Chiedo scusa… se oggi si parla di me e di Qcif
Riprendo da Linguaggio Macchina questo post di Andrea Mameli. Sotto aggiungo due veloci considerazioni (db)
«Daniele Barbieri e la fantascienza: pregiudizi, bavagli e futuri che fanno paura».
«È vero nel novanta per cento dei casi, ma il dieci per cento è tutt’altra cosa»
(Theodore Sturgeon)
Daniele Barbieri ama la fantascienza. Quella buona. E non la ama (solo) per passione. Ma anche perché, studiandola e usandola come strumento di comunicazione, ha scoperto la sua enorme capacità di indagare il presente.
Daniele sarà a Cagliari – al Teatro Vetreria di Pirri – insieme a Federico De Virgilis, il 2 novembreper presentare il suo ultimo libro scritto con Raffaele Mantegazza: «Quando c’era il futuro. Tracce pedagogiche nella fantascienza» (Franco Angeli, 2013).
Oggi ho chiamato Daniele (il suo numero di Imola è uno dei pochi che ricordo a memoria) e mi son fatto spiegare alcune cose. Quello che segue è il resoconto della nostra chiacchierata.
Daniele Barbieri a Casa Sirio (Selargius) giugno 2013; foto di Dietrich Steinmetz |
Daniele, come nasce questo libro?
«Non avevo nessuna voglia di farlo, perché provo nostalgia e tristezza a ricordare Riccardo Mancini e non volevo scrivere un libro di fantascienza da solo o con qualcun altro. Ma quando Raffaele Mantegazza mi ha fatto la proposta mi è sembrata bella e mi sono entusiasmato. La vita oltre che tragica è sempre molto buffa, per cui lavorando e dividendo i miei files da quelli di Mantegazza per brevità ho chiamato una cartella DB e l’altra RM. Solo allora mi sono reso conto che lui si poteva abbreviare in Erremme e questo mi ha colpito perché era il modo in cui per anni io e Riccardo Mancini ci siamo firmati (Erremme Dibbì) sul quotidiano il manifesto e altrove. Quindi in un qualche strano modo ho fatto un altro libro con Erremme».
Quali obiettivi vi siete posti? Cosa intendete trasmettere?
«Siamo tutti e due innamorati della buona fantascienza – che certamente è il 2 o il 5 per cento del totale (vedi la legge di Sturgeon) – e la usiamo nelle nostre attività. Lui insegna pedagogia dell’espropriazione e dell’annientamento nei totalitarismi, con particolare attenzione ai campi di sterminio nazisti e alla complicità delle pratiche educative nei confronti del dominio. E, ci tengo a dirlo, è molto amato dai suoi studenti e dalle sue studentesse per la passione che mette nel suo lavoro. Io come giornalista e formatore ma anche occasionalmente come sfacciato che si finge attore. Ho la presunzione di ritenere che quasi chiunque leggerà questo libro vedrà come funziona bene la provocazione di portare in un altrove o in un futuro prossimo le grandi questioni con le quali facciamo a capocciate ogni giorno, dal concetto di umanità che apre il libro fino agli ultimi tre capitoli che parlano di genitori, bambini, maschile, femminile e altre complicazioni».
La fantascienza può ancora darci qualcosa?
«Ogni tanto qualcuno dichiara che la fantascienza è morta. Soprattutto in Italia dove esiste un antico pregiudizio verso la science fiction, ma in fondo anche verso la scienza. È falso, perché sinché vivremo in mondi dove una qualche scienza e/o tecnologia avranno un peso, noi evidentemente ci faremo i conti, oscillando fra paura e curiosità, timore e desiderio. Le percentuali di paura o di desiderio ovviamente variano a seconda delle persone, dei contesti, dei periodi storici. L’efficacia della scrittura dipende invece dalle persone oltre che dalle variabili storiche. Non sempre arrivano insieme un Asimov, un Dick, uno Sturgeon e una Ursula Le Guin. In questo momento autrici e autori molto interessanti ci sono, il mio preferito è il canadese Robert Sawyer. In Italia segnalo due giovani: la sarda Clelia Farris e il pescarese (ma probabilmente un immigrato plutoniano) Giovanni Di Iacovo. Esiste però una questione serissima per le persone che leggono o non leggono fantascienza, perché si è diffusa una paura del futuro che, anche se in parte può essere fondata, assume le caratteristiche di un bavaglio. Una museruola che applichiamo al nostro cervello, anche perché ci siamo fatti convincere che non esiste mondo possibile migliore di questo. La buona fantascienza ci dice che letterariamente oltre che politicamente di futuri, di domani possibili, ce n’è tanti. E aggiungo, sapendo che Mantegazza sarà d’accordo, che determinare il futuro dipende sempre, almeno in parte, da noi».
Andrea Mameli
Blog Linguaggio Macchina
26 ottobre 2013
Educazione e fantascienza, avvicinamenti asintotici. A Cagliari il 2 Novembre 2013 (Linguaggio Macchina, 18 ottobre 2013)
Di futuri ce n’é tanti (Maurizio Del Santo, fantascienza.com, 26 marzo 2007)
Il volo spaziale tra scienza e fantascienza. Cagliari Festivalscienza 2011 (Linguaggio Macchina, 12 novembre 2011)
DUE VELOCI POSTILLE E UNA IPXMS
Già che c’ero ho corretto i refusi (capita di farli soprattutto a chi, come Andrea, scrive di fretta, fra due bambini da parcheggiare e un’auto da lavare o forse viceversa).
