Chiapas: silenzio di stato sulla scomparsa di Fidencio Gómez Sántiz
Dal 5 marzo 2016 non si hanno più notizie del militante desaparecido del Frente Nacional de Lucha por el Socialismo. La sua sparizione forzata è stata derubricata a crimine comune. Questo caso ha molti punti in comune con quello dell’argentino Julio López.
di David Lifodi
Ad oltre tre anni dalla scomparsa di Fidencio Gómez Sántiz non si hanno ancora notizie del militante del Frente Nacional de Lucha por el Socialismo (Fnls), desaparecido dal 5 marzo 2016 nella città chiapaneca di Ocosingo.
A vederlo per l’ultima volta era stata la moglie, Sebastiana, che lo aveva incontrato di ritorno da Città del Messico, dove aveva partecipato ad una iniziativa pubblica a favore di altri esponenti del Fnls a loro volta desaparecidos, come Edmundo Reyes Amaya e Gabriel Alberto Cruz Sánchez. Al termine della presidenza Peña Nieto, secondo il Frente Nacional de Lucha por el Socialismo, sono state più di 350mila le vittime dirette del terrorismo di Stato assunto a politica di governo. All’inizio della presidenza di López Obrador, segnala ancora il Frente Nacional de Lucha por el Socialismo, la situazione è addirittura peggiorata, segno evidente che la violenza di Stato prosegue indipendentemente da chi siede a Los Pinos.
La sparizione di Fidencio Gómez Sántiz non può essere classificata in altro modo se non come un crimine di natura politica in un paese che, ad oltre 4 anni dalla strage dei normalistas della Escuela Normal Rural Raúl Isidro Burgos di Ayotzinapa (26 settembre 2014), ha dato impulso ad una Commissione per la ricerca della verità nel tentativo di pulirsi la coscienza, come se il massacro e la scomparsa dei normalistas fosse l’unico avvenuto in tutto il Messico.
Dietro alla desaparición di Fidencio pare che si nasconda il gruppo paramilitare denominato Los Petules, che agisce nella zona tra Ocosingo e Altamirano, proprio dove era diretto l’uomo, che risiedeva nell’ejido Las Perlas. Grazie al lavoro di controinformazione del Frente Nacional de Lucha por el Socialismo è emerso che i paras di Los Petules agiscono per ordine di poliziotti e militari a loro volta legati alle istituzioni municipali di Ocosingo, a partire dal presidente Tito Héctor Albores Cruz.
Fidencio Gómez Sántiz era impegnato attivamente per smascherare il legame tra l’apparato repressivo dello Stato, quello legato alla polizia militare, e i gruppi paramilitari tra cui Los Petules, i cui leader riconosciuti sono dediti a sequestrare militanti sociali, attivisti per i diritti umani, giornalisti e tutti coloro che cercano di far luce sul crescente fenomeno delle sparizioni forzate in Messico. I suoi rapitori sapevano che Fidencio Gómez Sántiz si era recato e Città del Messico per chiedere verità e giustizia per l’esecuzione extragiudiziale avvenuta ai danni di Héctor Sántiz Lopez avvenuta nel 2015. Inoltre, Fidencio Gómez Sántiz era nel mirino dei paramilitari e della polizia almeno fin da quando si erano verificate delle detenzioni arbitrarie di esponenti del Frente Nacional de Lucha por el Socialismo in difesa dell’ejido di Las Perlas.
Contro il terrorismo di Stato, che le ha fatto sparire il marito, nel corso del 2017 la moglie Sebastiana ha percorso il paese alle ricerca del suo sposo. Accompagnata da un traduttore, perché conosce soltanto la lingua indigena tseltal, e da alcuni militanti del Fnls, la donna non è riuscita però ad ottenere giustizia. Della vicenda non si è occupato nemmeno Manuel Velasco Coello, governatore del Chiapas fino al 2018 e mai risoluto a prendere provvedimenti contro i gruppi paramilitari che infestano l’intero Stato.
Finora, peraltro, la sparizione di Fidencio non è stata classificata come di natura politica, ma è stata derubricata a crimine comune. Eppure risulta evidente che Fidencio è stato vittima dei paramilitari con la complicità dello stato chiapaneco e di quello messicano. Il Frente Nacional de Lucha por el Socialismo continua a chiedere l’aparición con vida per Fidencio e per tutti gli altri desaparecidos della democratura messicana.
Di recente, a ricevere pesanti intimidazioni è stata anche Cecilia López Pérez, un’altra militante del Frente Nacional de Lucha por el Socialismo.
Lo scorso 5 marzo, mentre la donna stava partecipando ad un’iniziativa di protesta a San Cristóbal de las Casas nell’ambito della giornata di lotta Ni perdón, ni olvido. Juicio y castigo a los responsables, per le troppe sparizioni forzate che ancora oggi continuano a verificarsi in Messico, la sua casa è stata violata da alcuni sconosciuti.
Ad accorgersi per prima di quanto accaduto è stata la figlia maggiore di Cecilia, quindici anni, anch’essa giovane militante del Frente Nacional de Lucha por el Socialismo. Oltre ai danni materiali all’abitazione, ciò che ha colpito la donna è stata una vera e propria minaccia in stile mafioso. Tra libri e oggetti gettati in terra alla rinfusa c’era un numero della rivista del Frente, Consigna Socialista, aperta su una pagina in cui si chiede verità e giustizia per le vittime del terrorismo di Stato in Messico, il cui titolo, Vivos los llevaron, vivos los queremos, utilizzato per la prima volta in occasione del massacro dei normalistas di Ayotzinapa, si è trasformato nello straziante grido di tutti i familiari che hanno parenti desaparecidos.
L’episodio del 5 marzo non è stato l’unico in cui, suo malgrado, si è trovata coinvolta Cecilia López Pérez. Solo tre giorni prima, il 2 marzo, sua figlia, insieme ad altri coetanei, stava volantinando al mercato José Castillo Tiellmans di San Cristóbal de las Casas quando si accorse di essere fotografata da un uomo con un berretto calato sul volto. Lo stesso uomo scomparve tra la folla del mercato per riapparire di fronte alla giovane dopo 15 minuti circa. In quel caso la ragazza fu vittima di una minaccia esplicita: “Fai attenzione, ti stiamo tenendo sotto controllo”, le disse lo sconosciuto, prima di confondersi ancora una volta tra le persone che affollavano il mercato.
Riuscirà Andrés Manuel Lopez Obrador ad estirpare il terrorismo di Stato e a rendere giustizia alle numerose famiglie di desaparecidos, che proseguono senza sosta nella ricerca dei loro cari spesso in maniera autonoma e senza alcun sostegno da parte istituzionale? Per ora il caso di Fidencio Gómez Sántiz assomiglia molto a quello dell’argentino Julio López, sparito il 18 settembre 2006 quando alla presidenza del paese c’era ancora Nestor Kirchner.