Ci pass ccu lu grin pass?
83esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO MADDALENA per il lunedì della bottega
10 agosto, giardini del Frontone
Siamo riuniti… senza green pass. La carta verde costava 100 mila lire negli anni ‘90 e fino all’inizio dei 2000, garantiva uno sconto del 25% nei treni regionali e del 50% sui treni “verdi” (quelli in cui si può caricare la bicicletta, rari in Italia, soprattutto fino a venti anni fa). A proposito di viaggi in treno e avventurosi in generale, Woody Guthrie diceva – 100 anni fa – che per viaggiare spesso esistono due possibilità: avere tanti soldi o non averne per niente; nel secondo caso si aprono mondi meravigliosi. Io ero (e sono) ansioso, prima del 6 agosto di quest’anno, giorno di inaugurazione del green pass: “E ora come si farà?”. Un ristoratore di Perugia, a questa domanda, intervistato da un quotidiano umbro, ha risposto così: «Ne abbiamo passate tante, supereremo anche questa». Io continuo a chiedermi, ansioso: “E’ possibile che si arrivi a queste forme di costrizione? Di vietare alle persone di spostarsi se non hanno un ulteriore biglietto?”.
L’8 agosto, al cinema all’aperto dei giardini del Frontone, a un mio amico che non aveva il green pass non lo hanno fatto entrare. L’indomani sono tornato da solo e ho chiesto a una mia coetanea della biglietteria come procede la gestione di questa “costrizione”. Lei mi ha subito detto che l’ANEC, associazione esercenti dei cinema, ha scritto una lettera al ministro Franceschini e che sarebbe stata pubblicata l’indomani sul quotidiano La Nazione. «Abbiamo ricevuto insulti via social, ma noi non siamo responsabili di queste restrizioni, siamo vittime semmai: ci costringono a diventare controllori, noi questo non lo accettiamo, e poi ci sono luoghi e contesti dove si riuniscono persone in modo molto più incontrollato e rischioso per i contagi, eppure lì non vanno a controllare». L’indomani ho sentito alla Radio di una mega festa in una riviera italica dove c’erano mille persone che ballavano, il locale è stato chiuso credo. Qualcuno potrebbe chiedersi: “Ma se è un cinema all’aperto che minchia c’entra che non ti fanno entrare?”. Mentre scrivo, sono insieme a 200 persone, stesso posto del cinema all’aperto, ma siamo in tardo pomeriggio, sta per iniziare un concerto di musica turca. Lo spazio è molto più ristretto di quello della platea del cinema, è una sorta di mini anfiteatro: pochissimi hanno la mascherina, ingresso libero (gratuito). Un giovane musicista ieri era preoccupato: se oggi non lo facevano entrare, si sarebbe incatenato per protesta al cancello dell’ingresso dei giardini. Ieri sera in piazza IV novembre, davanti la cattedrale di Perugia, c’era il concerto di Antonio Ballarano. Il palco montato in un angolo della piazza, 100 persone con il green pass “imprigionate” dentro una gabbia fatta di transenne, tutti seduti anche sugli scalini del Palazzo dei Priori (ingresso di Sala dei Notari). Due uomini della sicurezza pattugliavano l’ingresso alla “gabbia”, altri erano distribuiti ai lati. Fuori c’erano quelli che non avevano il green pass, o anche altri che ce l’avevano ma rimanevano fuori per scelta: «Almeno possiamo muoverci liberamente» mi dice Paolo. Peppe aggiunge che anche se hai il green pass, non è detto che entri, perché c’è il number pass, cioè il numero massimo oltre il quale… non pass! Nella transenna c’è scritto: «Ingresso libero con green pass obbligatorio». Eris, Gilda e Lorenzo rimangono sulla soglia, in piedi: «Almeno possiamo ballare», perché quelli dentro devono stare seduti e quindi… no ball (o forse du pall).
