Cercando (e ascoltando) un altro Egitto
Un piccolo editore (Ensemble) e due bei libri: «La poesia nelle piazze» (ovvero «I versi di protesta della primavera araba») di Hussein Mahmoud e «Vergogna tra le due sponde» (sottotitolo: «La schiavitù contemporanea nel Mediterraneo») di Ezzat el Kamhawi, entrambi nella bella collana Transculturazione diretta da Armando Gnisci.
«Questo è il ritorno dello spirito
il ritorno dell’Egitto a se stesso
il ritorno dei poeti alla poesia
il ritorno di noi tutti a cantare»
Così si chiude il poema «Il ritorno della coscienza» (dedicato a Tawfiq al-Hakim) di Ahmad Abd al-Muti Hijazi. Il libro di Hussein Mahmoud racconta una stagione esaltante e difficile della rivolta e della cultura egiziana, scegliendo i 10 poeti simbolo della «rivoluzione». La piazza torna ad appropriarsi come in passato – «a partire dalle mu’allaqat» di epoca preislamica … fino ai cosiddetti poeti migranti – della poesia. In mezzo alla gente sfuggendo alle censure dei regimi dittatoriali. Di questa tradizione parlano i primi capitoli del libro di Mahmoud. Nel terzo (e più lungo) capitolo ecco gli «esempi di poesia rivoluzionaria araba» presenti in piazza Tahrir e negli altri luoghi delle recenti rivolte.
«Non islamizzerete la rivoluzione, non privatizzerete la piazza»: A chi legge raccomando Hasan Talib e soprattutto il lungo poema «Disegna una croce come una mezzaluna» di Hasan Talib: la sua forza ribelle a volte è esplicita, urlata mentre in altri versi si nasconde sotto una simbologia che da questa parte del Mediterraneo non è sempre chiara.
Sadani al-Salamuni vede la rivoluzione e la controrivoluzione come sorelle e racconta che «ogni creatura è stata messa / sotto la frase “quanto costa?”» o domanda con rabbia: «perché quando se ne va un torturatore ne viene un altro?».
L’ultimo capitolo del libro racconta che «la poesia continua». Un buon libro. Da persona con passaporto italiano esprimo una mia personale perplessità sul paragone fra Democrazia Cristiana in Italia e Fratelli Musulmani in Egitto: secondo Mahmoud la prima fu democratica e i secondi non lo sono. Senza entrare qui nei dettagli storici ricordo una Dc italiana golpista dall’inizio (Gladio e non solo) e poi complice della lunga stagione di stragi dalla fine degli anni ’60 in avanti.
Molto interessante anche il libro di Ezzat el Kamhawi: il titolo è ingannevole o se preferite promette meno di quello che contiene perché in «Vergogna tra le due sponde» si parla sia della «schiavitù» dei migranti che dei disastri politico-economici di un Egitto, asservito alle politiche dell’Occidente.
Quei ragazzi che muoiono in mare – «con la stessa insistenza degli attentatori suicidi» – sognando libertà ricordano l’epoca dei faraoni «quando i defunti si trasportavano sulle barche del sole». Non sappiamo i loro nomi e neppure il numero esatto. Spesso le loro storie vengono occultate anche per vergogna: e quei silenzi spingono altri a imbarcarsi…
Quel che noi qui, su questa sponda, non sappiamo (o non vogliamo sapere?) è il disastro dell’Egitto. «Nell’estate 2010, per la prima volta nella storia, i contadini lasciarono incolto il 30 per cento dei terreni del Nilo» e Ezzat el Kamhawi spiega benissimo le ragioni politiche di questa «catastrofe», di questo «seminar miseria» (dall’alto).
Ce n’è anche per gli italiani che «non parlano delle loro complicità nell’incoraggiare i viaggi a bordo delle barche della morte»; tragicomica la parte sull’incontro con i burocrati italiani, sulla «ingenuità» della polizia. Casomai vi assalisse il dubbio l’autore ricorda che fra i migranti il centro “d’accoglienza” di Lampedusa «ha la stessa reputazione di Guantanamo». Insomma – come riassume l’ultimo capitolo – «sono state proprio la cooperazione e la complicità fra i governi del Nord e del Sud del Mediterraneo a provocare l’emigrazione di egiziani e africani. Volendo, la potremmo chiamare guerra: la guerra delle due parti contro l’umanità».
«La poesia nelle piazze» («I versi di protesta della primavera araba») di Hussein Mahmoud: 148 pagine per 12 euri, Edizioni Ensemble.
«Vergogna tra le due sponde» («La schiavitù contemporanea nel Mediterraneo») di Ezzat el Kamhawi: 132 pagine per 12 euri, Edizioni Ensemble.
SCUSE NECESSARIE
Voglio precisare che non ho usato la trascrizione corretta dei nomi arabi perché non ho la tastiera adatta. (db)