Cento e passa pittori naif – 68, L’arte naif di Zenone (Emilio Giunchi) 2

Di Mauro Antonio Miglieruolo
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Emilio Giunchi, e un pittore naif molto conosciuto in Italia e all’estero come Zenone, nome d’arte con il quale firma i suoi quadri. L’artista spiega il motivo di tale pseudonimo: ” In arte ho scelto questo appellativo perché mi lega a un ricordo importante, difatti Zenone è il Santo celebrato il giorno in cui eseguii il mio primo dipinto”.
1374_large_DSC02811Nato ad Arezzo nel 1936, si è sempre dedicato alla cultura e all’arte. Inizia la sua attività negli anni ’60, ma solo nel decennio successivo comincia a esibire i suoi quadri.

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Emilio Giunchi appartiene al gruppo di artisti italiani “naive” molto apprezzati in Europa per il loro stile particolarmente puro. Dipinge dal 1972.

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Personalissima, ironica e raffinata la sua interpretazione del naif, fondata su una concezione naturalistica e su una semplificazione degli elementi architettonici sia rurali che cittadini. Nei suoi quadri c’è molta festosità, molto colore e un gusto primitivo nel raccontare la vita e la gente.

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Ama raffigurare inverni colorati ed scene idilliache di preti, suore e gente di campagna intenti a lavorare nei giardini, o che salutano l’avvento di un nuovo giorno.

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Zenone crea deliziose cittadine disposte in modo da mostrare gli elementi architettonici peculiari ai paesaggi toscani.
RECENSIONI:

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“La pittura di Zenone è un grande racconto popolare dai toni gioiosi e commossi , un libro aperto che ci insegna e ci fa riflettere”

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“Nei quadri di Zenone è tutto un eden gioioso e popolare, una dolce, serena e coordinata arcadia, talché lo spettatore si sente il cuore allargare, i nervi distendersi e il respiro dilatarsi”

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“Espressioni di una personalità semplice, spontanea, i dipinti di Zenone presentano scorci di paesi e casolari isolati , color ocra, solidi nell’aspetto , contornati da un paesaggio riconoscibile nelle colline toscane.”

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“Disegna la realtà in veste ingenua, semplice, scandita in chiese, paeselli, prati dove corrono fraticelli o suorine , albe, tramonti o notturni con un cielo purissimo dove ad un tratto campeggia grande un vaso decorato traboccante di fiori squillanti…”

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“E ancora distese di campi, casolari, donne che raccolgono i frutti, contadini che lavorano la terra, fedeli che si avviano alla chiesa,tutti i personaggi immersi in una luce cromatica traslucida, in un’atmosfera serena, dove ogni figura o particolare emana un rapporto pacificato con il mondo, un’armonia di valori incontaminati.”

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Miglieruolo
Mauro Antonio Miglieruolo (o anche Migliaruolo), nato a Grotteria (Reggio Calabria) il 10 aprile 1942 (in verità il 6), in un paese morente del tutto simile a un reperto abitativo extraterrestre abbandonato dai suoi abitanti. Scrivo fantascienza anche per ritornarvi. Nostalgia di un mondo che non è più? Forse. Forse tutta la fantascienza nasce dalla sofferenza per tale nostalgia. A meno che non si tratti di timore. Timore di perdere aderenza con un mondo che sembra svanire e che a breve potrebbe non essere più.

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