Cento e passa pittori naif – 48, Norberto Proietti 2
(per la galleria precedente vedi IVI )
Di Mauro Antonio Miglieruolo
Norberto Proietti (Spello, 18 settembre 1927 – Spello, 9 agosto 2009)
È stato uno dei più famosi pittori naif, noto per gli sfondi di paesaggi medievali nei quali trovano posto i suoi elementi preferiti: borghi, conventi, torri, vicoli, uliveti, campi lavorati e fraticelli. Tanti fraticelli. Questi ultimi costituiscono una costante dell’ispirazione di Norberto Proietti. Nei suoi quadri vi sono sempre frati, frati che pregano o lavorano, indaffarati nei più svariati mestieri.
Nell’ambito della scultura, l’artista è noto per le opere realizzate modellando il legno di ulivo e per il Pellegrino di pace, posto davanti alla Basilica superiore di Assisi, dedicato a San Francesco
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Poco più che dodicenne Norberto andò in Trastevere a Roma, dallo zio sarto per imparare un ‘mestiere’ che possa dargli la possibilità di mantenersi. Non a caso si scelse un mestiere manuale e creativo (sarà a sua volta sarto, a Bergamo, nel 1950).
Nel 1951 dipinge il suo primo quadro, che costituisce anche il suo primo successo. L’opera suscita l’ammirazione della piccola corte di frequentatori che quotidianamente si agita intorno alla sua bottega. L’attività pittorica degli anni successivi espande gradualmente questo successo finché arrivano i primi riconoscimenti a livello internazionale. Nel 1962 espone in Lussemburgo e dal 1965 al 1966 a Memphis. Dal 1967 al 1974 è spesso presente al Festival dei due Mondi a Spoleto.
Nel 1971, per l’interessamento di Cesare Zavattini, ottiene il Premio Suzzara, l’Oscar dell’arte ‘naif’ nazionale. Da allora la sua storia artistica non conosce più interruzioni.
Ha detto di lui Vittorio Sgarbi: Colpisce particolarmente, nei dipinti d’esordio, “la straordinaria densità della materia pittorica. È una densità tutta “primitiva” che niente ha a che fare con le superfici linde e glassate del naïf più convenzionale, vicina nella sua composizione e nel suo effetto a quella dell’intonaco grezzo; una crosta scabra che scompone le luci e le ombre in delicate nuances pulviscolari, offrendosi al tatto non meno che all’occhio.” […] “Si è voluto mettere in relazione questa nuova maturità di Norberto con la conoscenza approfondita dei grandi cicli pittorici – il Giotto di Assisi, o chi per lui, in primis, ma anche il Simone Martini delle Storie agostiniane – dell’Umbria e della Toscana trecentesca. C’è certamente del vero in queste valutazioni, ma non si trascuri la costante natura novecentesca della maniera di Norberto, ancora una volta riconducibile, sebbene per altri e più remoti versanti, alla fucina primitivistica.” […] “…la classificazione di naïf assegnata a Norberto mostra tutta la sua debolezza critica, non fornendo alcun elemento chiarificatore sulla ricerca formale intrapresa dall’autore. Il Norberto degli anni Settanta-Novanta ordina, geometrizza, semplifica, codifica in un sermo linguistico d’immediata efficacia comunicativa quegli istinti, quelle sommarietà figurative, quelle virulenze materiche che il primo Norberto quello davvero naïf, aveva lasciato liberi di esprimersi.”
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