Catastrofe climatica: risposta a Zanchetta
di Giorgio Ferrari
Risposta articolata all’intervento di Aldo Zanchetta – “Catastrofe climatica: un dibattito scomposto”
Due osservazioni e qualche commento all’articolo di Aldo Zanchetta (*) che richiedono un po’ di spazio per una migliore comprensione dei fenomeni in gioco.
Zanchetta si sofferma sulla concentrazione di CO2 nell’atmosfera, sollevando dei dubbi sul fatto che questo parametro sia il solo responsabile del riscaldamento globale (che peraltro lui non contesta).
A mio avviso alcuni dei suoi dubbi sono legittimi, ma le argomentazioni che porta per suffragarli sono poco pertinenti.
Per prima cosa viene trascurato un parametro fondamentale che lega indiscutibilmente l’attuale situazione climatica con le emissioni di CO2: l’acidificazione dei mari.
Penso sia noto a tutti e tutte che l’acqua del mare è “salata” data la presenza significativa di sodio che varia da mare a mare. Ciò significa un pH (grado di misura dell’acidità) superiore a 7 , mentre se è inferiore a 7 è acido e se è pari a 7 è neutro. Dato il progressivo innalzamento della temperatura terrestre e quindi anche dei mari, l’evaporazione è aumentata (parliamo sempre di piccoli ma costanti incrementi), ma invece di provocare un innalzamento del pH (cioè concentrazione di sodio maggiore, come logica vorrebbe) si assiste al fenomeno inverso, cioè alla diminuzione del pH (piccoli ma costanti decrementi) che sta ad indicare un processo di acidificazione del mare.
Dati rilevati sul campo (non ricavati dalla modellistica) lo confermano da anni e il fenomeno è universalmente attribuito all’assorbimento della CO2 nell’acqua di mare. Dato che la CO2 immessa nell’atmosfera viene assorbita per il 30-35% dall’acqua di mare, per l’1-2% dalle piante, mentre la restante parte (60-65%) resta nell’atmosfera, non c’è dubbio che per innescare un processo di acidificazione dei mari, si è accumulata tanta CO2 nel corso dei secoli. Ora, mentre in teoria si può obiettare che l’aumento della temperatura della biosfera sia attribuibile, più che alla CO2, ai cicli naturali della Terra o a influenze cosmiche (cicli solari di cui si fa cenno con riferimento alle ricerche di scienziati russi), è difficile sostenere che l’acidificazione dei mari sia attribuibile ai medesimi fenomeni naturali, perchè fino a prova contraria questi potrebbero sì far aumentare la temperatura, ma senza generare CO2 che è la sola responsabile dell’acidificazione del mare. Per completezza di informazione è giusto ricordare che così come c’è assorbimento di CO2 , da parte del mare e dell’atmosfera, esiste anche il fenomeno inverso (smaltimento) che però è molto più lento per cui la CO2 (ed altri gas climalteranti) si accumulano nel tempo.
L’altro commento riguarda la schematizzazione che Zanchetta fa della presenza di CO2 nell’atmosfera in termini di quantità chimiche (moli), mentre qui i fenomeni in gioco rispondono esclusivamente alle leggi della fisica.
