Charlotte Bunch, orchestrale di liberazioni
I suoi genitori, attivisti della chiesa metodista, l’hanno cresciuta dicendole che “parte dell’essere umani è l’essere attivi nella propria comunità”. Da studentessa partecipa al Movimento per i diritti civili e nel 1965 marcia con la gente di colore da Selma a Montgomery. Negli anni ’70 fa parte del leggendario collettivo separatista “The Furies“. Forma coalizioni di donne trasversali all’intero pianeta che si radunano nel 1993 alla Conferenza di Vienna e nel 1995 a quella di Pechino per consegnare il messaggio che “i diritti delle donne sono diritti umani”. Crea la campagna internazionale “16 giorni di attivismo contro la violenza di genere”. Fonda il “Center for Women’s Global Leadership”. E dice: “La rivoluzione è una sinfonia di liberazioni e io sono felice di essere un membro dell’orchestra.” Il suo nome è Charlotte Bunch. La sua vita è ora narrata nel documentario “Passionate Politics“.
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Intervista a Tami Gold sul documentario “Passionate Politics“, per CLAGS. La traduzione e l’adattamento sono di Maria G. Di Rienzo.
Come ti è venuta l’idea di realizzare il documentario?
La mia amica Joyce Warshow stava lavorando da qualche anno su questo film come parte dell’impegno che si era presa nel raccontare la storia delle lesbiche più anziane che avevano lavorato per la giustizia sociale. Joyce era sempre preoccupata dal fatto che le vite di queste attiviste fossero ignorate, ed era decisa a cambiare la situazione. Per cui iniziò a lavorare sul film che parla di Charlotte Bunch attorno al 2005. Poco dopo le diagnosticarono il cancro e mentre si sottoponeva ad interventi medici e chirurgici non smise mai di lavorare al documentario. Joyce è morta il 2 ottobre 2007. Una delle sue ultime richieste per me fu quella di realizzare questa sua visione in un film.
Come mai la sequenza di apertura è un cartone animato? Perché hai deciso di cominciare il film così?
Volevo che il film fosse sia dinamico, qualcosa che ti colpisce subito, sia gentile. Quando chiudo gli occhi e penso al femminismo, al potere delle donne, al lesbismo, alle nostre possibilità, io vedo danze, canti, persino fiori che sbocciano. Può suonare sdolcinato e non militante, ma io so che questo era al centro della passione di Joyce, ed era ciò che la rendeva così forte, ed è ciò che io ho maggiormente imparato da lei. L’animazione iniziale è un riconoscimento a quel che Joyce mi ha insegnato della vita e del nostro potenziale come donne.
Ci sono anche un bel po’ di bellissime immagini di Charlotte Bunch bambina e giovanissima.
Come ogni documentario biografico il film aveva bisogno di linguaggio visivo e la sfida consisteva nel crearne uno che coprisse un periodo di cinquant’anni. Quando ho iniziato a lavorare sul film ho esaminato tutto il materiale: le interviste che Joyce aveva condotto, le riprese di Charlotte nella sua casa con la sua compagna Roxanna Carrillo, ritagli di giornale, libri, lettere e molto altro. Ricordo il giorno in cui esaminai le fotografie che Joan Biren e Bettye Lane avevano dato a Joyce affinché le usasse nel documentario: catturavano momenti davvero unici del movimento delle donne durante gli anni ’60 e ’70, e sapevo che sarebbero state decisive nel creare un tessuto temporale, ma temevo non sarebbero state sufficienti. Poi seppi che il padre di Charlotte aveva filmato momenti familiari negli anni ’40. Questo divenne un tesoro, il dono di un filmato Kodachrome a 16mm, che dura più di quindici minuti.
Ci sono tanti modi diversi di raccontare una storia. Perché tu hai scelto di farlo cronologicamente?
All’inizio volevo costruire il documentario attraverso le scene contemporanee di Charlotte mentre lavora con differenti gruppi di donne in tutto il mondo, intersecandole con i flash-back della sua infanzia e delle sue prime esperienze. Ma quando tentai in questo modo e proiettai dei pezzi di documentario come test mi accorsi che la maggioranza degli spettatori non capiva la crescita politica di Charlotte. Mentre elaboravo il materiale mi divenne sempre più chiaro che dovevo proprio cominciare dall’inizio, raccontare la storia di Charlotte cronologicamente e creare una narrazione che fosse più forte.
Cos’hai imparato girando questo film?
Ho appreso della straordinaria vita e dello straordinario lavoro di Charlotte Bunch, e che non tutte siamo leader o strateghe, ma che Charlotte lo è. Ho imparato il potere della quiete e del riflettere prima di agire. Ho ricordato che il personale è politico, e che il politico è personale. E, più importante di tutto, sono stata introdotta al potenziale del movimento globale delle donne.
Come descriveresti “Passionate Politics”?
E’ un documentario di un’ora che racconta la storia di Charlotte Bunch, dall’idealista che lottava per i diritti civili, all’attivista lesbica, alla leader – riconosciuta a livello internazionale – della campagna per mettere i diritti delle donne al centro dell’agenda globale sui diritti umani. Charlotte è sia un prodotto sia una creatrice della sua epoca: ogni capitolo della sua vita è un capitolo della storia dell’attivismo femminista moderno. Come co-fondatrice del “Center for Women’s Global Leadership” Charlotte lavora con donne leader dell’Africa, dell’Asia, dell’Europa dell’est e dell’America Latina, sviluppando strategie per mostrare e combattere la violenza contro le donne in tutte le sue forme. Attraverso l’intero film vi sono scene di questo suo lavoro, soprattutto di quello con le donne del Perù e del Sudafrica.
EDUCATIONAL DISTRIBUTION – NEW DAY FILMS
A Joyce Warshow Film
Produced & Directed by Tami Gold, Co-Produced by David Pavlosky
Executive Producer Dorothy Sander
www.andersongoldfilms.com