Una pignoleria su Sturgeon perché forse sia io che Andrea abbiamo dato troppo per scontato il contesto. A chi criticava certa science fiction Sturgeon ha, più volte, risposto così: «Il 90 per cento della fantascienza è spazzatura. Ma del resto il 90% di ogni cosa è spazzatura».
E una precisazione su Qcif («Quando c’era il futuro»): passando fra la prima sezione sull’identità e le ultime tre sopra citate vale ricordare che si incrociano altri 8 sentieri: dalla violenza alle ecologie, dall’utopia al tempo, dalla politica agli alieni, dalle religioni alle catastrofi.
Chiarito cos’è Qcif resta solo il mistero di IPxMS: è la sigla di una “indecente pubblicità x me stesso”, nel senso che approfitto di questo spazio per dirvi che non c’è solo Pirri: sto iniziando a trottolareggiare per presentare Qcif: sarò a Pescara nel week end successivo (giorno da confermare); il 13 novembre al centro sociale “Brigata 36” di Imola in compagnia di robottini vari; il 21 a Bologna, al Cafè de la paix, con Alberto Masala; il 22 a Rovigo (luogo da confermare), poi a Milano (e almeno lì spero che ci sia anche Raffaele Mantegazza) e via trotterellando. Perciò vossignore e vossignori si facciano avanti: da buon raccontatore ambulante son sempre pronto a nuuuuuuuove avveeeeeeeeeenture. Teatri o panchine, parrocchie o case occupate, scuole o gloriose cantine… non mi nego. (db)
Abbiamo in sospeso Piacenza. E per Roma ci stiamo organizzando.
Sarai presto anche a Mira, mio caro amico 😀 Complimenti vivissimi 😀
Nella foto sei tu, o è il tuo passato che torna?
Invidia vivissima per il tuo trotterellare. E la capacità di proporre. Da questo punto di vista sono uno stitico incapace inetto inaffidabile inaudito. Non contare su di me, anche se me ne vergogno a ammetterlo.
Tanto di cappello, comunque.
Mi hai commosso. Comprerò il libro. Portane una copia, quando ci vedremo.
Posso copiare il post?
se proprio devo rispondere (siamo sull’orlo dei vizi pubblici e delle virtù private, il contrario dell’abituale)
– nella foto sono io sì, un anno fa
-grazie ma agitarsi non è sempre indice di qualità (comne scrivere con il contagocce non è necessariamente stitichezza)
– puoi copiare il post, puoi comprare il libro, siamo o no…. una galassia libera?
db
sia l’articolo di Andrea che la locandina teatrale hanno omesso una “i”; è bene allora precisare che Federico è De Virgiliis, ovvero si scrive con due ii
ghi erori scion kose que captano ha totti
INSOMMA AVETE CAPITO
gli errori son cose che capitano a tutti
A qualcuno un po’ di più. Non sto facendo autocritica, sto solo cercando di vedere come mi viene e se viene bene, farla…
(n.d.r. commento per conto di dibbì…)
Vi segnalo che sabato 30 novembre a Parma c’è un doppio appuntamento con Daniele Barbieri, “giornalista romanaccio che abita in Emilia – sposato con una veneta ma con figlio sardo”.
Dunque sono io e non un omonimo.
La mattina (dalle 10 alle 13.30) propongo una formazione rivolta ad educatori, formatori, insegnanti, volontari coinvolti in relazioni interculturali. Con «Arance, alcool, algebra: giochi e storie sull’identità» si giocherà con le persone partecipanti, trasformandone alcune in spett-attori o spett-attrici: racconto storie e faccio domande (ricorrendo anche a una scommessa con il pubblico che per ora ha sempre vinto) riflettendo sull’identità italiana ma anche su cosa significhi “razza umana”. Stimoli utili per ragionare con i partecipanti su come continuare a giocare e sperimentare con ragazzi e ragazze, e giovani adulti, in contesti interculturali. Alle 17 presentazione del libro «Quando c’era il futuro. Tracce pedagogiche nella fantascienza» che ho scritto con Raffaele Mantegazza (Franco Angeli 2013). La fantascienza può essere paragonata/mescolata all’educazione? Se sì, come? Un libro che indaga sui mondi possibili, che nascono e si formano da differenti realtà parallele, come le differenti declinazioni e i distinti futuri possibili, che prendono avvio dalla pedagogia e dall’educazione. La creazione di generazioni future e posteri che potranno provare a cambiare il mondo toccando temi riscontrabili nella letteratura fantascientifica – dalle ecologie al rapporto con il tempo, dallle relazioni tra i generi agli alieni o agli esseri artificiali e naturali saranno gli stimoli di questo appuntamento. La giornata è promossa da Kwa Dunìa, Il Pozzo di Sicar, Cooperativa Gruppo Scuola, eccetera.
Per la formazione è necessario iscriversi entro il 25 novembre (costo comprensivo di pranzo: 15 euro). La presentazione del libro è a ingresso gratuito. Entrambi gli incontri si terranno presso il Centro interculturale di Parma in via Bandini 6.
info e iscrizioni:
kwadunia@provincia.parma.it
http://www.kwadunia.it