Ci manca(va) un venerdì – 77
La filosofia è cartolina postale, onlus, pozione di streghe o che? Stavolta quel beffardo astrofilosofo noto come Fabrizio Melodia incalza Jacques Derrida, Protagora, Gorgia, Trasimaco, Ippia, Crizia, Montaigne, Popper e colleghi
«La filosofia può essere considerata come una cartolina postale che è stata scritta con l’intenzione di arrivare a destinazione ma che in realtà non lo fa. La filosofia che raggiunge la destinazione e che si distrugge in quest’ ultima cessa di essere filosofia vera» scrive il filosofo francese Jacques Derrida ne «La carte postale».
Il problema è annoso, per non dire millenario, e si riassume nella domanda: a cosa serve la filosofia? Cosa vuole comunicare?
I fondamenti base della comunicazione sono molto chiari e vengono insegnati con cipiglio scientifico. Fra il mandante e il destinatario del messaggio vi è di mezzo il codice. Tale codice viene usato dal mandante per codificare l’idea che ha in testa e mandarla correttamente impostata al destinatario, il quale dovrà essere in possesso del medesimo codice per interpretare correttamente il messaggio.
Ma qui entrano in gioco i linguaggi diversi, il bagaglio simbolico personale, i pregiudizi e, prima di tutto, i sensi e l’economia mentale.
Il cervello lavora in modalità risparmio energetico. Filtra le informazioni essenziali per lui e le altre le mette nella cartella dello spam o nel cestino.
Ecco dunque come la cartolina di Derrida, antenata diretta dei vari sms whatsapp telegram tweet, partita con una codificazione perlomeno discutibile, si perde nella disattenzione e nella incomprensione generale, chiaro esempio di comunicazione totalmente inefficace.
Ecco apparire all’orizzonte i consulenti di marketing della filosofia, all’epoca di Socrate si chiamavano sofisti, coloro che insegnavano la dialettica e la retorica per avere successo nell’attività politica e sociale e diventare più ricchi di Creso. Erano sofisti Protagora, Gorgia, Trasimaco, Ippia e Crizia, tanto per citare i più noti e di successo, filosofi di professione ai quali la filosofia interessava unicamente per far soldi, alla faccia di chi ritiene la filosofia non produttiva e non fatturabile.
I marketers di oggi – tra i quali si annoverano molti “professionisti affermati” – tende a vendere un prodotto, a farlo bene e a comunicarlo al meglio.
In questo tragitto la cartolina di Derrida è finita nel tritarifiuti, come lamentava già un altro filosofo francese oggi in voga, Michel de Montaigne, il quale scriveva: «Poiché la filosofia è quella che ci insegna a vivere, e poiché, come tutte le altre età, anche la fanciullezza trova in essa di che imparare, perché non le viene insegnata?».
Insegnare a vivere alle persone significa renderle pensanti, libere, responsabili e benevolenti, ricolme di solidarietà e partecipazione collettiva: in tutto questo i professori della filosofia e i marketers aziendali vedrebbero quantomeno crollare i loro profitti a favore della Filosofia Onlus, finalmente una realtà.
Chi sono dunque i veri filosofi? Direi che il filosofo tedesco Karl Popper chiarisce bene la visione e la mission della Filosofia Onlus: «I filosofi hanno mantenuto attorno a sé stessi…una certa aura di magia. La filosofia è considerata come qualcosa di strano e di assurdo, che si occupa di quei misteri di cui si occupa la religione, ma non in modo tale da poter essere “rivelata ai bambini” o alla gente comune. […] Ritengo che un filosofo dovrebbe innanzitutto filosofare: dovrebbe, cioè, cercare di risolvere problemi filosofici, piuttosto che parlare della filosofia».
Il filosofo deve venire dal basso, dall’esercizio del pensiero critico e dalla partecipazione alla vita quotidiana e con la gente, deve diventare nuovamente Socrate, che si aggirava nella piazza principale discutendo e dialogando attivamente con tutti, armato solo di ragionamento e di un grande senso dell’ironia, qualità totalmente aliena agli spocchiosi sofisti strafighetti, super snob e talvolta ultra radical chic.
Avendo chiaro la propria visione (chi siamo) e la propria mission (dove vogliamo andare), analizzati i punti di forza (ragione e dialogo) e i propri punti deboli (la comunicazione) ecco i filosofi diventare consulenti filosofici privi di partita iva e con l’unico obiettivo di fornire strumenti per far ripartire il libero pensiero, ormai da troppo tempo in modalità stand by.
C’è la famosa frase di Steve Jobs: «Vuoi continuare a vendere acqua zuccherata, o vuoi venire con me a cambiare il mondo?». Per l’astrofilosofo e per il barbiere che lo ospita è “la seconda che hai detto”; insomma Jobs dice bene, poi bisogna vedere se lui “razzolava” male.
Sicuramente i filosofi devono cambiare il mondo – ciao Karl, avevi ragione – agendo in modo etico e onorevole, non guardando al profitto e sfruttando le persone più deboli, siano lavoratori o clienti dei prodotti, come purtroppo testimoniato dalle politiche terribili che governano in casa Apple.
«La Filosofia non è un singola Cosa Buona destinata ad arricchire l’esistenza umana: è una pozione di streghe, i cui ingredienti sono spesso mortali. Non pochi degli attacchi portati alla vita, alla libertà e alla felicità hanno avuto un fortissimo sostegno filosofico» ricorda con acume il filosofo Paul Feyerabend nel libro «Conquest of Abundance».
Il filosofo comunista Antonio Gramsci ce ne ricorda la natura buona ed eticamente praticabile: «La filosofia è un ordine intellettuale, ciò che non possono essere né la religione né il senso comune … nella realtà … (non) coincidono, ma la religione è un elemento del disgregato senso comune … La religione e il senso comune non possono costituire un ordine intellettuale perché non possono ridursi a unità e coerenza neanche nella coscienza individuale per non parlare della coscienza collettiva: non possono ridursi ad unità e coerenza liberamente, perché autoritariamente ciò potrebbe avvenire come infatti è avvenuto nel passato entro certi limiti».
Per dirla con il giansenista Blaise Pascal – un filosofo molto in auge dai marketers dei Baci Perugina – «Beffarsi della filosofia è fare veramente filosofia».
NELL’IMMAGINE una fotografia – di Escher – a FABRIZIO MELODIA e DB che dialogano dopo aver mangiato una “torta Barozzi” … ovviamente a Modena.
pijate na pasticca, sienta a mè 😉 …
che cosi si distrugge il concetto stesso di filo-sofia e tutto quello che gli sta appresso!