Cento e passa pittori naif – 78, Fantasmagorie 3
Di Mauro Antonio Miglieruolo
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Con la presente puntata della grande rassegna giunta ormai al settantaseiesimo capitolo (e credo ormai si siano già effettivamente esposti più di cento artisti naif) ritengo sia ampiamente giustificata l’ipotesi che formulavo all’inizio sulla ragione del perché della rassegna medesima. Perché, sostenevo, tra le arti figurative è quella che più si avvicina alla fantascienza. Le rappresentazioni non sono le stesse, lo spirito che muove l’artista uguale.
Mondi fantastici, mondi inventati, mondi di piena finzione rispetto al reale, al quale, con nostalgia e rimpianto, ci si vorrebbe avvicinare. Ma ci si avvicina attraverso la falsità di un ricordo, o di un mito (proprio come avviene con la fantascienza), si accosta un idillio piuttosto che la realtà.
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La rappresentazione spesso riguarda paesaggi, uomini e abitudini o che non sono mai stati o che non sono più, ormai morti, o agonizzanti, configurando realtà alle quali si vorrebbe ritornare, pur sapendo che è impossibile. Nello stesso modo che la fantascienza, fantasiosa e tecnologica, si tuffa nel possibile del futuro, nel quale tenta ricreare la medesima innocenza che il ricordo attribuisce al passato, ma che non è del passato, è invece dello sguardo che guarda, dal creatore che crea.
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La differenza tra i due è che l’una, l’arte naif, volge lo sguardo sempre al passato; e l’altra, la fantascienza, utilizza il presente e soprattutto il futuro cercando di eternizzarlo cogliendolo nella sua essenzialità e negli elementi costitutivi di quel domani che riproduce come domani, pur essendo indissolubilmente legato all’oggi.
Un futuro che finge di vedere, o intravvedere, mentre non fa altro che rimpiangere il presente che se ne va per potersi rendere conto che se ne va.
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Il presente, quella sorta di linea di confine, spazio di librazione, nel quale si muove e si vive istante per istante, scivola tra le dita degli uomini, nelle loro menti, come sabbia fina di mare. Se ne va. Ha il suo da fare altrove. Nel ricordo attraverso cui costruisce persone e cose.
E ne va e ritorna. Torna ad andare per subito, quasi prima di essersene andato, restituirsi al punto di partenza.
La fantascienza, dopo essere stato reminiscenza, solidale con il naif, finisce all’esatto opposto, si manifesta come fluttuazione, ambiguità, attesa. La dove invece il naif è fragilità, già visto, sogno…
Con la presente fantasmagoria e le tre che seguiranno, queste differenze comunque tendono a dissolversi. E resta, a noi beneficio, l’illustrazione come gioco, come sogno e avventura, come ingenuità e come malizia, come strizzatina d’occhio e libertà di penetrare in mondi dei quali non ci apre più le porte l’arte ordinaria. Cioè l’arte classica.
P.S. Per mia esclusiva comodità (ne pensi ognuno quel che vuole) mi sono limitato a stabilire grossolane differenziazione tra naif e fantascienza. Tuttavia sono consapevole che in questa immensa galleria sono stati presentati autori, quadri e immagini non tutti attinenti con il naif. L’elemento che mi ha permesso di (un po’ abusivamente) includerli, è l’insolito, il fantastico, l’antirelistico che vi predomina. Nonché una certa capacità di ispirare l’amante della letteratura di fantascienza che è in tanti di noi.