Cecil Taylor: «cibo per l’anima»
db si entusiasma per uno straordinario doppio cd pubblicato da Angelica
«E’ come cibo, capite. Vi rende sano, sapete, vi arricchisce» spiega Cecil Taylor in un appassionante monologo e un po’ dialogo nel Palazzo dei Notai a Bologna, l’11 maggio 2000 con il pubblico e con Franco Fabbri a stimolarlo.
Di che cibo parla Cecil Taylor? Nomina Duke Ellington, Charlie Parker, «la regina» Billie Holiday, Bela Bartok… Ricorda sua madre (*): «mi ha dato da leggere Schopenhauer quando avevo 11 anni, magari era matta» che lo ha portato a teatro e a vedere i grandi ballerini. Appunto «cibo, vi arricchisce». E subito dopo: «amo Eric Dolphy, Albert Ayler, Jimmy Lyons, Andrew Cirille». Tanta musica mescolata a politica, studio, voodoo, l’infiorescenza, kachina (parola hopi che indica chi «porta la vita»), danze, poemi, rituali e diete. Saltando nei tempi: la povertà di oggi e il ricordo di Adam Clayton Powell, primo parlamentare afroamericano eletto nel Nord degli Usa (era sacerdote battista e organizzatore degli scioperi dell’affitto; riuscì a far passare una norma che trasformava il linciaggio in un reato federale). Per finire – dopo un bel po’ – con un «grazie a tutti per esservi annoiati, io mi sono divertito».
“D’accordo” obietterà mr Scetticismo oppure miss Perplessità “ma ora ci vuoi dire chi è ‘sto Cecil?”. Ne avete di pretese, eh? Se non conoscete Cecil Taylor (1929-2018) provo a inquadrarlo in 7 righe (ardua impresa) senza ansietà wikipediste. Pianista – ma anche poeta – afroamericano, “colonna” del free jazz, è stato quasi dagli esordi all’ultima nota uno di quegli artisti che divide: c’è chi lo avrebbe seguito ovunque, quasi lui fosse un pifferaio di Hamelin (**) ma c’è chi lo ha considerato non musica, forse un truffatore o un pazzo. «Non c’è niente di normale a me» dice verso la conclusione del suo “dialogo” a Bologna. Se nulla-nulla sapete fatevi una prima ideuzza ascoltandolo e magari vedendolo. Qui a esempio Cecil Taylor Unit – Live in Paris 1969 – YouTube con gli ottimi Jimmy Lyons, Sam Rivers, Andrew Cyrille; oppure qui Cecil Taylor: Solo Piano (1984) – YouTube.
Se la curiosità è cresciuta allora non fatevi mancare «At Angelica 2000 Bologna», il recente doppio cd pubblicato da I DISCHI DI ANGELICA per 25 euri se lo prendete dall’editore (idischidiangelica.bandcamp.comp). Il primo cd si intitola «Dance for All Seasons» per 67minuti e 35 secondi: in pratica Cecil Taylor al piano con un po’ di parole per contorno. Il secondo cd si intitola «Rap (Pubblic Meeting)»: si apre con una (bellissima) «dichiarazione su una possibile definizione di ciò che io penso sia la musica» poi un «uh, finito. Ah ah. Bene, adesso vi spiego di cosa si tratta» e via per 50 minuti circa con qualche domanda di Fabbri più una dal pubblico e un breve intervallo per sbafare una sigaretta e fumarla (***)… considerate che negli Usa è vietatissimo quasi il pensarlo.
Un cofanetto curatissimo nei testi, nella grafica (di Massimo Golfieri e Concetta Nasone) e in tutti i dettagli. Con un libretto che trascrive – in italiano e inglese – il secondo cd. Roba da farsi crescere i baffi solo per poterli poi leccare.
Non la faccio lunga. Per me due cd meravigliosi.
A proposito buon anno. Io lo finirò e lo comincerò con blues e jazz.
(*) madre «100 per 100 cherokee» mentre il nonno paterno era kiowa; tanto per dire l’insensatezza di definizioni tipo «afroamericano».
(**) Ovviamente io sono uno dei topini che si fa incantare dal Taylor di Hamelin; ma per essere del tutto schietto (squit) appena sento qualcosa che somiglia al buon jazz mi metto a scodinzolare.
(***) quando alzate il secondo cd guardate bene il tondo sotto con la fotina: su richiesta di Cecil Taylor quella sera Massimo Golfieri lo ha fotografato con sigaretta e bicchiere di vino… uno sberleffo agli Usa, avvelenatori del mondo e pretesi salutisti.
LE FOTO SONO DI MASSIMO GOLFIERI