Ci sono sindacati e sindacati
di Danilo Tosarelli
Il 18 novembre 2022 il potente sindacato tedesco IG METALL ha firmato il contratto collettivo per l’industria metalmeccanica.
Un contratto pilota, firmato nella regione del Baden Wurttemberg.
Adesso un milione di lavoratori, a breve ne riguarderà 3,9 milioni.
La durata del contratto è biennale e scadrà fine 2024.
Prevede aumenti retributivi del 5,2% a partire dal 1 giugno 2023.
Dal 1 maggio 2024 un altro aumento del 3,3%.
In 2 anni vi sarà un aumento strutturale del 8,5%.
Vi sono poi altri soldi in arrivo. Si chiamano Impatto Aggiuntivo.
Oggi, pari al 12,3% di una mensilità, da inizio 2023 sarà il 18,5%.
Ma la conquista contrattuale non finisce qui.
IG METALL ha ottenuto un ulteriore versamento di 3mila euro.
Che i datori di lavoro verseranno ai lavoratori in 2 rate.
Fine febbraio 2023 e fine febbraio 2024.
Scadenze più dilazionate, per aziende che dimostrino difficoltà.
Si tratta di un premio di Compensazione Dell’inflazione.
Sarà esente da tasse e contributi.
Tutto ciò, significa per i lavoratori 7mila euro annuali in più.
Di questi, 3mila sono esentasse.
Interessante conoscere le dinamiche di questa trattativa.
IG METALL chiedeva aumenti salariali, per ovvii motivi.
La perdita del potere d’acquisto aumentava sempre più.
I datori di lavoro lamentavano difficoltà economiche.
Vedremo poi, che tutto ciò non corrisponde al vero.
La contrapposizione si è risolta, grazie agli scioperi riusciti.
900mila lavoratori in piazza, nelle 3 settimane precedenti l’accordo.
Senza titubanze, si andavano a chiedere aumenti plausibili.
I conti, danno torto alle continue lamentele dei datori di lavoro.
Il sindacato ha dimostrato, che il 2022 sarà per loro un anno record.
Le principali aziende tedesche continuano a guadagnare bene.
La Siemens, ad esempio, avrà un utile netto di 2,7 miliardi di euro.
Più del doppio, rispetto all’anno precedente.
IG METALL ha respinto anche un’altra accusa, la solita solfa.
L’aumento dei salari avrebbe fatto impennare l’inflazione.
La risposta è stata ferma ed inequivocabile.
Gli aumenti salariali sono solo una compensazione.
L’inflazione galoppa a prescindere ed i lavoratori ne sono vittime.
Secondo i datori di lavoro, l’accordo è più oneroso del previsto.
Ciononostante, hanno espresso sollievo per un motivo.
La firma del contratto bloccherà gli scioperi dei giorni scorsi.
Hanno inciso sulle linee di produzione, un danno per le aziende.
Perché in Italia tutto ciò non è proponibile?
Perché si considera eccessivo parlare di emergenza salari?
I nostri salari sono inferiori a quelli di 30 anni fa.
Via la scala mobile, siamo piombati nel precipizio.
La stragrande maggioranza dei partiti italiani, non ne vuole parlare.
SCALA MOBILE è un termine che fa paura. Chissà perché.
Eppure i nostri salari continuano a perdere potere d’acquisto.
Basta andare a fare la spesa, per rendersene conto.
Non è giusto che i lavoratori debbano rimetterci per l’inflazione.
Storia vecchia, smentita tra l’altro da molti economisti.
L’inflazione complessiva oggi in Italia è del 11,8% ad ottobre.
I nostri salari sono stagnanti, anzi si sono ridotti del 2,9% dal 1990.
Salari fermi da 30 anni e l’inflazione sale lo stesso?
E allora? Bene ha fatto IG METALL nel replicare senza reticenze.
Qualcuno sostiene che non serve una nuova scala mobile.
