Cile: il sogno di una nuova Costituzione
di David Lifodi
In Cile la promulgazione di una nuova Costituzione rappresenta, ogni giorno di più, un’urgenza per un paese che vuole uscire definitivamente dall’era pinochettista. Dai movimenti sociali che chiedono una nuova Costituente per evitare che le risorse naturali e i beni comuni finiscano nelle mani delle multinazionali ai settori democratici delle forze militari della Marina, si leva una richiesta unanime affinché la presidenta Michelle Bachelet si dia da fare in tal senso, ma il percorso verso una nuova Costituzione sembra tutt’altro che semplice.
Ha aperto una profonda discussione il documento Reflexión y Propuesta de la Marinería Constitucionalista y Antigolpista, che non solo chiede una Costituzione “nuova, moderna e nel segno della cittadinanza partecipata”, ma si spinge oltre proponendo che le forze armate si trasformino da braccio armato a soggetto cooperatore per l’Assemblea Costituente. La redazione del documento, stilato da coloro che nel 1973 rimasero fedeli alla presidenza di Salvador Allende, ha un forte valore politico, poiché mette al centro diritti e libertà dei cileni, ma soprattutto sottolinea con entusiasmo il ruolo sociale delle forze armate. Difficile che all’interno di tutti i corpi militari questo documento sia stato ben accolto, non a caso le forze armate cilene continuano ad essere un mondo a parte, con i loro tribunali, ospedali, club privati, un clero che si riconosce nei valori dell’Esercito e delle scuole autonome per chi sceglie il servizio di leva, tuttavia, il nuovo concetto di difesa espresso nel documento è degno di nota. La protezione delle persone e della vita umana, la salvaguardia dell’ambiente e la tutela dei diritti sociali sono nominati più volte nel documento della Marina cilena e non può non essere accolta con soddisfazione una simile riflessione, se si considera che all’inizio degli anni ’70 le parole d’ordine che risuonavano nelle caserme erano: “Abbiamo il diritto e il dovere di abbattere il governo marxista di Allende”, peraltro democraticamente eletto. A questo proposito, si legge nel documento, “la Costituzione che ha avuto origine dalla dittatura non risponde più alle necessità della nostra epoca né favorisce la democrazia, ma fu imposta da una minoranza”. Di fronte alle resistenze di ampi settori delle forze armate ( ad esempio gli attuali vertici dei carabineros si sono sempre guardati bene dal lodare loro colleghi quali José María Sepúlveda, che dette ordini affinché i suoi uomini difendessero la legalità e non si unissero ai golpisti), il documento per una nuova Costituzione propone di punire i militari resisi colpevoli di violazioni dei diritti umani tramite la degradazione immediata e la cancellazione di tutti quei benefici (in denaro e a livello di carriera) di cui sono stati insigniti. La Costituzione, secondo le forze democratiche della Marina, dovrebbe quindi essere espressione della volontà popolare e rappresentare lo strumento per far nascere una nuova unità nazionale. Tuttavia le “Bases Ciudadanas para la Nueva Constitución”, i colloqui messi in atto dal governo per consultare la società civile, non termineranno prima dell’ottobre 2016, ma soprattutto le quattro soluzioni proposte per l’approvazione della nuova Costituzione sembrano tutte assai macchinose. Da una commissione bicamerale di senatori e deputati ad una mista tra parlamentari e cittadini, passando per una Assemblea Costituente o per una consultazione tra i cittadini sotto forma di referendum per decidere quale sia la forma migliore, ci sarà innanzitutto da fare i conti con la destra, rimasta saldamente ancorata alla Costituzione pinochettista del 1980, improntata alle privatizzazioni e al neoliberismo. Inoltre, la nuova Costituzione dovrà essere approvata dai 2/3 dei parlamentari (80 deputati e 25 senatori), ma considerando che la coalizione di centrosinistra Nueva Mayoría (attualmente la maggioranza) può contare solo su 67 deputati, si possono già intuire le difficoltà che caratterizzeranno il percorso. Al tempo stesso, l’intenzione di Michelle Bachelet e di Nueva Mayoría non sembra quella di dare spazio ad un processo realmente partecipato e dal basso. Ad esempio, il governativo Consejo Ciudadano de Observadores, che dovrebbe convocare i diálogos ciudadanos, sembra creato apposta per impedire dei cambi significativi alla Costituzione. Il processo costituente per un’Assemblea realmente partecipata, ampia, plurale e inclusiva per ora sembra lontano, anche perché, secondo la società civile, una nuova Costituzione non può prescindere dal proibire l’estrazione mineraria, tutelare il diritto all’acqua e vigilare sul’inquinamento dei mari e sullo sfruttamento intensivo del legname, ma le aspettative della cittadinanza non rispecchiano quelle delle lobbies presenti non solo a destra, ma anche dentro a Nueva Mayoría e assai favorevoli ad ulteriori iniezioni neoliberiste.
Movimenti studenteschi, collettivi, associazioni ambientaliste, comunità cristiane di base e una miriade di comitati territoriali chiedono una Costituzione che permetta la costruzione di un paese più solidale e dove siano tutelati beni comuni e diritti umani e sociali. Difficilmente il Parlamento voterà per la nuova Costituzione prima del 2017, ma la possibilità di avere una carta finalmente libera dalle imposizioni pinochettiste rappresenterebbe un primo passo significativo per un paese come il Cile, rimasto ancora fin troppo prigioniero del proprio passato.