“Cile, una storia come tante 1949-1973”
Recensione al libro testimonianza di David Muñoz Gutiérrez
di David Lifodi
“Cile, una storia come tante 1949-1973” racconta l’impegno politico di un giovane di allora, David Muñoz Gutiérrez, e dei suoi compagni che, da Quitratúe, un piccolo paese a 700 chilometri da Santiago del Cile, contribuirono alla “via cilena al socialismo”, interrotta l’11 settembre 1973 dal colpo di stato di Augusto Pinochet.
Il racconto di David Muñoz Gutiérrez, incentrato sulla sua personale narrazione dei fatti, non si limita a ripercorrere le modalità che permisero a Salvador Allende di arrivare alla Moneda, ma consente al lettore di venire a conoscenza di una serie di episodi magari sconosciuti a chi conosce per sommi capi l’epopea di Unidad Popular, ma fondamentali per l’instaurazione di un governo che aveva suscitato enormi speranze non solo in America latina, ma in tutta Europa. Il Cile che trascina Allende alla presidenza descritto dall’autore non è soltanto quello della capitale. Gorbea, il municipio da cui parte l’avventura di David Muñoz Gutiérrez per sostenere il compañero presidente, ha nella sua giurisdizione i paesi di Quitratúe e Lastarrias: qui siamo in pieno territorio mapuche, un popolo che ancora oggi sconta la repressione statale a causa della Ley Antiterrorista varata all’epoca di Pinochet, ma poi avallata di fatto da tutti i governi della Concertación, che si sono caratterizzati per il disprezzo e la persecuzione nei confronti della “gente della terra”.
Dalla vittoria delle forze conservatrici del 1964, che permise al democristiano Eduardo Frei di conquistare la Moneda a scapito di Salvador Allende e del Frap, la coalizione Frente de Acción Popular, composta da comunisti, socialisti e altri partiti più piccoli (una sorta di embrione della futura Unidad Popular), David Muñoz Gutiérrez fa emergere le manovre illecite della destra che, fin da allora, anche a livello locale, iniziò a giocare sporco nei confronti delle organizzazioni popolari. In particolare, l’autore ricorda ciò che avvenne in occasione dell’elezione per sostituire un deputato eletto a Curicó, nel Cile centrale, pochi mesi prima delle elezioni in programma nel mese di settembre. L’ampia vittoria del candidato socialista Oscar Naranjo, definita in Cile come el naranjazo, fece si che le forze liberali e conservatrici, indirizzate anche dall’ambasciata statunitense, si coalizzassero per sostenere la candidatura del democristiano Frei ed il loro apporto risultò effettivamente determinante per la vittoria di quest’ultimo su Salvador Allende. Al tempo stesso, le elezioni del 1964 rappresentano anche l’esordio sulla scena politica per David Muñoz Gutiérrez, che partecipa alle manifestazioni del Frap.
Da allora la partecipazione dell’autore alla vita politica cilena cresce, di pari passo con la speranza incarnata da Allende di una sinistra che prima o poi sarebbe riuscita a conquistare la Moneda. L’autore passa attraverso le vicissitudini del Partito socialista, la cui storia in quegli anni sarà caratterizzata da dolorose scissioni, fino alla nascita, nel 1969 di Unidad Popular, a cui avevano aderito lo stesso Partito socialista, quello comunista e radicale e cattolici che avevano abbandonato la Democrazia cristiana dando vita, anni dopo, all’esperienza dei cristiani per il socialismo. Anche nella comuna di Gorbea nasce il Comando comunal de los jóvenes por Allende, che sarà coordinato da David Muñoz Gutiérrez. Nel marzo 1972 il Partito socialista propone all’autore un viaggio nella Cina popolare insieme ad altri esponenti della gioventù socialista cilena, ma risultano subito evidenti le differenze con il Partito comunista cinese, emerse soprattutto in occasione di un discorso che la delegazione cilena avrebbe dovuto tenere di fronte a cinquemila studenti universitari cinesi. Ai cileni viene prima chiesto di sottoporre il contenuto del loro intervento ad un controllo, e poi, ricorda Muñoz Gutiérrez, capiscono che le loro citazioni di Che Guevara non sono troppo gradite, anche se non vengono censurate. Il 1973 si presenta come un anno complesso sotto molteplici punti di vista: da un lato l’insofferenza del Mir (Movimiento Inquierda Revolucionaria), che preme a sinistra di Unidad Popular “per una rottura totale con le istituzioni borghesi”, dall’altro la scelta della Democrazia cristiana che si lega mani e piedi alla destra e ne accetta tutte le pratiche, anche quelle non democratiche, pur di rovesciare Salvador Allende. Al tempo stesso, nel marzo 1973, pur in mezzo ad una vera e propria tempesta, David Muñoz Gutiérrez sottolinea la grande affermazione elettorale di Unidad Popular in tutto il paese, soprattutto nella regione che oggi è denominata dell’Araucania, dove aveva avuto luogo la riforma agraria che avrebbe assegnato la terra ai mapuche.
La mattina dell’11 settembre 1973 David Muñoz Gutiérrez e i suoi compagni si trovano in una Santiago del Cile occupata dai militari. Il Cile socialista non esisteva più. L’autore, grazie ad un coraggioso escamotage, riesce ad introdursi all’interno dell’ambasciata italiana in Cile, dove resterà dal 9 ottobre 1973 al 20 agosto 1974. L’appellativo con cui venivano denominati David Muñoz Gutiérrez ed i suoi otto compagni era los diferidos (i rimandati), perché la dittatura aveva deciso di non concedere loro il lasciapassare per abbandonare il paese. Quando l’autore arrivò in Italia era il 22 agosto 1974: fu allora che cominciò la vita di esiliato politico di David Muñoz Gutiérrez. La sua storia e il suo impegno, al pari di quello di tanti altri cileni che credevano in Unidad Popular, furono fondamentali per contribuire alla via cilena al socialismo.
Grazie a David Muñoz Gutiérrez per avermi dato la possibilità di raccontare la sua battaglia per un Cile democratico: senza il coraggio e la determinazione sua e di molti altri suoi compagni, l’epopea di Unidad Popular non sarebbe stata possibile.