Chi ha messo Atlantide nella mia cantina?
I «nizioeti» (*) dell’astrofilosofo Fabrizio Melodia oggi si muovono dalle parti del “Bvzm” ovvero Martin Mystère
E’ un personaggio singolare il nostro Martin Mystère, meglio noto come detective dell’Impossibile (o dell’Improbabile) nato dalla fervida fantasia di un ragazzo terribile del fumetto italiano, Alfredo Castelli e dalle sapienti matite di Giancarlo Alessandrini, considerato il Moebius del fumetto italiano.
Martin Mystère è uno dei pochi personaggi – gli altri sono Valentina Rosselli di Guido Crepax, Ken Parker di Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo, il celeberrimo Dick Tracy di Chester Gould – del fumetto ad avere una data di nascita anagrafica anche se di fantasia: ha festeggiato 73 primavere, essendo nato il 26 giugno 1942.
Agli inizi della carriera era un giovane ricercatore che si lanciava in ogni più astrusa avventura, magari dall’alto di un monastero greco in deltaplano per riuscire a esaminare documenti gelosamente custoditi: dotato di fascino ma anche di una proverbiale logorrea, dovuta a genuina curiosità da bambino e al suo sapere semi enciclopedico.
Si è poi trasformato con il tempo nel “Bvzm” – il Buon Vecchio Zio Marty – cioè un libero docente al Mit di Boston, dove ha ottenuto la sua terza laurea in cibernetica applicata ai linguaggi di programmazione, dopo quella in archeologia alla Sorbona di Parigi e la specializzazione in arte all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Parla un fluente italiano proprio per la sua permanenza in Italia, che gli sarà immensamente utile durante la permanenza di un anno a Firenze per realizzare una serie di documentari per la sua trasmissione televisiva «I Misteri di Mystère».
Il Buon Vecchio Zio Marty è anche un avventuriero emulo del ben più noto Henry Jones Jr (ma chiamatelo Indiana, il nome del suo cane, o si offende) con il quale condivide lo spirito scanzonato che poi si è tramutato in un certo bonario intellettualismo e in una serie di avventure famose per svilupparsi sapientemente tra azione e dialoghi ben calibrati e documentati, come è usanza di Alfredo Castelli.
Martin Mystère – armato di curiosità di bambino e all’inizio della sua fida pistola a raggi paralizzanti – combatte le tenebre dell’oscurantismo e dell’ottusità scientifica prima ancora di quella religiosa.
I suoi libri sono bestseller con cui ha raggiunto una fama a livello internazionale e i cui introiti sono serviti a finanziare la maggior parte delle sue ricerche, osteggiati duramente dalla comunità scientifica che lo giudica solo un ciarlatano alla pari dei suoi colleghi Peter Kolosimo, Zacharia Sitchin, Victor Von Hagen e il compagno di fantasia Robert Langdon, nato molto tempo dopo dalla fantasia di Dan Brown, il quale riprende molte tematiche ampiamente trattate nei fumetti di Alfredo Castelli riguardo al ciclo arturiano e al Graal.
Mystère si occupa appunto di “misteri” a 360 gradi: dal mito di Atlantide e Mu passando per gli Ufo, la parapsicologia e tutto ciò che la scienza ufficiale etichetta come “baggianate”.
«Mi accosto a tutto senza pregiudizi. Cerco di allargare le conoscenze e di non voler per forza rinchiudere nuove conoscenze entro vecchi schemi» ripete continuamente, facendo uscire di testa il suo povero assistente Java, un uomo di Neanderthal sopravvissuto all’estinzione da parte dell’Homo Sapiens, la cui tribù si era rifugiata in un anfratto nascosto nelle profondità delle montagne dell’Himalaya.
Java è dotato di un’intelligenza eccezionale e di una capacità animale di fondersi con la natura circostante ma si esprime a grugniti e nel linguaggio dei sordomuti: un po’ Watson e decisamente più di un Archie Goodwin, sopporta gli sproloqui enciclopedici dell’amico, accompagnandolo in ogni avventura e salvandogli più volte la pelle.
Martin Mystère si scontra spesso con l’organizzazione meglio nota come “Uomini in nero”, esistente fin dalla notte dei tempi come inquisitori e distruttori delle biblioteche: il loro scopo è che la Storia non esca dai binari canonici, soprattutto quando si parla di contatti extraterrestri e con civiltà “prima di noi”… che si sono autodistrutte. Anche all’interno dell’organizzazione ci sono lotte intestine tra la fazione che vorrebbe solo proteggere i terrestri e l’altra che vorrebbe le leve del potere.
Sergej Orloff, un tempo amico e collega di Martin, è stato per anni la sua principale nemesi. Ispirato allo stereotipo dello scienziato pazzo cinematografico ma dopo molte traversie i suoi tratti negativi si sono addolciti, si è riconciliato con l’ex amico ed è divenuto un personaggio più complesso.
Non solo Atlantide e alieni sono alla base delle avventure di Mystère: fanno capolino elfi, lupi mannari, vampiri, tutti i personaggi del ciclo arturiano, il teschio di cristallo (prima che entrasse nell’universo di Indiana Jones) e come se non bastasse anche Sherlock Holmes, realmente esistito e rifugiatosi in un altopiano sperduto nel Caucaso dopo la morte del dottor Watson. Per non parlare della mitica base di “Altrove”, vera e propria struttura paragovernativa fondata nel 1776 nientemeno che da Thomas Jefferson e da Benjamin Franklin, diretta ai giorni nostri da Chris Tower, dal suo valido aiutante Max Brody e dal potente telepate telecinetico Rogers con una squadra di sensitivi meglio conosciuta come “Magic Patrol”.
La serie di Martin Mystère, iniziata nel 1982, prosegue ancora oggi nonostante i rimaneggiamenti editoriali, dovuti alla crisi del settore (una flessione del mercato di più del 60% del venduto medio).
Il Buon Vecchio Zio Marty ancora si getta a risolvere i casi più intricati, informando puntualmente il lettore mentre digita il suo diario su un inseparabile e vetusto Macintosh Plus, al quale è particolarmente affezionato come alla sua Ferrari.
Martin Mystère si è sposato ufficialmente e in gran segreto con la fidanzata Diana Lombard nel 1995 e quindi entra nel ristretto olimpo fumettistico degli eroi felicemente accasati.
(*) Gli interventi del martedì di Melodia diventano «nizioeti», termine veneziano per indicare i lenzuolini, cioè le tipiche indicazioni stradali della città. La loro particolarità è essere direttamente affrescati sugli edifici e sui luoghi cruciali di Venezia, usando forme canoniche, stabilite ai tempi della Serenissima. Ogni nizioeto indica il nome della calle, del campo, del campiello o del canale o altro in cui viene posto. Vi sono indicazioni toponomastiche tipiche di Venezia e altre riguardanti fatti storici da cui prende il nome la via in questione. Emblematiche le indicazioni “Ponte delle Tette”, “Cae dea Barbaria dee Toe”, “Fondamenta delle Carampane”, “Riva de Biasio”, “Naranzaria”, “Cae del braso nuo”… I lenzuolini di Melodia sono piccole indicazioni nel variegato mondo della fantascienza e del fantastico, pazze mappe dell’Astrofilosofo.