C’eravamo tanto armati/10

L’Italia prepara la guerra
Pillole (non esaustive) dell’audizione di ieri di Crosetto al Senato.
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Appunti di Alexik (virgolettato del ministro, commenti fra parentesi quadre miei)

“Dobbiamo chiederci quale sarebbe stata la nostra capacità di risposta ad attacchi simili a quelli subiti da Israele negli ultimi mesi”, e pertanto bisogna rafforzare la nostra capacità aerea e missilistica [come se si prevedesse un nostro maggior coinvolgimento militare nel conflitto in Medio Oriente].

“I nostri competitor non si limitano ad operare solo in modo convenzionale. Per seguire i loro obiettivi fanno ricorso a tattiche ibride i cui effetti non si manifestano unicamente sul piano militare, ma investono ogni settore di interesse nazionale – economico, industriale, energetico, sociale, politico, delle materie prime, delle terre rare”.
E per difendere questi interessi strategici la difesa svolge un ruolo chiave. Un esempio viene dal Mar Rosso, dove gli Houti riservano un “trattamento di favore” alle navi russe e cinesi [forse perchè Russia e Cina non sono coinvolte nel genocidio palestinese ?] alterando gli equilibri competitivi.
[Parafrasando un vecchio detto, la guerra è la continuazione dell’economia con altri mezzi].
Gli investimenti del settore difesa servono al rilancio dell’economia, dell’innovazione tecnologica e dell’occupazione qualificata.
E’ in programma una riforma del settore militare, del sistema organizzativo della Difesa, adeguamento delle dotazioni organiche, più giovani e formate.
Fra gli obiettivi c’è l’adeguamento alle funzioni richieste dalla NATO in termini di capacità e prontezza nell’intervento. “Ciò implica stock militari, equipaggiamenti adeguati e una logistica in grado di sostenere lo strumento militare”.
Si programma di rafforzarsi sui terreni dell’artiglieria pesante, dei carri di nuova generazione, dei sistemi antimissile, ma anche nel settore spaziale e cibernetico, dell’innovazione digitale, dell’Intelligenza Artificiale, e nel contrasto alla “disinformazione che può influenzare l’opinione pubblica“.
Si punta sul ruolo della Difesa nella protezione subacquea delle infrastrutture energetiche, delle comunicazioni, delle materie prime e terre rare [di chi ? Che l’Italia non ne ha], e si prevede a breve apposito ddl. Servono anche grandi stock di munizioni e parti di ricambio per “esprimere capacità credibili prolungate di combattimento”.
L’industria nazionale deve partecipare con un ruolo importante al programma di sviluppo per il futuro main battle tank. Occorre consolidare tutta la base industriale della Difesa, e investire nella ricerca tecnologica.
Si prevede l’acquisto di nuovi 24 Eurofighters e 25 F35.

Quanto alla spesa militare, il dibattito NATO considera ormai il 2% del PIL un requisito base, ma punta all’obiettivo del 2,5 % e più. L’Italia è lontana da questo obiettivo, but don’t worry: il nuovo segretario alla difesa dell’UE ha aperto all’esclusione delle spese militari dal patto di stabilità.

Per il discorso completo rimando al video (l’audio è molto basso, meglio attivare i sottotitoli).

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Sottomarino nucleare, arriva il progetto firmato Fincantieri

Corsa al riarmo – Rifiutata anche da Andreotti, ora lo studio affidato all’Università di Genova. Il governo prepara una norma ad hoc e una nuova società

di Alessandro Mantovani e Francesco Ridolfi

Per ora è solo uno studio di fattibilità finalizzato all’installazione di piccoli reattori nucleari di quarta generazione, oggi in fase sperimentale su navi militari. Un incarico di ricerca da 2,094 milioni di euro, che nel mondo degli armamenti sono briciole.
Continua qui, su Il Fatto Quotidiano.

La “sosta tecnica” della nave MedgarEvers nel porto: Messina centro logistico delle operazioni di guerra USA nel Mediterraneo

Vestiario, generi alimentari, sistemi d’arma e munizioni o diesel e combustibili per le navi da guerra e i cacciabombardieri?
Cosa trasporta a bordo la nave cargo USNS Medgar Evers (T-AKE-13) della Marina Militare degli Stati Uniti d’America, approdata nella mattinata di martedì 5 novembre nel porto di Messina, a poche decine di metri di distanza dal Palazzo comunale e da Piazza Duomo?

Impossibile saperlo, data la rilevanza strategico-militare delle missioni affidate ad una delle unità più grandi in forza alla Combat Logistics Force, la Forza logistica da combattimento di US Navy, prima fra tutte il rifornimento di armi e fonti energetiche alla flotta che il Pentagono ha trasferito nel Mediterraneo e nel Mar Rosso dopo lo scoppio del conflitto Hamas-Israele il 7 ottobre 2023, l’avvio delle operazioni di bombardamento USA-NATO-UE contro gli Houthi in Yemen e l’escalation bellica di Tel Aviv contro Gaza, West Bank, Libano, Siria, Yemen ed Iran.

Di certo, l’ennesima conversione delle banchine portuali del centro città di Messina in avamposto bellico, con tanto di militarizzazione delle strade da parte dei mezzi dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato “a difesa” della nave cargo della Marina USA, rappresenta un inaccettabile, pericoloso e insostenibile peso per i suoi abitanti. Incomprensibile poi come le autorità civili e militari abbiano consentito la “sosta tecnica” di Medgar Evers nella città dello Stretto, nonostante gli incalcolabili rischi per l’ambiente e la sicurezza della popolazione in caso di incidente, dati i carichi ultra-pericolosi che potrebbero trovarsi nelle stive.

Varata nel novembre 2011, la USNS Medgar Evers è lunga 210 metri e larga 32 metri; ha un dislocamento leggero di 25.254 tonnellate e, a pieno carico, di 44.776. L’unità può trasportare a bordo fino a 4.000 metri cubi (1.048.300 galloni) di carburante diesel per le unità da guerra e/o di combustibile JP-5 per i velivoli aerei in dotazione a US Navy. In alternativa la Medgar Evers può trasportare 6.675 tonnellate di beni vari (vestiario, cibo, ecc.). Essa è inoltre una ammunition ship, cioè una nave per il rifornimento di armi e munizioni.

Nei mesi scorsi l’imbarcazione militare è stata impegnata in diverse esercitazioni aeronavali nel Mediterraneo orientale, a fianco della flotta di pronto dispiegamento USA guidata della nave d’assalto USS Baatan e di altre unità della VI Flotta.

(*) Tratto dal blog di Antonio Mazzeo.
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alexik

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