Catania è al disastro di vivibilità
Acqua, incendi, rifiuti, dissesto finanziario, evasione, depurazione…
di Domenico Stimolo
La mancanza dell’erogazione dell’acqua da parte della Sidra (interamente gestita dal Comune) – in atto dalla fine di giugno e che ormai da parecchi giorni interessa gran parte della città – fa proprio traboccare il vaso… pieno di “liquami”.
Travalica infatti l’indignazione civile e democratica. L’interruzione del servizio idrico, nel pieno dell’estate, che lascia nelle sofferenze più tremende centinaia di migliaia di persone – con particolare afflizione per anziani, famiglie con bambini e le strutture che gestiscono pubblici servizi – si accompagna ad altre e innumerevoli eclatanti deficienze, primarie per la città. Da parte dell’azienda comunale si richiamano «guasti alle elettropompe, causati anche da continui stacchi di energia elettrica da parte del gestore». Affermazioni totalmente generiche che non colgono le conseguenze drammatiche della deficienza in atto. Nulla viene detto sulla quantità delle pompe coinvolte, sui tempi di riparazione, sulle origini dei guasti, sulle misure eccezionali che si intendono assumere e sulle eventuali responsabilità dei “Soggetti terzi” chiamati in causa. Il 13 luglio si apprende che il presidente della Sidra dichiara il «ritorno alla normalità entro il mese di luglio». Bisogna aspettare 18 giorni!
Incredibile, inquietante. Una situazione tragica, di assoluta emergenza – che deve essere affrontata con metodi e mezzi di rapidissima eccezionalità – viene trattata come aspetto di consuetudinarietà. Mentre ai catanesi viene negato l’elementare diritto quotidiano ad avere l’acqua.
Questo momento, inaudito e fortemente dannoso per i cittadini, deve essere affrontato con l’urgente intervento di tutte le strutture istituzionali, a partire dall’Amministrazione comunale, dalla Prefettura e da quant’altri direttamente coinvolti. Per effettuare le inchieste necessarie – al fine di individuare le motivazioni tecniche e le responsabilità del gravissimo inconveniente – e realizzare le sinergie e le straordinarie azioni necessarie atte a ripristinare il fondamentale servizio pubblico, per allievare la quotidiana sofferenza popolare.
Mai vista e patita, nella comune memoria cittadina, una situazione disastrosa di tale portata che riguarda contemporaneamente i parametri prioritari della comune vivibilità: acqua, incendi, rifiuti, deficit comunale ed evasione dei tributi locali, depurazione delle acque… Giusto per ricordare gli aspetti più rilevanti che in questa fase intossicano la vita della stragrande maggioranza dei catanesi.
Pochi giorni addietro un incendio di enormi proporzioni (con grande risalto degli organi di informazione nazionali) ha coinvolto una grande area al confine sud di Catania, all’inizio del lungomare marino della Playa. Grandi i danni materiali, specie al campo dei rom e ad alcuni lidi balneari, con diverse auto bruciate. E’ molto facile supporre che un contributo decisivo per l’estensione delle fiamme sia stato determinato dall’incuria che da sempre caratterizza il “verde”, abbandonato, –pubblico e privato” – esistente in quelle aree urbane, privo delle necessarie manutenzioni.
Da molti mesi l’area cittadina è costantemente invasa da enormi accumulazioni di rifiuti, di vario tipo e genere. Si trovano accatastati, già di buon mattino, sopra e a fianco dei contenitori (la gran parte, dei “fuori sacco” rimane per lungo tempo) e nelle tantissime discariche – micro e macro- che appestano tutti i quartieri. Uno scempio indicibile, a grave danno delle condizioni igieniche sanitarie dei cittadini e del decoro della città, che ormai è diventato orpello dialettico.
Il Comune di Catania ha un debito di 1,6 miliardi di euro, accumulato dalle gestioni allegre e dissennate di parecchi anni. Una cifra enorme per una città che supera di poco i 300.000 residenti. Contemporaneamente il tasso di pagamento dei tributi comunali è uno dei più bassi in assoluto a livello nazionale. Il pagamento della Tari (rifiuti) è sotto il 50%. Nulla viene fatto per ripristinare le condizioni di sostenibilità sociale. Nessuna azione di vera incisività è stata assunta nei riguardi degli evasori, gestori di attività autonome e residenti abitativi. I milioni di euro – sono centinaia – evasi nel corso degli anni rimangono elusi, a beffa dei cittadini onesti.
Catania – lo sanno tutti – si trova al primo posto nazionale per inesistenza fognaria. Più dell’80% dei residenti non scarica nelle strutture nominalmente preposte, quindi non vengono avviate alla depurazione. Nel 2012, a seguito delle sanzioni operate dalla Comunità europea, rilevantissime quote di investimenti sono state dedicate alla città e alla sua provincia (la gran parte di 1,1, miliardi destinati alla Sicilia). Dopo quasi 7 anni nulla è stato realizzato, con tutte le potenziali negative conseguenze che riguardano le condizioni igienico-sanitarie delle persone e l’inquinamento delle acque marine.
Mentre in maniera dirompente avviene tutto questo, i partiti della maggioranza politica di centro-destra che amministra la città – assenti di fatto nella gestione, nell’operatività e nella progettualità per alleviare le sofferenze dei cittadini – sono esclusivamente impegnati in fantasmagoriche operazioni strategiche di passaggi di consiglieri comunali tra le varie sigle, per vincere nei “pesi” politici locali complessivi. Cioè, pensano a ben altro. Compreso il sindaco, in queste ultime ore impegnato nei gemellaggi con altre città. Sono tutti rivolti a stravolgere i risultati e gli equilibri elettorali emersi nell’ultima votazione comunale, giusto per riempire “caselle” che non hanno nessuna pubblica utilità.
Contemporaneamente non esiste più opposizione politica. I partiti rappresentati (e non) nel Consiglio comunale, di fronte alle gravi disfunzioni in essere tranquillamente tacciono. Non assumono posizioni, non denunciano, sono privi di indicazioni ai cittadini. Non richiedono l’indizione di un Consiglio comunale straordinario per affrontare le gravissime tematiche esistenti, a partire dalla mancanza dell’acqua.
La “Società civile” langue, nelle rappresentazioni sociali, sindacali e associative. La mummificazione impera, ha vinto la segmentazione. Tutti sono affaccendati in “ben altre” vicende. Il concetto del Bene Comune – fondamentale nella pratica delle risposte da dare alle esigenze elementari dei cittadini, per la coesione sociale e per difendere la democrazia – è stato, forse irrimediabilmente, frantumato.
E’ la più grave crisi morale e materiale che abbia mai riguardato Catania.
LA VIGNETTA – scelta dalla “bottega” – è di Mauro Biani