Cesena, il crac Carisp e gli azionisti impoveriti
Il punto sul processo penale pendente a Forlì sulla Cassa di Risparmio di Cesena e sulle attività del «Comitato Difesa Risparmiatori CRC»
di Davide Fabbri (*)
In questi ultimi giorni molti azionisti mi hanno scritto e telefonato per chiedermi: a che punto siamo del processo penale pendente presso la Procura della Repubblica di Forlì? Ci sono ancora possibilità per costituirsi parte civile nel processo penale contro gli ex vertici della Cassa risparmio di Cesena, la (ex) banca dei poteri forti di Cesena?
Con questa nota, cerco di rispondere ai quesiti. Ci sono ancora possibilità per la costituzione – da parte degli azionisti Carisp Cesena – di parte civile nel processo penale: ci si potrà costituire (e sarà il termine ultimo) alla prima udienza dibattimentale, dopo il rinvio a giudizio degli imputati (che io reputo scontato) che io prevedo subito dopo l’estate.
Occorre pertanto aspettare il rinvio a giudizio, che verrà ufficializzato nelle prossime sedute delle udienze preliminari del GUP – giudice delle udienze preliminari Luisa Del Bianco – del 20, 21, 26 e 27 giugno.
Una volta ufficializzato il rinvio a giudizio, il nostro «Comitato Difesa Risparmiatori CRC» è intenzionato a organizzare altri incontri pubblici per consentire a tutti quegli azionisti che fino a ora sono rimasti “alla finestra” di costituirsi parte civile nel processo penale. Al momento sono 639 i soggetti che la Procura della Repubblica di Forlì ha ammesso come parti civili.
Il 6 giugno c’è stata la prima udienza in Tribunale a Forlì – presso il GUP Luisa Del Bianco – del processo penale che vede imputati gli ex vertici della banca prima della crisi, che l’ha travolta recentemente e che l’ha portata a un tentativo di risanamento “lacrime e sangue” per gli azionisti grandi e piccoli. Il valore delle azioni è crollato a 50 centesimi (fino a qualche anno era di 16 euro). Dopo circa due anni e mezzo di indagini, la Procura della Repubblica di Forlì ha chiuso l’inchiesta sulla CRC, chiedendo il rinvio a giudizio di 14 persone, fra ex amministratori, ex direttori ed ex sindaci revisori del principale istituto di credito cittadino, oggetto di un salvataggio da parte di un consorzio privato di banche – il Fondo Interbancario – attraverso il versamento di oltre 260 milioni di euro; un salvataggio che ne ha trasferito quasi totalmente la proprietà dalle Fondazioni bancarie e dagli investitori locali al Fondo Interbancario.
Il GUP Luisa Del Bianco entro questo mese dovrà valutare il rinvio a giudizio degli ex vertici della banca, chiesto dal procuratore capo Sergio Sottani e dal pubblico ministero Francesca Rago. Lo farà con una serie di udienze già fissate: il 20, 21, 26 e 27 giugno. A queste udienze possono partecipare dalla parte del pubblico solo gli azionisti parte civile nel processo.
Il giudice nella seduta del 6 giugno scorso ha ammesso 639 soggetti che hanno chiesto di partecipare al processo in qualità di danneggiati, parti civili nel processo penale. Una cosa molto simile ad una “class action”, dal momento che la stragrande maggioranza di questi azionisti sono tutelati in aula da avvocati di associazioni dei consumatori: la nostra Adusbef (avvocati Grazia Angelucci e Vincenzo Bellitti) in collaborazione col nostro «Comitato Difesa Risparmiatori CRC» e il Codacons.
Il procuratore capo Sottani e il PM Rago chiedono che vengano giudicati – per false comunicazioni sociali e per ostacolo all’attività di vigilanza della Banca d’Italia – Germano Lucchi (ex presidente del cda e rappresentante legale di CRC dal 1.1.2007 al 13.5.2014), Atos Billi (ex vicepresidente del cda), Enrico Bocchini (membro del cda), Giovanni Maria Boldrini (membro del cda), Francesco Carugati (membro del cda), Pier Angelo Giannessi (membro del cda), Paolo Fabbri (membro del cda), Bruno Santini (membro del cda), Mario Riciputi (membro del cda), Giovanni Tampieri (membro del cda), Vincenzo Minzoni (presidente del collegio sindacale), Luigi Zacchini (membro del collegio sindacale), Adriano Gentili (direttore generale) e Dino Collinucci (vice direttore generale).
In particolare, nel mirino della magistratura c’è il bilancio consolidato dell’anno 2012 dell’ex istituto più influente della città, nel quale per la procura non sarebbe stato correttamente rubricato il credito che la banca vantava nei confronti della Holding dell’immobiliarista di Bertinoro Pierino Isoldi: credito classificato come “ristrutturato” nel bilancio quando invece doveva essere inserito tra i crediti in sofferenza, anche su indicazione della Banca d’Italia che chiedeva maggiori accantonamenti. Questo avrebbe permesso di non esporre in bilancio maggiori perdite per 15 milioni di euro.
LE FOTO: il corteo del nostro Comitato, il 22 aprile, scorso, più Germano Lucchi e Adriano Gentili, due dei principali indagati nel procedimento penale.
(*) Davide Fabbri è portavoce del Comitato Difesa Risparmiatori CRC