Ci sono i rinnovi contrattuali per adeguare i salari al costo della vita.
Ancora una bugia dalle gambe corte, che favorisce i padroni.
Faccio riferimento ai dati CNEL risalenti al maggio 2022.
I contratti non rinnovati sono 516, pari al 62% del totale.
Stiamo parlando di 7732mila lavoratori.
Tutto ciò non grida vendetta?
Ma vogliamo parlare dei contratti rinnovati?
Il 16 novembre 2022 è stato rinnovato il contratto Enti Locali.
Qualcuno potrebbe dire ” Bene”.
Io invece dico “Male”.
Questo rinnovo fa riferimento al contratto con vigenza 2019-2021.
Non è paradossale firmare ora un contratto scaduto il 31/12/21?
Ma sapete di quanto sarà l’incremento retributivo medio?
Euro 117,53 lorde al mese, per addirittura 13 mensilità…
Adesso guardate in faccia i partiti che avete votato.
Esaminate l’operato dei vostri sindacati di riferimento.
Interrogate le vostre coscienze.
Senza la necessaria consapevolezza, non andremo da nessuna parte.
Per me la questione salariale rimane una priorità assoluta.
I rinnovi contrattuali stanno dimostrando la loro inadeguatezza.
Ormai la supponenza padronale impedisce persino il loro rinnovo.
Continuerò a difendere la necessità di un meccanismo di tutela.
Aumenta il costo della vita? I salari vanno adeguati.
I nostri rinnovi contrattuali non possono sostituirsi a tutto ciò.
In Italia si va sempre davanti ai padroni con il cappello in mano.
E se non vogliamo chiamarla Nuova Scala Mobile, cambiamo.
Volete chiamarla Arlecchino? Per me va bene lo stesso…
Basta che si inizi a parlarne con urgenza e determinazione.
La Meloni governa. Dubito sia interessata all’argomento.
Esiste un sindacato e una sinistra, che vogliano battere un colpo?
Perché non è possibile?
Ma forse, occorrono le palle ed una idea forte che ti guida….
Ci vuole qualcuno che abbia potere nella trattativa di reinserimento della scala mobile
Una domanda per chi ha scritto questo articolo: il dato 7723mila lavoratori è corretto oppure va corretto a 732mila?
Oggi i lavoratori occupati con regolare contratto di lavoro sono circa 16,6 milioni.
Quelli che non si sono ancora visti rinnovare il contratto, sono proprio quell’enorme cifra che ho riportato.
Stiamo parlando di milioni e non di centinaia di migliaia, purtroppo.
Bene, per il direttore Barbieri che ha pubblicato questo scritto, e ancor più bene a Danilo Tosarelli.
Io già lo conoscevo, poiché inviatomi da Tosarelli medesimo sulla posta elettronica alcuni giorni addietro. Dovevo tentare una risposta – anche di cortesia – poi ha vinto la negligenza. Lo faccio adesso. La platea è più larga del “chiuso di due stanze con computer da tavolo”.
Lo scritto, in maniera complessivamente breve, aggredisce in maniera chiara ( senza l’uso del sindacalese e del politichese) la questione di fondo che caratterizza lo scenario sociale, sindacale e politico italiano. Mettendo assieme i numeri, i cosiddetti fondamentali, ( che solo il sale della vita)…più che le parole.
Il raffronto con la Germania è molto significativo, per merito ( di soldo conquistato) e per temporalità, l’accordo risale a poco meno di venti giorni addietro. Poi, come di norma avviene in quel paese, l’accordo dei metalmeccanici – che hanno una grande e seria organizzazione sindacale con moltissimi iscritti ( hanno molto chiaro il concetto della rappresentanza, fanno la loro parte, senza commistioni come purtroppo avvenuto da tempo in Italia) – fa da leva al rinnovo contrattuale del resto del mondo produttivo”. Sul piano della funzionalità ( compreso gli strumenti istituzionali di interlocuzione con i lavoratori) li ho conosciuti bene decenni addietro: licenziato, ottenni giustizia dall’apposito tribunale del lavoro in poco più di due mesi – cosa inimmaginabile in Italia, come ben noto e come lungamente sperimentato successivamente per vicende di compagni lavoratori licenziati.
