Città del Messico: i campesinos contro il nuovo aeroporto
di David Lifodi
L’Aeropuerto Internacional di Città del Messico, tra la capitale del paese e San Salvador Atenco, si farà: i lavori sono cominciati da alcuni mesi e, nonostante l’enorme impatto ambientale che questa grande opera avrà sul territorio, il presidente Enrique Peña Nieto sembra intenzionato ad andare avanti a qualsiasi costo. Quando l’aeroporto sarà ultimato, diverrà il terzo più grande del mondo, con sei piste dove transiteranno 120 milioni di persone all’anno.
Lo scalo aeroportuale sorgerà sul bacino dell’ex lago di Texcoco: quelle terre sono federali, e quindi dello stato: guai ad opporre resistenza. Il dibattito sull’opportunità, per Città del Messico, di avere un nuovo aeroporto, proseguono da almeno dodici anni: ci provò anche l’ex presidente Vicente Fox, ma la resistenza al progetto della popolazione locale, capeggiata dal Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra (Fpdt), riuscì a bloccarlo. Dal canto suo, Peña Nieto assicura che sono state prese tutte le misure necessarie affinché la popolazione che abita nella zona dove sorgerà il nuovo scalo non sia danneggiata: lo stesso, assicura, vale a livello ambientale. In realtà, l’Aeropuerto Internacional di Città del Messico è un pallino di Fox e Peña Nieto soprattutto per le commesse miliardarie che deriveranno dalla costruzione dell’hub: il progetto originario, infatti, contempla non solo la costruzione dell’aeroporto, ma anche di hotel, ospedali, centri commerciali e zone ricreative, già ridenominati Città Futura. Il terreno dove sorgerà l’aeroporto, i cui lavori sono iniziati nell’ottobre 2014, sorgono in un’area protetta dalla Confederación Nacional del Agua (Conagua) dal 1971: il lago di Texcoco è una zona naturale di confluenza dei fiumi e agisce per regolare il livello delle acque. Quando l’aeroporto sarà attivo e funzionante, l’habitat naturalistico sarà distrutto, crescerà l’espansione urbana, già adesso insostenibile, di Città del Messico, che dista non più di venti minuti da Texcoco, ma soprattutto la stessa capitale sarebbe a forte rischio inondazione. La zona dove sorgeranno le piste si troverà infatti sul letto dell’antico lago di Texcoco, caratterizzata anche da un forte rischio sismico. Non solo: la popolazione che vive intorno all’ex lago di Texcoco aveva cominciato a fertilizzare la terra e a seminare mais, fagioli, pomodori e cipolle. Se una parte del cantiere sorge su terreni federali, quelli dove si trovano il Parque Ecológico Lago de Texcoco e il Lago Nabor Carrillo, il resto sono terre comunali confinanti che sarebbero rovinate irrimediabilmente, a livello di semina e raccolto, dal gigante aeroportuale, secondo quanto ha denunciato il Foro de Desarrollo Ciudadano Sustenable in un incontro svoltosi a metà novembre a cui ha dato ampio spazio il quotidiano La Jornada. Anche sulle terre di proprietà dello stato e su quelle municipali è però in atto un contenzioso: pare infatti che autorità municipali priiste e gruppi di pressione a loro collegati si spaccino come cooperative che promuovono la vendita delle terre per coinvolgere i contadini e far credere loro di trasformarsi in azionisti del progetto. Ad esempio, la Cooperativa Ejidal San Salvador Atenco assicura che la costruzione del nuovo aeroporto sarà fonte di guadagni e di un significativo ritorno economico per tutti. L’imbroglio governativo consiste nell’isolare il Fpdt e creare divisioni all’interno delle comunità, secondo il principio della guerra a bassa intensità sperimentato decine di volte contro le comunità zapatiste del Chiapas. Come al solito, sono gli investimenti economici ad aver convinto Los Pinos a procedere con il progetto: aldilà della scusa ufficiale, e sotto certi aspetti plausibile, che un nuovo scalo decongestionerebbe il traffico aereo del Distrito Federal, l’obiettivo del governo è quello di espropriare la terra ai campesinos. Tra i maggiori sponsor del progetto aeroportuale, che dovrebbe essere ultimato per il 2020, Carlos Hank, esponente di spicco del cosiddetto Grupo Atlacomulco, un gruppo di pressione semiclandestino formato da personaggi di primo piano del Partido Revolucionario Institucional (Pri), a cui appartiene anche il presidente del paese Peña Nieto. Proprio Peña Nieto, nel 2006, era governatore dello stato di México: fu lui che scatenò una repressione violenta e indiscriminata contro i campesinos approfittando di una conflitto sorto tra polizia e venditori di fiori che protestavano anch’essi contro la costruzione del nuovo aeroporto che avrebbe distrutto la loro già fragile economia di sussistenza. L’azione delle forze dell’ordine fu caratterizzata da arresti arbitrari e molteplici violazioni dei diritti umani, una vera e propria mattanza. Inoltre, Peña Nieto ha un odio dichiarato nei confronti del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra: dopo la repressione del maggio 2006 riuscì a far condannare a pene tombali i leader del Fpdt Ignacio Del Valle, Felipe Álvarez ed Héctor Galindo, che poi riuscirono ad ottenere la libertà nel 2010. La tierra no se vende, se ama y se defiende è il grido di battaglia dell’Fpdt, che finora è riuscito sempre a mettere un sassolino negli ingranaggi del potere. Nel 2000 l’aeroporto nell’area di Texcoco sembrava già cosa fatta, ma l’opposizione fu tale che il governo dovette rinunciare al progetto, mentre adesso, proprio grazie alla battaglia del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra, è emerso che dietro al progetto del nuovo scalo si cela l’industriale Carlos Slim, uno degli uomini più ricchi del Messico: è alla sua impresa, il Grupo Carso, che è stata affidata l’intera opera.
Il nuovo aeroporto di Città del Messico rappresenta un nuovo terreno di scontro tra Peña Nieto e i movimenti (alla battaglia del Frente de Pueblos en Defensa de la Tierra hanno aderito decine di organizzazioni popolari, anche a livello internazionale) in un paese dove ormai sono in atto decine di conflitti di carattere sociale, politico e ambientale: un’occasione in più per cacciare il presidente e l’oligarchia che lo sostiene credendo che il Messico non appartenga a tutti, ma sia esclusivamente di loro proprietà.
Mai stato a Città del Messico.