Un mio amico ieri ha pranzato insieme ad altre dieci persone in un ristorante in riva al mare. Lui non aveva il green pass, il gestore gli ha detto di entrare: «Se arrivano controlli vai in bagno!»; modello treno senza biglietto! Poi gli hanno fatto compilare e firmare un autocertificazione in cui lui ha dichiarato il falso. Disagi, falsità, illegalità indotta, ingiustizia e chi più ne ha più ne metta. Ma d’altronde, sempre restando al tema dei treni, in un documento di vent’anni fa, uscito in Francia, per contrastare la criminalizzazione di chi viaggiava senza biglietto nei treni e nelle metropolitane, c’era scritto che il biglietto è un “ricatto sociale” e un ferroviere dichiarava che la criminalizzazione di chi non ha il biglietto ha lo scopo recondito di impedire alle persone di spostarsi, di incontrarsi, di scambiarsi esperienze. Avrei documenti alla mano da mostrare – ho scritto un monologo e un libro sull’argomento – per dimostrare che per i treni in cui occorre una prenotazione obbligatoria (da vent’anni a questa parte circa) può capitare questo paradosso: se vuoi prenotare e ti dicono che i posti sono tutti occupati, non ti fanno partire con quel treno, se invece sali su quello stesso treno senza biglietto, non solo viaggi gratis, ma trovi tanti posti liberi, quindi ti puoi muovere… e magari cantare e ballare!
Proprio come ieri sera a Perugia. Anche in piazza Matteotti una scena simile, in piccolo, a quella di piazza IV novembre: una mini gabbia attorno a un cantante con chitarra, dieci persone sedute dopo le transenne, e tanti altri fuori, in piedi. Quindi, come dice Fausta, una mia vicina di casa con cui ne ho parlato: «Conviene dire che non hai il green pass anche se ce l’hai, almeno puoi muoverti, puoi ballare!».
PS – Anni fa in Belgio ho raccolto alcune testimonianze di miei coetanei che percepiscono il sussidio di disoccupazione (una specie di reddito di cittadinanza) e un aiuto per pagare l’affitto. Uno di quelli con cui avevo più confidenza mi spiegò che lui come tanti altri facevano carte false per averlo, non perché sono truffaldini, bensì perché è strutturale: “ti inducono all’illegalità”, me lo spiegò tecnicamente e nei dettagli il processo, per cui si arriva alla conclusione prevedibile che un aumento di assistenzialismo e di burocrazia, come di controllo, producono più illegalità indotta, oltre che perdita di creatività e di autonomia (sempre in Belgio ho raccolto una testimonianza di un musicista brasiliano che per questo eccesso di assistenzialismo e burocrazia è arrivato al punto di rifiutare un sussidio mensile di 1400 euro al mese, si chiama Statut d’artiste, lo racconto in forma teatrale nel monologo Poveri e pazzi: https://www.youtube.com/watch?v=MbYTbqAt0l4; https://www.youtube.com/watch?v=3XLVnHfnP7U&t=595s;
QUESTO APPUNTAMENTO
Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]
Salve,
Se in ristorante mangio un piatto di pasta in piedi…..
credo che non serva il green pass.
grande Max, mi sa che ce tocca restà…in piedi, schiena dritta e pedalare!
la cosa più allucinante e anche provocatoria, potenzialmente controproducente, è che tutta questa girandola di farse e di pantomime, si sta producendo questo effetto pericoloso dal punto di vista dei contagi: la proposta del green pass sta producendo molte manifestazioni di protesta, quindi migliaia di persone che si raducano e camminano insieme ravvicinati, quindi la coglionata galattica è che per evitare contagi e cose del genere, si sta produndo un proliferare di avvicinamenti di persone che…era quello che si voleva evitare!
«Ingresso libero con green pass obbligatorio» è quasi un ossimoro, denota, forse, il cortocircuito che ci stiamo abituando ad abitare da un po’.