Dopo un lungo periodo nel quale i lavoratori dipendenti si sono trovati ben bene al “centro della scena” ( divenni metalmeccanico sul finire del 69 scorso , era stato appena rinnovato il contratto di lavoro che gestiva ancora le 44 ore lavorative settimanali). Non voglio tornare a fare disamine di tipo sociale e sindacale su questioni che sono stati lungamente dibattuti in Italia ( ….allungherei un brodo che è diventato gelido). E’ che oggi, parlando di inflazione altissima, di non rinnovi, di consistente perdita del potere d’acquisto e d’altro correlato, bisognerebbe con la memoria, e nella sostanza del confronto) ritornare alle grandi lotte prodotte dal movimento operaio dal 68 ai quasi tre decenni successivi. Il potente movimento dei lavoratori, specie quello dell’industria, e in primis quello dei metalmeccanici, produsse ( strapparono) un cambiamento strutturale nella distribuzione del reddito nazionale. Finalmente i lavoratori italiani potettero uscire dalla povertà strutturale ( dallo sfruttamento) che aveva da sempre caratterizzato la loro essenza.
I salari e gli stipendi assunsero ( al di là della scala mobile, che interveniva sempre dopo….chi ( al plurale) assimila l’inflazione come atto conseguenziale al giusto ( giusto….nella scala del tempo e al costo delle cose a partire da quelle vitali per la vita) riconoscimento retributivo, è solo gretto egoista o un vile.
Di conseguenza, sull’onta delle lotte, delle grandi mobilitazioni, sulla liberazione delle coscienze finalmente democratiche e veramente post resistenziali, sulla formazione dei nuovi quadri dirigenti di fabbrica, anche le organizzazioni sindacali storiche ricevettero una rottura storica. Vinse l’Unità ( quella vera, non quella fittizia parolaia) in strategie e obiettivi. Diritti e riconoscimento della dignità, salvaguardia della salute, parità tra lavoratrici e lavoratori.
Inoltre, in quella fase il movimento dei lavoratori fu la “lancia” che determinò l’ammodernamento del paese, sul piano dei diritti civili e del riconoscimento della dignità della persone. Le grandi riforme furono fatte in quegli anni.
Certo c‘erano le lotte e gli scioperi. Nulla fu regalato dai Lor Signori! Tutti coloro che vissero quella fase hanno ben chiaro nella loro memoria personale di lavoratore e lavoratrice il costo specifico di essere diventati attori e non più comparse silenti. Furono SACRIFICI FORTI nelle buste paga! Sul piano economico, al di là delle ritorsioni, dei licenziamenti e delle discriminazioni.
Poi, lo scenario ( la fase si dice) è cambiata, come ben noto a tutti.
Non voglio adesso ricostruire i percorsi e i “contributi” dati da varie parti, compreso in particolare la parte che spetta alle organizzazioni sindacali, che hanno determinato lo scenario descritto molto bene da Danilo Tosarelli. Penso che i lettori di questo sito, per esperienze e cultura appropriata conoscono gli “atti della tragedia”.
I lavoratori dipendenti ( e i pensionati) sono stati mollati, anche per incapacità di analisi, di coerenza comportamentale, per complicità con gli interessi contrapposti, e per il cambiamento strutturale che ha determinato la mutazione della composizione umana di coloro che per funzione rappresentano le organizzazioni sindacali.
Il dato è, che è “cambiato il mondo”, in Italia. In molti, che hanno ancora nominalmente la funzione di rappresentare gli interessi del mondo del lavoro si sono arresi. Certo la spugna non può essere buttata, quindi si parla e si straparla nessuna concludere nulla sul piano del significato concreto.