In breve, l’energia che arriva sulla Terra è di tipo radiante (specificamente radiazione elettromagnetica) e come ogni altra sostanza l’atmosfera che racchiude la Terra in parte riflette, in parte trasmette e in parte assorbe questa radiazione. Il punto è che lo spettro della radiazione solare è piuttosto ampio e la parte che attraversa indenne l’atmosfera è solo quella compresa tra 4 e 8 per 1014 Hz ed ha la massima intensità nel visibile (la luce che vediamo normalmente).Questa radiazione viene poi assorbita dalla Terra che a sua volta ne riemette una parte, non nel visibile come avviene per la radiazione incidente, ma nell’infrarosso. La radiazione infrarossa è molto suscettibile ad alcuni gas presenti nell’atmosfera come vapore acqueo, CO2, metano etc che per le loro caratteristiche tendono ad assorbirla così come avviene in una serra ricoperta di vetro. Di qui “l’effetto serra” che è un fenomeno naturale alla cui stabilizzazione nei millenni dobbiamo la vivibilità della superficie terrestre così come l’abbiamo conosciuta. Producendo più gas aumenta l’assorbimento della radiazione infrarossa riemessa dalla Terra portando al riscaldamento globale sia di natura antropica che naturale, come è già successo circa 140.000 anni fa, quando – probabilmente per effetto di eruzioni vulcaniche – sia la temperatura della Terra che la concentrazione di CO2 nell’atmosfera avevano eguagliato i livelli odierni (figura 1) e dove, come si vede ci sono voluti migliaia di anni per tornare ad una situazione di “normalità”. A complicare la situazione c’è il fatto che i processi coinvolti nel riscaldamento globale non sono di tipo lineare, ma decisamente autoesaltanti intendendo con questo termine processi con retroazione positiva: esempio lampante è rappresentato dallo scioglimento dei ghiacciai che, riducendo l’albedo (potere riflettente di una superficie) favorisce l’ulteriore scioglimento dei ghiacci in quanto al posto di una superficie bianca (ghiaccio o neve perenne) che ha il massimo potere riflettente, la radiazione solare incide su una superficie scura, assorbendo più calore. L’accelerazione del fenomeno è tale che pressochè tutte le previsioni sulla scomparsa dei ghiacciai, compreso il Polo Nord, si sono dimostrate troppo ottimistiche.
Dunque una correlazione tra attività antropiche e riscaldamento globale c’è (vedi figura 2) anche nel caso dell’atmosfera e se ne conoscono pure le leggi che la regolano. Per cui la domanda che mi sembra emergere dalle considerazioni di Zanchetta, è di per sé mal posta perchè, come detto, non è tanto la quantità che conta, quanto le caratteristiche dei gas presenti in atmosfera con il loro potere di assorbimento. Comunque alla domanda se la quantità di CO2 accumulata in atmosfera (ma non dimenticherei gli altri gas a cominciare dal metano che ha un potere assorbente 14-15 volte superiore a quello della CO2) sia talmente grande da giustificare da sola la situazione in corso, credo che questo nessuno sappia rispondere con precisione, se non ricorrendo a modelli probabilistici. Conosciamo con una buona approssimazione quanta ne immettiamo annualmente da un certo numero di anni, ma quanta se ne sia accumulata nei secoli è un altro paio di maniche, checchè ne dicano i rapporti del IPCC. E qui le considerazioni di Zanchetta mi trovano d’accordo.
Ho ripetutamente scritto (anche qui sulle pagine della Bottega) spesso insieme ad Angelo Baracca, che l’IPCC è un organismo intergovernativo affatto esente da condizionamenti politici che oggi, non a caso, trovano la loro esemplificazione nelle raccomandazioni finali degli ultimi rapporti dove le parole magiche per affrontare i cambiamenti climatici sono “mitigazione e adattamento” che si traducono nelle indicazioni operative di ridurre le emissioni di CO2 attraverso le energie rinnovabili, il nucleare, il sequestro della CO2, non escludendo neppure alcuni tipi di ingegneria climatica o geoingegneria per convincerci che dobbiamo adattarci a questo stato di cose.
Insomma un menù alla carte dove c’è spazio per ogni tecnologia e quindi per ogni scelta di investimento di capitali, ovvero una transizione energetica che non tocchi la sostanza del problema che è e resta il modello di sviluppo ancorato al modo di produzione capitalistico; cosa di cui non si vogliono rendere conto la gran parte dei movimenti ambientalisti che persistono in un atteggiamento accelerazionista rispetto alle politiche dei vari governi e istituzioni sovranazionali.
Questo è secondo me il punto cruciale che ci coinvolge comunque, anche nel caso si stabilisse per ipotesi, che la CO2 non è la sola responsabile dei cambiamenti climatici. La scelta della transizione energetica (che porta con sé la quarta rivoluzione industriale) è una scelta epocale da cui il capitale non può tornare indietro; potrà avere dei ritardi, certamente delle contraddizioni, ma è la sola occasione di rilancio del meccanismo di accumulazione di cui può disporre ora, in un contesto internazionale assai problematico ed in continua evoluzione.
Perchè non parlarne, oltre che sulla Bottega, in un assise pubblica, magari proprio nella “tua” Lucca. Che ne dici Zanchetta?
(*) Catastrofe climatica: un dibattito scomposto e Catastrofe climatica: un dibattito scomposto / 2