Cesena: si scrive bene pubblico ma qualcuno ci legge Pavillon

Gestione privatistica di bene storico vincolato: Villa Silvia-Carducci di Lizzano di Cesena: irregolarità e gestione allegra di denaro pubblico. Come fa ad essere regolare il Pavillon usato per attività di ristorazione in assenza di regolari autorizzazioni?

  Lettera aperta di Davide Fabbri al sindaco di Cesena Paolo Lucchi

Chiedo al primo cittadino di adoperarsi affinché gli uffici comunali competenti e il Corpo di Polizia Municipale facciano una verifica puntuale sulla regolarità della costruzione di una struttura denominata Pavillon e “sala polivalente”, utilizzata prevalentemente per la ristorazione (vedasi foto).

Pare che non sia stato rilasciato idoneo permesso di costruire da parte degli uffici tecnici competenti del Comune di Cesena.

Nei fatti vi sarebbe un aumento importante e irregolare di cubatura in assenza di concessione edilizia.

Tale struttura viene utilizzata soprattutto per attività di ristorazione, essendo collegata alla cucina interna alla Villa Silvia Pasolini Zanelli di fondazione settecentesca: ultimo pranzo organizzato, quello di Pasqua 2017, con menù a 30 euro a persona.

Nei depliants pubblicitari-turistici dei gestori di Villa Silvia – AMMI cioè Associazione Musica Meccanica Italiana del presidente Franco Severi – si afferma che «è offerta la possibilità di organizzare pranzi, cene, buffet e altri appuntamenti enogastronomici». Il tutto all’interno di una struttura che non ha ricevuto le necessarie autorizzazioni da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali, Architettonici e Storici.

Gli immobili di Villa Silvia fanno parte di un complesso monumentale. Sono un bene pubblico comunale, storico e vincolato. Le leggi vigenti in questo Paese – Cesena ne fa comunque parte – affermano che l’esecuzione dei lavori e le opere di qualunque genere sul complesso monumentale di Villa Silvia sono da sottoporre a preventiva autorizzazione della competente Soprintendenza. Normative disattese, ancora una volta con questa amministrazione comunale.
Altro aspetto inquietante. L’associazione AMMI del potente presidente Franco Severi (ex imprenditore della Mase, uomo dell’influente Davide Trevisani, del Gruppo Trevi ed ex presidente di CRC) ottiene una barca di soldi – per me ingiustificati – dal Comune di Cesena: 70.000 euro nel triennio 2016-2018; di cui 40.000 euro per spese utenze e manutenzione ordinaria e 30.000 euro per sostegno ad attività culturali, molte delle quali sono a pagamento per i cittadini utenti! Il tutto avviene attraverso una convenzione approvata dalla Giunta comunale nel febbraio del 2016, concessione di beni pubblici che scade nel 2025. Il gestore di Villa Silvia riceve tanti soldi da sponsor privati, che supportano l’iniziativa dell’intraprendente democristiano Franco Severi: le aziende che fungono da sponsor sono il Gruppo Trevi di Davide Trevisani, la holding della carne Amadori spa, Cassa Risparmio Cesena spa, Fondazione Cassa Risparmio Cesena, Romagna Iniziative, Mase, Assicurazioni Generali, Credito di Romagna, Jolly Service, Confcommercio, San Vittore Costruzioni.


La gestione allegra di danaro pubblico da parte della Giunta comunale del sindaco Paolo Lucchi è evidente: vengono elargiti al gestore di Villa Silvia ben 70.000 euro in tre anni come sostegno economico alle attività gestionali “socio-culturali” (sic) di Villa Silvia. Attività che prevedono persino un pagamento da parte dell’utilizzatore del servizio: la tariffa d’ingresso è 4 euro a persona, per animazione guidata alla stanza del Carducci (quante visite in 1 anno?) e per una mostra permanente di strumenti musicali meccanici – che nulla hanno a che vedere con il lascito degli eredi Pasolini Zanelli – che fanno parte della Fondazione Franco Severi onlus. L’eclettico Franco Severi ha infatti una Fondazione intestata … a Franco Severi!
Chiudo con una annotazione storico-culturale.

La Villa Pasolini-Zanelli è famosa per essere stata salotto della borghesia fra il 1800 e il 1900, possedendola i conti faentini Pasolini-Zanelli, per aver ospitato intellettuali come Giosuè Carducci e Alessandro Bonci. Ne sono certo: entrambi si rivolteranno dalla tomba dopo aver letto questa mia inchiesta. E non credo che gli eredi tuttora viventi siano contenti di questa attuale gestione del bene pubblico, donato da un privato al Comune. Il lascito di donazione del bene al Comune di Cesena parla chiaro. Il lascito ha preso una brutta piega. E’ completamente disatteso.

Ma su questo spinoso aspetto, ne riparleremo, dato che oggi son stato prolisso.

Distinti saluti – Davide Fabbri

Cesena, 19 aprile 2017

 

Davide Fabbri

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