Si veda un po’, in un paese serio ( utilizzo un termine potenzialmente vago) , a partire dall’etica e dalla continuità culturale e politica sostanziale, la parte più rilevante della composizione paese ( politica, informazione, sindacato, intellighenzia ) dovrebbe avere al primo punto della propria agenzia la questione inflazione e potere d’acquisto dei lavoratori, pensionati….. disoccupati e precari…….evasione fiscale.
Invece, dormendo sonni tranquilli….altro che tormenti, hanno fatto diventare questione primaria nazionale, quella del “ ROTOLINO”…..cioè la somma contante che può essere tranquillamente spesa a destra e a manca – Assieme al “60”, da pagare in contanti -.
Cinquemila, diecimila? Ma chi farebbe così? Chi sono codesti che girano con tale malloppo in tasca.
Chi sono codesti che ambiscono a girare con la tasca piena…per ridurre il volume si può fare il “rotolino”.
Ma è mai possibile che non c’è nessuna struttura di sondaggi che si metta in opera per fare capire al pubblico , cioè noi tutti) CHI agogna a tale provvedimento?
E tutti, come se fossimo alla fiera delle “sciocchezze” urlano e si strapazzano come se questo fosse la questione assolutamente prioritaria del Paese.
Per questi vocianti ( evidentemente direttamente interessati all’uso del “rotolino” non frega nulla (….memori dell’antico “me ne frego”) della condizione e del potere d’acquisto reale di decine di milioni di cittadini: poveri, precari, lavoratrici, lavoratori, pensionati uomini e donne, giovani precari e sfruttati.
Ho scritto questa nota di getto, ringrazio Tosarelli per avere fatto da “ agente provocatore”.
Ringrazio Tosarelli per il post, una delle poche consolazioni per un ottantenne sconfitto, ma non domo. Grazie Tosarelli. Il tuo è proprio il contributo che occorre a chi ancora si ostina a considerarsi vivo e vuole credere non morrà della stessa morte dei zombi della sinistra. Vivi, ma putrefatti dentro.
E’ da lì, dalla ricostruzione di un tessuto di lotte operaie che occorre partire per sperare in una risposta di classe alla incessante lotta di classe che la borghesia conduce contro il proletariato.
Le analisi politiche sui perché e per come delle crisi (inevitabili crisi) delle organizzazioni che (fingono) di richiamarsi alla civiltà del lavoro, lasciano il tempo che trovano. Se pure esatte non portano da nessuna parte. Non è a livello di opinione che può ripartire la lotta, ma a livello degli interessi, dei bisogni e del senso di giustizia che ancora permane nelle masse. Poco alla volta, con pazienza, sapendo che ci sarà molto da patire, ma che alla fine ce la faremo. Come ce l’abbiamo fatta nel ’69, che ha inaugurato una lunga stagione di lotte operaie, e una distribuzione del reddito a favore del lavoro. Qualità e quantità insieme.
E’ dalla realtà del lavoro che occorre dunque partire. Dalla denuncia della condizione operaia, Dalla possibilità sua di riscatto, da un programma che preveda anche il riscatto delle restanti masse popolari.
Con il linguaggio chiaro, semplice, privo di equivoci con il quale l’articolo è stato redatto. Basta con le fumisterie, i contratti ad personam, basta con il vittimismo padronale. Vogliamo tot soldi in busta paga, tot diritti, orario di lavoro sicuro, sicurezza sul lavoro e posto di lavoro assicurato…
Cominciamo con il denunciare pubblicamente chi si serve dei vaucher, dei contratti temporanei e lo fa sistematicamente. Manifesti e autoadesivi messi ovunque. Basta con i vampiri che prima succhiano il sangue ai lavoratori e poi in televisione li deridono e li insultano. Diventando per questo e solo per questo ministri.