Ci manca(va) un Venerdì – 24
Desideri e scintille ovvero riuscirà l’astrofilosofo Fabrizio Melodia a uscire vincitore dal match con Rowling-Galbraith, Schopenhauer, Freud, un certo bardo & co?
«Bisogna essere cauti nell’esprimere desideri, perché potrebbero avverarsi» ebbe modo di scrivere con estrema acutezza Jeanne Kathleen Rowling, la mamma del celebre maghetto Harry Potter, ormai un po’ troppo cresciuto.
Non voglio discutere dei meriti o demeriti di un fenomeno che ormai ha travalicato il mondo della fantasia per diventare più reale della realtà. Semmai riflettere sul fenomeno noto come “iperstizione” (come soleva definirlo lo scrittore Francesco Dimitri): J. K. Rowling, dopo aver cambiato nome in Roger Galbraith, continua la sua vicenda autoriale, lasciandosi definitivamente alle spalle Harry e le vicende di Beda il Bardo.
Eppure quella frase sui desideri continua a permanere come un sottile monito, forse ancora più potente della parabola antirazzista: è un invito a riconoscere in noi qualcosa di unico e magico, operato con una scelta consapevole, un inno al principio di responsabilità affidato ai giovani, depositari di una speranza di salvezza per il mondo caduto nelle tenebre a causa delle colpe dei padri.
Attenzione a desiderare… potrebbe avverarsi.
«Niente è così piacevole come vedere l’ordine del mondo che si piega di fronte ai nostri desideri» scrive la francese Muriel Barbery in «L’eleganza del riccio», cogliendo un punto fondamentale: si desidera soprattutto il potere, una volontà che si dispiega e ordina il mondo secondo i propri desideri.
«Tutta la mia filosofia si lascia riassumere in una frase: il mondo è la volontà che conosce se stessa» precisa Schopenhauer, cercando di riassumere il suo pensiero con uno slogan che avrà grande fortuna presso Sigmund Freud.
In sostanza, il desiderio è la scintilla della volontà, la quale vuole se stessa e da se stessa si crea mostrandosi nel mondo.
Dunque andiamo piano con i desideri, poiché la Volontà vuole solo se stessa, sembra ammonire la Rowling: i maghi presenti nei suoi libri, a parte significative eccezioni, sono dominati da un istinto di morte davvero notevole, il quale trova nel mago Voldemort la migliore incarnazione.
La magia coincide allora con la forza vitale della Volontà che tutto vuole e tutto distrugge, contrapposta alla vita che nega la sua autorealizzazione.
Un brutto affare mettersi a desiderare: il rischio è realizzarsi, sorretti dalla Volontà che eterna se stessa in un solo slancio vitale.
«Nulla si è ottenuto, tutto è sprecato, quando il nostro desiderio è appagato senza gioia. Meglio essere ciò che distruggiamo, che inseguire con la distruzione una dubbiosa gioia» propone come rimedio alla volontà il sommo bardo William Shakespeare: meglio la gioia e la vita, che la quieta distruzione di una morte programmata.
«La volontà di pensare l’impensabile richiede il coraggio di restare in solitudine, di correre il rischio del ridicolo. Non tutti possono essere dei Picasso, ma ognuno ha la capacità di distinguersi dall’ambiente che lo circonda» afferma lo psichiatra statunitense Ari Kiev. In questo modo, si cerca dapprima nella solitudine una via diversa all’autorealizzazione singola della volontà generale (che vuole solo se stessa) trovando un altro modo: la realizzazione nell’arte, nelle attività e nei prodigi del pensiero.
Tutto sta ad educare la Volontà non tanto all’appagamento, quanto a sublimare il desiderio in forme e archetipi che sono propri tanto al singolo quanto al generale.
Ecco dunque come i desideri possono diventare rivoluzionari e togliere gli esseri umani dalla schiavitù della cupidigia, del profitto e della violenza.
«Mi ricordo benissimo dei miei undici anni: a quell’età si è del tutto impotenti. Ma i bambini hanno un mondo segreto che per gli adulti sarà sempre impenetrabile» conferma J. K. Rowling. I desideri del bambino saranno sempre più rivoluzionari proprio perché libero dai condizionamenti e dalle catene del mondo degli adulti: un luogo dove i sogni, la fantasia e .a volontà diventano una forma unica d’espressione dell’intelletto come ci ricorda il filosofo Baruch Spinoza: «La volontà e l’intelletto sono la stessa e unica cosa».