Ci manca(va) un Venerdì – 23

dove l’astrofilosofo Fabrizio Melodia sgomita da par suo fra Aristotele, Spock, Nimoy, Wittgenstein e Cartesio

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«La logica è solo l’anticamera della saggezza, non il suo epilogo»: così il grande vulcaniano signor Spock, in una delle pellicole cinematografiche della saga di «Star Trek».
Con la scomparsa di Leonard Nimoy – che ebbe molto spesso modo di dire «Io non sono Spock» in alcuni luoghi e in altri «Io sono Spock» – colgo l’occasione per redimere la controversia, in altri termini una buona aporia della ragione: è un termine logico filosofico, dal greco “ἀπορία” cioè “passaggio impraticabile”, “strada senza uscita”, e nella filosofia greca antica indicava l’impossibilità di dare una risposta precisa a un problema poiché ci si trovava di fronte a due soluzioni che per quanto opposte apparentemente sembravano entrambe valide.
«E’ impossibile che una cosa sia e non sia sotto il medesimo rispetto» scriveva Aristotele nel libro IV della sua «Metafisica».
Tipico esempio di logica vulcaniana direbbe qualcuno; in effetti Mr. Spock era particolarmente affascinato dalla filosofia terrestre, cosi pregnante dal punto di vista di un vulcaniano.
Molto spesso la discussione filosofica si è soffermata per definire bene i propri strumenti, ovvero il metodo certo con cui possiamo conoscere noi stessi e il mondo che ci circonda.
Sicuramente Spock leggeva Aristotele: «Ora, tra i possessi che riguardano il pensiero e con i quali cogliamo la verità, alcuni risultano sempre veraci, altri invece possono accogliere l’errore; fra questi ultimi sono a esempio l’opinione e il ragionamento, mentre i possessi sempre veraci sono la scienza e l’intuizione, e non sussiste alcun altro genere di conoscenza superiore alla scienza, all’infuori dell’intuizione. Ciò posto, e dato che i princípi risultano più evidenti delle dimostrazioni, e che, d’altro canto, ogni scienza si presenta congiunta alla ragione discorsiva, in tal caso i princípi non saranno oggetto di scienza; e poiché non può sussistere nulla di più verace della scienza, se non l’intuizione, sarà invece l’intuizione ad avere come oggetto i princípi. Tutto ciò risulta provato, tanto se si considerano gli argomenti che precedono, quanto dal fatto che il principio della dimostrazione non è una dimostrazione: di conseguenza, neppure il principio della scienza risulterà una scienza. E allora, se oltre alla scienza non possediamo alcun altro genere di conoscenza verace, l’intuizione dovrà essere il principio della scienza» («Analitici Secondi», 100b 16).
E sono certo che Spock amava anche la logica cartesiana, dove finalmente si appronta il vero metodo che avrebbe fatto scuola per tutta la storia del pensiero occidentale, ovvero i quattro precetti necessari – così Cartesio in «Discorso sul metodo») – per giungere alla conoscenza certa di sé e successivamente della realtà che ci circonda:

«Il primo era di non prendere mai niente per vero, se non ciò che io avessi chiaramente riconosciuto come tale; ovvero, evitare accuratamente la fretta e il pregiudizio, e di non comprendere nel mio giudizio niente di più di quello che fosse presentato alla mia mente così chiaramente e distintamente da escludere ogni possibilità di dubbio.
Il secondo, di dividere ognuna delle difficoltà sotto esame nel maggior numero di parti possibile, e per quanto fosse necessario per un’adeguata soluzione.
Il terzo, di condurre i miei pensieri in un ordine tale che, cominciando con oggetti semplici e facili da conoscere, potessi salire poco alla volta, e come per gradini, alla conoscenza di oggetti più complessi; assegnando nel pensiero un certo ordine anche a quegli oggetti che nella loro natura non stanno in una relazione di antecedenza e conseguenza.
E per ultimo, di fare in ogni caso delle enumerazioni così complete, e delle sintesi così generali, da poter essere sicuro di non aver tralasciato nulla».
Sicuramente non gli dispiaceva un certo atteggiamento del kantismo: «La critica è un invito alla ragione di assumersi nuovamente il più grave dei suoi uffici, cioè la conoscenza di sé, e di erigere un tribunale, che la garantisca nelle sue pretese legittime, ma condanni quelle che non hanno fondamento…; e questo tribunale non può essere se non la critica della ragion pura stessa… critica della facoltà della ragione in generale riguardo a tutte le conoscenze alle quali essa può aspirare indipendentemente da ogni esperienza; quindi la decisione della possibilità o impossibilità di una metafisica in generale, e la determinazione così delle fonti, come dell’ambito e dei limiti della medesima, e tutto dedotto da princìpi» (Immanuel Kant, «Critica della ragion pura», Laterza, Roma-Bari 2000, pp. 5-11).
Si giunge alla conclusione per la quale Nimoy non è Spock ma è in realtà un attore, un “fingitore” che disegna un’immagine diversa dalla realtà fattuale di Spock, alla fine solo un prodotto dell’immaginazione e pertanto soggetto solamente alle ferree leggi linguistiche della conoscenza.
«L’immagine presenta la situazione nello spazio logico, il sussistere e non sussistere di stati di cose» suggerisce Ludwig Wittgenstein in «Tractatus logico-philosphicus», p. 2.11)
Nell’immensità indistinguibile dello spazio logico – unica possibile certezza della conoscenza umana, poiché unica realtà definibile essa stessa dal linguaggio – Spock è Nimoy ed è una proposizione vera in quanto si può esprimere con la proposizione: «Spock è un’entità logica rappresentata attraverso un’entità oggettuale chiamata Nimoy»: e non la traduco in proposizione logica o vado via di testa … se già non lo sono.
Siccome l’entità fattuale Nimoy è uscita dallo spazio logico, ecco come in esso permane l’entità Spock, di cui ancora si può non solo parlare, ma anche raccontare.
«Scopo della filosofia è la chiarificazione logica dei pensieri. La filosofia è non una dottrina, ma un’attività. Un’opera filosofica consta essenzialmente di illustrazioni. Risultato della filosofia non sono “proposizioni filosofiche” ma il chiarirsi di proposizioni. La filosofia deve chiarire e delimitare nettamente i pensieri che altrimenti, direi, sarebbero torbidi e indistinti»: ancora Ludwig Wittgenstein nel «Tractatus logico philosophicus» (p. 4.112).
Quindi continueremo a chiarirci i pensieri in compagnia dell’entità Spock e a chiederci come mai questi umani vivano di complicazioni linguistiche prive di significato, con la certezza che al qui presente Astrofilosofo manca davvero qualche venerdì (senza contare i martedì che si prende di ferie)
Filosofia, ultima frontiera: questi sono i viaggi della mia nave spaziale; la missione è esplorare lo spazio logico, alla ricerca di nuovi costrutti e nuove proposizioni, per arrivare forse là, dove nessun logico era mai giunto prima.
Lunga vita e prosperità, Mr. Spock. Shalom, Leonard!

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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