«Che Lingua Fa?»
Il numero 73 della rivista «Nuovi Argomenti» segnalato da Gian Marco Martignoni
Per i cultori della lingua italiana si presenta assai ricco di interventi e interessante il numero 73 della rivista «Nuovi Argomenti» intitolato «Che Lingua Fa?» (gennaio-febbraio 2016: pagine 221 per euro 16, Mondadori) curato dal linguista Giuseppe Antonelli.
L’apertura del fascicolo è affidata a Tullio De Mauro, che ricostruisce meticolosamente gli avvenimenti che hanno contraddistinto il cinquantennio che ci sta alle spalle, a partire dalla nota conferenza del dicembre 1964 di Pier Paolo Pasolini intitolata «Nuove Questioni Linguistiche» che suscitò un dibattito di qualche mese fra gli intellettuali di quel tempo.
A conferma di quanto De Mauro aveva già scritto nel libro-intervista «La Cultura degli Italiani» – da Laterza – fa sempre una certa impressioni leggere che «Il 70% degli adulti italiani si colloca sotto i livelli minimi di competenze alfanumeriche che internazionalmente sono ritenute necessarie “per orientarsi nella vita di una società moderna”».
Vincenzo Ostuni invece si cimenta con il deterioramento della lingua evidenziato da Pasolini e attraverso il contributo critico di Edoardo Sanguineti tenta di comprendere qual è oggi la lingua del capitale.
Mentre Giorgio Vasta, che dichiara essere uno spettatore assiduo di «Gazebo» – il programma televisivo in onda dal 2013 su RAI3 – affronta le tematiche della lingua e dei parlanti tramite quello che definisce «il nostro sguardo, ormai, post-politico».
Una sezione del volume è riservata, mediante un questionario, all’opinione di alcuni storici della lingua italiana (Gian Luigi Beccaria, Michele Cortellazzo, Valeria Della Valle, Luca Serianni Pietro Trifone ecc) che vengono interrogati sullo stato e sui destini della nostra lingua, nonché sulle caratteristiche della nostra letteratura.
Infine, sul rapporto con l’ italiano da parte dei “nuovi italiani” provenienti da altre terre e culture, toccano le corde sensibili dei lettori gli ottimi contributi di Igiaba Scego e di Tahar Lamri.