a seguito del disastro ambientale di Brumadinho, il pubblico ministero dello stato del Minas Gerais aveva denunciato l’ex presidente di Eletrobrás Fabio Schvartsman e altri dieci funzionari per omicidio doloso e crimini socio-ambientali.
Sempre il fondo norvegese, nel 2016 aveva messo nel mirino anche l’impresa statale brasiliana Petrobras a seguito dell’Operazione Lava Jato. Per il momento, da parte di Eletrobrás e Vale non c’è stata alcuna presa di posizione ufficiale, se non l’impegno, da parte di quest’ultima, per l’investimento di due bilioni di dollari per ridurre le emissioni di carbonio nei prossimi 10 anni secondo quanto già stabilito dall’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.
Un tardivo tentativo di greenwashing a cui credono in pochi.
(NOTA: Complimenti alla Norges Bank per avere ritirato i suoi investimenti nella Eletrobras e nella Vale do Rio Doce. Se tutti coloro che hanno azioni nelle due imprese facessero la stessa cosa veramente ci si starebbe orientando a un nuovo sistema economico. Se poi tutte le Banche facessero la stessa cosa anche per le imprese che producono i pesticidi diserbanti/defoglianti per l’agricoltura e per la deforestazione potranno dire di non essere conniventi con tali imprese (tra le quali le 7 più importanti
sono: Bayer, Monsanto, Dow Chemical, Syngenta, Basf, Dupont, Nufarm).
Esse, in Brasile, producono e commercializzano pesticidi che vengono adulterati con l’aggiunta di prodotti contaminanti creando DIOSSINE, con effetti nocivi su persone, animali e Ambiente simili agli effetti dell’ uso criminale del veleno “Agente Arancio”
usato dagli Stati Uniti nella Operazione “Ranch Hand” nel Vietnam. Oltre che a distruggere la copertura vegetale provocarono la contaminazione dei suoli e delle acque, provocarono la morte di innumerevoli civili e contaminarono bambini provocando un tipo di cancro che si trasmette geneticamente (“teratogenico”)
E tutto con la “benedizione” del Governo Brasiliano.
(in allegato alcuni file che riguardano l’ “Agente Arancio”).
Amazzonia – 2020 – padre Angelo Pansa