Cile: violenza di Stato sui minori
Il libro di un ex internato e un deputato svelano abusi e maltrattamenti su bambini e adolescenti all’interno del Servicio Nacional de Menores (Sename)
di David Lifodi
Negli ultimi dieci anni sono morti 1313 bambini e adolescenti all’interno del Servicio Nacional de Menores (Sename), istituzione statale cilena sorta, in teoria, per offrire aiuto e protezione a giovani con problemi familiari, di droga o abbandonati dai genitori. Di fronte agli scarsi progressi della commissione parlamentare d’inchiesta, che avrebbe dovuto scoperchiare le responsabilità e gli interessi politici di questa istituzione, fondata nel 1979 in piena dittatura pinochettista, a sollevare il problema è stato il deputato René Saffirio che, nonostante sia stato lasciato solo dal suo partito, la Democrazia cristiana, ha deciso di andare fino in fondo.
Gli abusi e i maltrattamenti ai danni dei giovani ospiti del Sename hanno suscitato una profonda indignazione in tutto il paese, soprattutto per la sistematica violazione dei diritti umani, tanto che qualcuno ha assimilato le violenze commesse contro gli adolescenti a quelle della Dina, la polizia politica del regime militare. Definito sulla rivista Punto Final come “industria dell’abuso infantile”, il Sename fu istituito dal decreto legge del 10 gennaio 1979 dall’allora ministra della giustizia Mónica Madariaga per sostituire il Consejo Nacional de Menores y la Fundación Niño Chileno. Il Sename, secondo il regime, avrebbe dovuto proteggere la società cilena da giovani considerati pericolosi per le loro devianze ed era stato concepito in questo senso più che come un rifugio per minori con problemi familiari o caratteriali alle spalle, una sorta di baluardo dell’ordine costituito. A confermare tutto ciò Edison Llanos, ex internato del Sename che, nel suo libro Mi infierno en el Sename – Ansias de libertad (Ceibo Ediciones), racconta in prima persona gli abusi di cui lui e i suoi compagni furono vittime durante gli anni di vera e propria reclusione trascorsi nella struttura. La sua denuncia ha contribuito a svelare all’opinione pubblica quali fossero le reali condizioni di vita all’interno del Sename, dove entrò quando aveva due anni e mezzo a causa della povertà della sua famiglia. Llanos attribuisce gran parte delle responsabilità di quanto accaduto nel Sename allo Stato, poiché gli incarichi di direzione dell’istituzione sono sempre stati di natura politica. A questo proposito, Llanos cita il caso della giudice Solange Huerta, nominata a dirigere il Sename, ma che, in precedenza, aveva ricevuto oltre 300 denunce per abusi di vari tipo, compresi quelli sessuali, senza però procedere nelle indagini, forse perché consapevole di scatenare un vero e proprio tsunami dal punto di vista politico.
Tuttavia, nonostante fosse una creazione della dittatura, all’epoca del regime militare il Sename fu lasciato nella miseria e nell’abbandono. Fu per questo motivo che l’istituzione iniziò a cercare nuove risorse aprendo la sua partecipazione ai privati, fino a raggiungere circa 700 enti in grado di finanziarla, ma anche di ottenere l’esternalizzazione di alcuni servizi, dalla sorveglianza dei minori ai trattamenti di carattere ambulatoriale. È in questo contesto che i lavoratori dei cosiddetti organismos colaboradores (Ocas) sono stati accusati di abusi e maltrattamenti. Si inserisce qui la battaglia per la giustizia di René Saffirio, ex deputato della Democrazia cristiana che già nel maggio 2016 abbandonò il partito quando capì che non era intenzionato ad appoggiare la sua denuncia proprio per il pesante coinvolgimento. Non a caso, il periodo in cui è stata registrata la maggior parte delle violenze sui giovani è stato quello in cui il Sename era diretto dall’esponente democristiana Marcela Labraña. In qualità di deputato indipendente, Saffirio ha richiamato l’attenzione sul tentativo, da parte del suo ex partito, di modificare il rapporto finale sul Sename della commissione parlamentare d’inchiesta, da cui si cerca di far cancellare i nomi della stessa Marcela Labraña e della ex ministra della giustizia Javiera Blanco.
Nonostante il Cile abbia capito che non è possibile costruire uno stato sociale di diritto che protegga le persone più vulnerabili tramite istituzioni progettate per fare l’esatto contrario, non mancano solo i tentennamenti di una classe politica che potrebbe essere travolta da una seria indagine sul Sename, ma anche la volontà di gettare le basi per un servizio sociale di appoggio per bambini e adolescenti poveri che necessitano di aiuto. Edison Llanos, all’interno del Sename fino a 15 anni, è stato uno dei pochi che in seguito è riuscito a studiare e a frequentare l’Università, ma il suo libro-denuncia, tramite il quale tenta di esorcizzare l’incubo delle torture di cui lui stesso fu vittima, intende richiamare lo Stato ai suoi doveri, invitandolo a fare luce su quella violenza istituzionalizzata di cui si sono resi responsabili anche le suore, las monjas torturadoras e, in un caso, un vescovo. Il capitolo che racconta la fuga di un gruppo di adolescenti riportate al Sename su un furgone dei carabineros e sottoposte a pesanti maltrattamenti fisici da parte delle religiose e degli ausiliari degli Ocas, pubblicato su Rebelíon, è sconvolgente per la violenza gratuita di cui sono vittime le giovani.
Il caso del Sename rappresenta la crisi e l’implosione di una classe politica cilena che ha pensato di dichiarare superata la dittatura adeguandosi solo formalmente agli standard democratici sui diritti umani, ma che svela tutti i suoi limiti nelle reticenze dimostrate verso un’istituzione che dovrebbe essere sottoposta ad una radicale opera di pulizia e rinnovamento, anche per rispetto verso le centinaia di minori che, al pari di Edison Llanos, hanno vissuto quell’inferno senza mai ottenere giustizia.
Quello che è riportato è vero. Nel 1992 abbiamo adottato un bambino cileno proveniente da un hogar di Santiago. Con l’adolescenza ha cominciato a manifestare disagi comportamentali e psichici, derivanti dai maltrattamenti subiti, e tuttora è affetto da grave patologia psichiatrica. Le ferite provocate al cuore dei soldatini di Pinochet non si cancelleranno purtroppo mai, non è sufficiente nemmeno l’amore a lenirne il ricordo.