Caso Muntari, una pesante squalifica per il calcio italiano
di Max Mauro (*)
Ci sono immagini che per la loro forza espressiva finiscono per rappresentare molto di più del singolo momento a cui sono riferite. Riescono a testimoniare un fenomeno storico o un problema. L’immagine del calciatore ghanese Sulley Muntari – che con la mano destra percuote il suo avambraccio sinistro, mentre rivolto ad alcuni spettatori che lo stavano insultando durante la partita Cagliari-Pescara dice “questo è il colore della mia pelle” – è una di esse. È un’immagine che fa male, perché ci impone di riflettere, ancora una volta, sulle forme del razzismo. Fa male ancor di più sapendo che tra il gruppo di spettatori che andavano insultando Muntari dal principio della partita c’erano anche dei bambini, con i genitori accanto. Muntari aveva chiesto all’arbitro di intervenire affinché questi “tifosi” venissero tacitati dallo speaker. Lo prevede il regolamento, anche se in Serie A questa norma è stata applicata solo due volte da quando venne introdotta, nel 2005. L’arbitro non ha sentito nulla. Nemmeno l’assistente a bordo campo ha sentito qualcosa. Così hanno scritto nel loro referto, in cui si spiega la ragione per cui Muntari è stato ammonito e poi espulso. Il regolamento – sempre lui, elusivo come una falena – prevede che i calciatori non si rivolgano al pubblico. Nemmeno se si tratta di regalare una maglietta ad un bambino, come ha fatto Muntari al ragazzino che lo insultava. Sconfortato da tanta indifferenza, Muntari ha lasciato il campo. Di qui l’espulsione che ha portato a una squalifica, sempre per regolamento, di una giornata. Mentre la Figc, senza commentare il fatto, rendeva pubblica la sua decisione, il caso Muntari usciva dai confini italiani. Muntari riceveva la solidarietà della Federazione internazionale dei calciatori professionisti (FIFpro) e quella della storica organizzazione anti-razzista britannica Kick it Out, che in un comunicato esprimeva incredulità per il modo in cui la Figc ha gestito la cosa. Poi è arrivato il sostegno dell’Alto Commissario alle Nazioni Unite per i Diritti Umani, Zeid Ra’ad al-Hussein, che ha definite Muntari «un’ispirazione» per chi si occupa di diritti umani. Garth Crooks, ex stella della Tottenham e autorevole commentatore della BBC, ha invitato tutti i calciatori italiani, non solo i neri, a scioperare in solidarietà con Muntari. Quell’immagine ha fatto il giro del mondo in poche ore ma nessuno alla Figc sembra essersene accorto. Erano poche decine quelli che insultavano, meno dell’1 per cento del pubblico, ha scritto il Giudice Sportivo nella sua sentenza. Chissà se il giudice si è chiesto il significato di quell’immagine prima di scrivere la sentenza.
(*) pubblicato il 5 maggio sul quotidiano «il manifesto«» 5 maggio 2017. Dopo la pubblicazione di questo articolo – e lo scandalo internazionale segnalato da Max mauro – la “corte sportiva d’appello” ha annullato la squalifica. Una marcia indietro simbolica che non cambia la sostanza; come hanno denunciato anche tanti calciatori stranieri è evidente che l’Italia fa poco contro il razzismo sui campi di calcio. [db]
Concordo in pieno con l’articolo di Max Mauro.
Invece di squalificare Muntari, anche se la squalifica è stata poi revocata, io fermerei per un bel po’ di turni l’arbitro di Cagliari-Pescara che lo ha espulso.
Per non parlare poi del caso Benatia, offeso da dipendenti Rai in cuffia dopo il derby della Mole. Chissà se qualcuno pagherà per gli insulti razzisti.
Ieri la Rai ha messo le mani avanti dicendo che avrebbe fatto un’indagine, ma il rischio che finisca tutto in una bolla di sapone secondo me è assai probabile.
Grazie, David. Devo aggiungere un paio di informazioni all’articolo. La prima, come i piu sapranno, è che la squalifica a Muntari è stata annullata dopo la richiesta in merito dell’Associazione Italiana Calciatori. La seconda è che proprio nel giorno in cui tutto questo avveniva, è emersa una storia simile a quella vissuta da Muntari, ma con un finale diverso e credo molto istruttivo. I Boston Red Fox, una delle squadra storiche della Major League Baseball (la NBA del baseball) ha annunciato un divieto permanente di ingresso al suo stadio a un tifoso colpevole di aver pronunciato insulti razzisti verso un giocatore dei Baltimore Orioles, Adam Jones. Dopo la partita fra le due squadre del 3 maggio scorso, Jones aveva fatto presente la cosa alle autorità sportive, ma la società di Boston non ha perso tempo. Il giorno successive all’incontro, I Boston Red Sox hanno identificato il colpevole grazie alle immagini video e ai posti numerati, e gli hanno comunicato che non è persona gradita allo stadio, e questo per il resto della sua vita. Possiamo discutere delle implicazioni pratiche di questa storia, del diverso livello di sorveglianza dentro gli stadi (cosa che non mi esalta, ovviamente), ma mi chiedo perché quelli che hanno assistito alla scena di Muntari che si rivolgeva agli spettatori che lo insultavano, tra i quali c’erano anche stewart e immagino personale del Cagliari Calcio e del Comune, non siano intervenuti. Mi chiedo anche se il Cagliari Calcio e il Comune di Cagliari, proprietario dell’impianto, non possano agire in casi come questi, anche retrattivamente. Non deve essere impresa di enorme difficoltà, visti i pochi tifosi presenti allo stadio, le immagini televisive, e i testimoni. E mi chiedo anche se la Questura, sempre disponibile ad emettere Daspo ai tifosi per le ragioni più pretestuose, non possa considerare un Daspo per i razzisti. Ho girato la notizia dei Boston Red Fox al Cagliari Calcio, almeno non possono dire di non sapere.
Ciao Max,
grazie per aver segnalato questa storia del campionato di baseball Usa.
Chissà se dalla società del Cagliari mai ti risponderanno? Sarebbe un segnale molto forte per tutto lo sport italiano e sarebbe bello poter segnalare in Bottega una eventuale risposta della società, ovviamente se sensata e non soltanto formale.
Ancora sul caso Muntari, aggiungo un interessante articolo tratto da http://comune-info.net: http://comune-info.net/2017/05/la-lezione-sulley-muntari/