Cile: No tenemos miedo
L’11 marzo, a Roma, si è tenuta la presentazione del film di Manuele Franceschini
di Ecomapuche
L’11 marzo è un giorno emblematico per il Cile. Era l’11 marzo quando nel 1990 il dittatore Pinochet, dopo aver perso il plebiscito, si dimise da Presidente rimanendo a lungo presente nella vita politica e militare cilena e lasciando in eredità la costituzione in uso fino ad oggi nel paese. L’11 marzo 2022 è il giorno dell’insediamento del nuovo presidente Gabriel Boric e tutti i riflettori sono puntati su di lui, accese le speranze e le critiche.
Il giorno prima del suo insediamento, assieme all’arrivo delle delegazioni straniere che assisteranno alla cerimonia presidenziale, da molti angoli del mondo si innalzano voci per ricordare le violazioni dei diritti umani rimaste impunite, per questo Ecomapuche e la Rete internazionale in difesa del popolo mapuche aderiscono dall’Italia alla campagna cilena “Non un giorno di più in carcere. Una protesta in tutti i territori per la liberazione immediata e senza condizioni di tuttx i prigionierx ancora in carcere” : mapuche, della rivolta, anarchici e storici dai tempi della dittatura. La settimana di protesta si concluderà il 18 marzo 2022 con una giornata intera dedicata alla libertà di tutti i prigionieri politici mapuche (1).
In parole della Rete internazionale in difesa del popolo mapuche: “il giorno prima che il nuovo presidente assuma il suo incarico vogliamo manifestare il nostro totale ripudio alle leggi repressive che hanno criminalizzato la protesta in Cile, e che hanno permesso di incarcerare migliaia di persone durante la rivolta popolare. Scendere in piazza un giorno prima del cambio di mandato presidenziale significa lasciare in chiaro che noi non saremo mai complici delle politiche oppressive di nessun governo di turno, perché la libertà non si vota, non si negozia, non si prega […] Le vostre foto, video, cartelli, striscioni o qualsiasi gesto che volete fare dalla vostra città o collettivo, saranno pubblicate e inviate ai nostrx compagnx in lotta alla fine del mondo.
La passione per la libertà è più forte che qualsiasi autorità!! Non un giorno di più in carcere! Libertà senza condizioni per tuttx i prigionierx delle lotte in Cile!!” (2)
Per quanto entusiasmo internazionale abbia portato la vittoria di Gabriel Boric alle elezioni presidenziali del dicembre 2021, non dobbiamo dimenticare che il Cile rimane un paese pieno di contraddizioni e grandi diseguaglianze sociali e discriminazioni, come conferma a gennaio 2022 il CERD (3). Uno Stato in cui si usa quotidianamente la prigione politica preventiva e senza giusto processo come strumento repressivo e di punizione verso coloro che si ribellano al sistema. Uno Stato con oltre 30 anni di privatizzazioni selvagge in cui l’acqua è merce quotata in borsa (4). Uno stato senza sanità e istruzione pubblica, con crimini impuniti sin dai tempi della dittatura, mega progetti estrattivi che violano i diritti umani e dei popoli originari, in cui è ancora dibattuto il TPP-11 (Partenariato Trans-Pacifico) tanto voluto da Piñera.
È in questo panorama che si alzano le voci indigene, ed è in questo contesto sociale ed economico che, nell’ottobre del 2019 è scoppiata la rivolta popolare del estallido social. Una rivolta che Manuele Franceschini (5), originario di Lucca, non vuol lasciare sotto silenzio, attraverso il suo documentario che mostra la repressione della protesta e le violazioni dei diritti umani denunciate da Amnesty International, un duro e ritmato atto d’accusa contro il governo cileno.
Venerdì 11 marzo, al cinema Troisi di Roma, si è tenuta la proiezione di No Tenemos Miedo con il regista Manuele Franceschini e Laura Petruccioli di Amnesty International Italia, che ha dato il patrocinio al film.
Molti i feriti e tantissimi quelli che ancora oggi sono in carcere, parliamo di migliaia di prigionieri politici senza giusto processo. I militari sparavano a distanza ravvicinata negli occhi ai manifestanti facendo diventare “gli occhi feriti del Cile” un simbolo internazionale dei manifestanti.
È grazie a chi manifestava, a chi ha perso la vista, a chi è rimasto ferito e ucciso dalle forze dell’ordine e ai manifestanti ancora in carcere, che in Cile ha avuto luogo un plebiscito referendario. Dopo oltre 30 anni di impunità e silenzi omertosi dei governi “post dittatura”, lo Stato può finalmente vantare di avere attualmente un’Assemblea Costituente, che lavora e lavorerà per una nuova Carta Costituzionale. Tutto questo grazie a tutte e tutti i manifestanti, ma soprattutto grazie alla Primera linea, un servizio d’ordine spontaneo che difese i manifestanti, approvvigionandoli di cibo, curando i feriti e scattando foto, come quelle, bellissime, di Leonardo Villar, tra i protagonisti del documentario. Molti ragazzi e ragazze della Primera linea sono morti, altri feriti, moltissimi sono ancora in carcere ed è proprio pensando a loro che diffondiamo queste due iniziative.
“Abbiamo deciso di patrocinare ‘No tenemos miedo’ perché è necessario non dimenticare, anche per l’impunità che ancora ne consegue, quel periodo di spaventosa violenza dell’autunno del 2019 in Cile. La violenza dei Carabineros, lungi dall’essere frutto di azioni isolate, è stata la conseguenza di un ordine ben preciso: disperdere a ogni costo le singole manifestazioni e scoraggiare in ogni modo la protesta sociale” – Riccardo Noury, Portavoce di Amnesty International Italia.
Ricordiamo che i dirigenti dei Carabineros sono tuttora al loro posto nonostante abbiano impartito ordini vergognosi come quello di mirare agli occhi. La richiesta di giustizia va avanti: basta impunità! libertà per tutti i prigionieri delle lotte in Cile!