Chiamatemi Tango!
di Santa Spanò
… «A torto vi lamentate, buon uomo! Volete ascoltare le mie lagnanze? Ho sposato un mostro con la speranza d’avere almeno una donna di casa. Invece mi ha partorito ben quattro figli pestiferi e da vent’anni in qua non riesce che a farmi sudar bile. Per conto mio, mi sono digerita l’Enciclopedia Universale: so tutto e non capisco niente. È una bella commedia anche il Sapere! Fra un’ora, nonostante i reumatismi, devo trovarmi all’Ateneo: ho duecento imbecilli da rendere più imbecilli che mai. Senza dubbio l’ultima parola di tutti i sistemi filosofici è un sillogismo che si chiama: lo Stipendio. Mia figlia, futura professoressa in belle lettere, oggi vuol imparare il tango.
Il maestro di tango: Fra tutte le definizioni che si vollero dare dell’uomo, credo che ancora non si sia trovata la giusta. Secondo me l’uomo è un animale che vuol ballare. Vuol ballare a tutti i costi, anche quando la sua struttura non glielo consente. Il ballo è un tentativo di bellezza ed è uno sfogo di vanità; se un professore di tango sapesse descrivere tutte le cose ridicole che ha vedute, farebbe senza dubbio un grande capolavoro.
… venni a Parigi, ed una sera qualcuno, – anzi era una venditrice di sé stessa leggermente morfinomane, – scoverse che “ho la linea… Feci fortuna con rapidità,” – (si capisce: cinque luigi all’ora!) – e adesso godo buon nome fra quei burloni di Montmartre che hanno inventato il tango argentino.
È un secolo il nostro, nel quale soprattutto si fa fortuna coi piedi…»
Ah i piedi, loro ci reggono, ci portano, avanzano, corrono, traballano, strascicano, dolorano, sudano.
E noi? Noi sempre negativi: abbiamo i piedi di argilla, ci alziamo col piede sbagliato, procediamo coi piedi di piombo, siamo sul piede di guerra, ci diamo la zappa sui piedi, teniamo il piede in due scarpe e… facciamo le cose coi piedi. Ehi ehi, santa pazienza! Questa volta no, mai cosa fu fatta meglio coi piedi: danzare!
E se scivoliamo? La vita è un tango: continua a ballare!
Anche Frank, il cieco, lo diceva: «Non c’è possibilità di errore nel tango… non è come la vita: è più semplice. Per questo il tango è così bello: commetti uno sbaglio, ma non è mai irreparabile, seguiti a ballare…»
Lo sapevano bene nelle casas malas Argentine, lo racconta Borges, locali infimi della periferia, bordelli, popolati da delinquenti e prostitute, giocatori e perdigiorno che di piedi e tango se ne intendevano. Era il tango dei coltelli, delle parole indecenti e senza senso. Non lo chiamavano certo “tango milonguero”, così sociale, perbene. Era primitivo, era tango.
Musicisti di tango, figli d’italiani quasi tutti. Gli argentini sono figli d’immigrati, emigravamo anche noi, ricordate?, poveri e sporchi verso le pampas in cerca di lavoro e alcuni vi trovarono il bandoneón e la musica per fare fortuna.
E il bandoneón e il tango e i tangueri emigrarono a loro volta. Nella Parigi licenziosa stranamente il tango si trasformò, si ripulì della sconvenienza e divenne voluttuoso.
“Un pensiero triste che si balla”, un dramma in due tempi, prima forte, poi debole, il tango si fece canzone malinconica. Carlos Gardel lo nutrì di sangue e indifferenza, come l’altèra carnale sensualità di una giarrettiera.
“Ora, una volta che Gardel compie questa prodezza”, racconta ancora Borges, “si iniziarono a scrivere tango per essere cantati in questa maniera: «come te ne sei andata, ahah, che ti faccia a pezzi un treno», tango in cui un uomo fa finta di essere contento che la donna lo abbia lasciato e poi alla fine la sua voce si rompe in un singhiozzo.”
E le porte delle milonghe si aprirono, alle parole si sa non dà peso nessuno, ma il suono è un rampicante, cresce, ti avvolge, come resistere alla Camminata.
Eleganza e passione nel dialogo di due corpi e quattro piedi che danzano, girano, si muovono sfiorandosi, legandosi dentro la musica.
Chiamateli Tango!
https://www.youtube.com/watch?v=KXCiLub8DZg
TANGO
Mi son visto una notte in una sala chiusa
e l’abbraccio dei corpi che danzavano,
sollevati e schiantati dalla musica,
sotto la luce livida che filtrava nei muri,
di lontano, mi soffocava il cuore
come in fondo a un abisso, sotto il buio.
Tra bagliore e bagliore,
giungono spaventose scosse di una tempesta,
che impazzisce là in alto, sopra il mare.
Mi giungevano a tratti,
pallide e stanche,
le ombre dei danzatori,
vibrazioni di un mare moribondo.
E vedevo i colori,
delle donne abbraccianti
illividirsi anch’essi,
e tutto rilassarsi
di spossatezza oscena,
e i corpi ripiegarsi,
strisciando sulla musica.
Solo ancora splendeva
su quella febbre stanca
il corpo di colei
che fiorisce in un volto
tanto giovane e chiaro
da fare male all’anima.
Ma era solo il ricordo.
Io la guardavo immobile
e la vedevo, dolorosamente,
nella luce del sogno.
Ma passava strisciando,
senza scatti più, languida,
con un respiro lento
e mi pareva un gemito d’amore,
ma l’uomo a cui s’abbandonava nuda
forse non la sentiva.
E un’ubriachezza pallida
le pesava sul volto,
sul volto tanto giovane e stupendo
da fare male all’anima.
Tutti tutti tacevano di ebbrezza,
travolti dentro il gorgo
di quella luce livida,
posseduti di musica,
nelle carezze ritmiche di carne,
e stanchi tanto stanchi.
Io solo non potevo abbandonarmi:
cogli arsi occhi sbarrati,
mi fissavo smarrito
su quel corpo strisciante.
Cesare Pavese – giugno 1928 Le poesie
Grazie a:. LiberLiber. Il Cavaliere dello Spirito Santo, Guido da Verona (qui). da Scent of a Woman – Profumo di donna di Martin Brest, con protagonista Al Pacino nel ruolo del Tenente Colonnello Frank Slade. È il remake dell’omonimo film Profumo di donna del 1974, diretto da Dino Risi ed interpretato da Vittorio Gassman. R.it – Lezioni di tango: “Casas malas, sangue e coltelli”, per svelare l’anima argentina. Di Jorge Luis Borges (qui)
. Enrique Santos Discépolo musicista, compositore e regista argentino. . Por una Cabeza (Original) 1935 – Tango – Carlos Gardel – Canal de TangoCollection (qui) |